Con Trump siamo tornati ai bei tempi dell’Iran-Contra
- Dettagli
- Visite: 3300
Strategic Culture, 20 febbraio 2019 (trad.ossin)
Con Trump siamo tornati ai bei tempi dell’Iran-Contra
Wayne Madsen
Per dimostrare, ogni giorno che passa, che ha fatto proprio il pensiero neocon, Donald Trump ha loro regalato un’importante vittoria nominando il criminale dello scandalo Iran-Contra, Elliott Abrams, come inviato speciale in Venezuela
Abrams si è dichiarato colpevole, nel 1991, di due reati di falsa testimonianza in relazione alla vendita segreta di armi statunitensi trasferite illegalmente ai Contras nicaraguensi di destra, che si battevano contro il governo del presidente Daniel Ortega [socialista]. Abrams avrebbe dovuto scontare la sua pena in una prigione federale, ma il presidente George HW Bush, complice non incolpato dello scandalo, ha graziato Abrams e gli altri cinque condannati – l’ex segretario alla Difesa Caspar Weinberger, l’ex consigliere alla sicurezza nazionale Robert McFarlane, Alan Fiers, Duane « Dewey » Clarridge e Clair George, ex capo della CIA, alla vigilia di Natale 1991, nelle ultime settimane della sua presidenza.
Abrams è sfuggito ad accuse ben più gravi, inoltre, rivoltegli dalla commissione indipendente presieduta da Lawrence Walsh, patteggiando all’ultimo minuto con i procuratori federali. Trump, che non ha nascosto il suo disprezzo verso i testimoni federali che collaborano, avrebbe dovuto definire anche Abrams un « ratto », il termine che nello slang dei gangster designa gli informatori. L’uomo che ha contribuito alla riabilitazione di Abrams, e dei suoi cinque amici condannati con lui, era il procuratore generale di Bush, William Barr, che ha appena prestato giuramento come procuratore generale. Trump, che ha sempre denunciato la presenza dello Stato profondo che ostacola ogni sua mossa, è diventato il suo capo-guardiano.
Durante una recente audizione della Commissione degli affari esteri della Camera, la nuova eletta, Ilhan Omar, democratica del Minnesota, ha ricordato ai suoi colleghi e al mondo intero il sordido passato di Abrams.
Omar ha soprattutto parlato dei precedenti penali di Abrams :
«Signor Abrams, nel 1991 lei si è dichiarato colpevole di due reati di falsa testimonianza al Congresso sulla vicenda Iran-Contra, per i quali è stato poi graziato dal presidente George H.W. Bush. Non riesco a capire perché i componenti di questo comitato, o il popolo statunitense, dovrebbero considerare sincera la testimonianza che lei rende oggi».
Abrams, nello stile dei neocon, non ha voluto rispondere a Omar e ha definito i suoi commenti un «attacco personale».
Il ricorso di Abrams e dei suoi amici criminali a mercenari e a «squadroni della morte» – per realizzare guerre segrete in Nicaragua, in Honduras, in Salvador e in Guatemala quando era presidente Ronald Reagan negli anni 1980 – è tornato di moda con Trump. Personaggi come John Bolton, consigliere alla Sicurezza nazionale, il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo si sono uniti ad Abrams per supervisionare il rafforzamento della presenza statunitense in Colombia, dove già si calcola siano presenti 5 000 soldati USA, per supportare i tentativi paramilitari e militari di rovesciare il presidente Nicolas Maduro. Abrams e Bolton avrebbero anche fatto ricorso ad un altro complice non accusato della vicenda Iran-contra, Michael Ledeen – collega dell’ex consigliere di Trump per la Sicurezza nazionale, condannato e oramai in disgrazia, il tenente generale in pensione Michael Flynn. Ledeen e Flynn hanno scritto insieme un libro intitolato «Il campo di battaglia: come vincere la guerra mondiale contro l’islam radicale e i suoi alleati». Il libro non contiene altro se non le abituali idiozie neocon che ci si può aspettare da uno come Ledeen.
Un’inchiesta ufficiale, condotta dal compianto senatore repubblicano del Texas, John Tower, sullo scandalo Iran-contra ha concluso che l’amico di Abrams e di Ledeen, l’intermediario ebreo iraniano Manucher Ghorbanifar – agente di lunga data del Mossad e noto prevaricatore – aveva giocato un ruolo chiave nella creazione del canale clandestino attraverso cui dovevano passare la armi. Ghorbanifar è da tempo nella «lista nera» della CIA che lo considera un ciarlatano, non meritevole di fiducia, insieme ad altri personaggi mediorientali con referenze altrettanto dubbie, come Ahmad Chalabi in Iraq, Farid « Frank » Ghadry in Siria e Samir « Sami » Geagea in Libano. Simili individui, però, trovano calorosa accoglienza da parte di neocon come Abrams e i suoi accoliti.
Abrams, il cui legame coi servizi di intelligence israeliani è sempre stato motivo di costernazione per i responsabili statunitensi del controspionaggio, fa parte di una vecchia cabala di democratici di destra antisovietici, vicini al senatore Henry Jackson negli anni 1970. Oltre ad Abrams, questo gruppo di falchi guerrafondai comprendeva Richard Perle ; Frank Gaffney ; William Kristol ; Douglas Feith ; Lewis « Scooter » Libby ; Abram Shulsky e Paul Wolfowitz. In seguito questo gruppo lascerà la sua impronta sui principali fallimenti della politica estera USA, dal Nicaragua e da Grenada al Libano, passando per l’Iraq e la Libia. Più tardi ancora, nel dicembre 2000, questi stessi neocon sono riusciti a convincere il presidente George W. Bush della necessità di portare la democrazia in Medio Oriente. Politica che avrebbe portato non la democrazia, ma il disastro nel Medio Oriente arabo e in Africa del Nord.
Abrams e i suoi accoliti non si fermeranno al Venezuela. Hanno un vecchio conto da regolare col presidente nicaraguense Ortega. Un tentativo di regime change in Nicaragua, ad opera della CIA e dello US Southern Command (SOUTHCOM) di Miami, dura da più di un anno.
L’amministrazione Trump ha già realizzato un cambio di regime in Salvador. Nayib Bukele, l’ex sindaco di San Salvador, espulso dal partito di sinistra Farabundo Marti (FMLN), precedentemente al governo, si è unito al partito di destra GANA, per farsi eleggere presidente del Salvador. Bukele ha subito allineato la politica del suo paese a quella dell’amministrazione Trump. Bukele ha definito il presidente del Venezuela, Maduro, un « dittatore ». Ha anche criticato il riconoscimento della Cina da parte del governo precedente del FMLN e la rottura delle relazioni diplomatiche con Taïwan. Sarà interessante vedere come un sicofante come Bukele sopravvivrà politicamente mentre Trump continua a definire i suoi sfortunati concittadini che chiedono asilo negli Stati Uniti come « stupratori, mostri di bande, assassini e trafficanti di droga ».
Haïti è un altro paese che sta diventando una repubblica delle banane dittatoriale, controllata dagli Stati Uniti. Il presidente Jovenal Moise ha assistito ai moti nelle strade di Port-au-Prince, mentre il Dipartimento di Stato USA ritirava dal paese tutto il personale « non essenziale ». Moise, il cui paese ha ricevuto 2 miliardi di dollari in aiuti petroliferi dal Venezuela per compensare la crescita dei prezzi del carburante, ha continuato ad appoggiare il governo Maduro. Tuttavia in sede di Organizzazione degli Stati americani (OEA), organismo artificioso e neocoloniale controllato dagli USA, gli inviati di Moïse hanno subito enormi pressioni perché rompessero le relazioni col Venezuela e riconoscessero il fantoccio USA Juan Guaido quale presidente del Venezuela. Il rifiuto di Moise ha avuto come conseguenza che bande armate hanno invaso le strade di Port-au-Prince, reclamando le dimissioni di Moise. E’ lo stesso canovaccio neocon di regime change usato in Venezuela e in Nicaragua.
Ci saranno analoghi tentativi di far cadere i governi filo Maduro della regione, il Suriname, Antigua-e-Barbuda, la Repubblica Domenicana, Saint-Vincent-e le Grenadine.
Abrams era stato anche consigliere politico in Medio Oriente dell’amministrazione di George W. Bush. Le carneficina irachena testimonia concretamente del suo passato. Nel 2005, due alti responsabili della Casa Bianca, il capo di Stato maggiore aggiunto Karl Rove, e il consigliere aggiunto per la Sicurezza nazionale Elliot Abrams, diedero il via libera all’assassinio, pagato da Israele, di tre personalità politiche libanesi che tentavano un riavvicinamento tra la Siria e Hezbollah libanese – il deputato Elie Hobeika, l’ex capo del Partito comunista libanese George Hawi e l’ex Primo Ministro Rafic Hariri.
Nel 2008, una commissione delle Nazioni Unite presieduta dall’ex procuratore canadese Daniel Bellemare ha stabilito che Hariri era stato assassinato da una « rete criminale » e non dai servizi segreti siriani o libanesi, né da Hezbollah libanese, come pretendevano Abrams e i suoi amici di Washington.
La deputata della Camera dei Rappresentanti, Omar, ha colpito nel segno quando si è chiesta perché Abrams, il cui nome è screditato quanto quello dei suoi complici Oliver North e John Poindexter – le cui condanne sono state annullate in appello – lavori oggi per il governo Trump in Venezuela. La risposta è che i neocon, che sanno annusare come i rapaci la debolezza politica di Trump, hanno oramai occupato tutti i posti di maggiore responsabilità dell’amministrazione.