Testamento antimperialista di Hugo Chavez
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Hasta siempe presidente !
Oggi il suo popolo e tutti gli oppressi del sud del mondo piangono la scomparsa di Hugo Chavez. Tra i tanti modi di ricordarlo, abbiamo scelto di pubblicare gli ultimi suoi interventi: una lettera indirizzata il 21 febbraio 2013 ai popoli africani e il messaggio del 22 febbraio 2013 al III° Summit dell'ASA (il gruppo di cooperazione sud-sud, America del Sud-Africa). Summit che avrebbe dovuto tenersi a Tripoli nel 2011, ma che è stato giocoforza rinviato a causa dell'aggressione NATO alla Libia e si è svolto poi a Malabo, in Guinea Equatoriale, dal 22 al 25 febbraio 2013. I messaggi di Chavez, pur nella fatica della malattia, delineano l'ispirazione antimperialista e anticolonialista della sua opera. Un vero e proprio testamento di questo strenuo difensore della libertà e dell'indipendenza dei popoli del sud
Venezuelainfos, 21 febbraio 2013 (trad.ossin)
Lettera di Hugo Chavez all’Africa
“Formiamo un solo popolo, un solo continente, non possiamo aspettarci niente se non da noi stessi”
Nel momento in cui una parte crescente della sinistra europea si converte al “diritto di ingerenza”, che pure criticava qualche anno fa, e quando, complici dell’impunità, i media occidentali minimizzano le migliaia di vittime civili dei bombardamenti “umanitari” o “laici” (Afghanistan, Libia, Mali, ecc…), i latino-americani non si lasciano ingannare dai nuovi abiti indossati dal colonialismo. Essi sanno che, oltre al controllo delle materie prime, quello che l’occidente ha di mira è l’unità politica del sud. La volontà dei governi progressisti latino-americani di sviluppare le relazioni sud-sud (seguendo l’indirizzo tracciato a partire dal Congresso di Panama, organizzato da Bolivar nel 1828, fino al summit di Bandoeng nel 1955…) non ha niente a che vedere, contrariamente a quanto ripete la propaganda martellante dei media occidentali, con un qualsivoglia “appoggio ai dittatori”.
Quando il presidente brasiliano Lula da Silva firmò con la Turchia un Patto per sostenere il diritto dell’Iran a sviluppare l’energia nucleare civile e criticò “l’ingerenza degli occidentali e nella vita politica dell’Iran”, quando i presidenti Evo Morales, Cristina Fernandez o Rafael Correa soprattutto, firmano importanti trattati e contratti con gli Iraniani, essi non fecero altro se non seguire i consigli che più di trenta anni fa un certo Regis Debray aveva dato al principe a proposito dei paesi del “socialismo reale”. Piuttosto che entrare nella Disneyland della Guerra Fredda ostracizzandoli, sviluppare piuttosto una strategia più sottile e più ambiziosa, mantenere relazioni politiche e diplomatiche con loro, per influenzarli nella buona direzione e tener conto del loro punto di vista.
In America Latina la realizzazione da parte dei governi di sinistra della democrazia partecipativa, il riconoscimento dei diritti della donna, dell’eco-socialismo ecc.. può influenzare in modo positivo la costruzione di un mondo multipolare dei tre quarti dell’umanità. Non si può non restare colpiti dal paragone col vuoto ideologico dei governanti europei diventati semplici “agenti di commercio” nei confronti delle nazioni del sud (vedi il recente summit UE-CELAC a Santiago del Cile).
Quando gli occidentali (anche quelli di sinistra) schernirono e respinsero la proposta di molti governi latino-americani, sostenuta dall’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA), di intavolare dei colloqui diplomatici in Libia, al fine di evitare una guerra sanguinosa, la presidente argentina seppe esprimere il sentimento di un intero continente: “Quando vedo gente considerata civile risolvere i problemi a colpi di bombe, allora sono fiera di essere latino-americana”.
Lettera del Presidente Hugo Chavez ai partecipanti al 3° summit Africa- America latina e Caraibi (Guinea Equatoriale, febbraio 2013)
Caracas, 22 febbraio 2013
Fratelli e sorelle,
ricevete il mio più fervente saluto bolivariano, unitario e solidale, con tutta la mia gioia e tutta la mia speranza per un buon svolgimento di questo tanto atteso 3° summit dei Capi di Stato e di governo dell’America del Sud e dell’Africa.
Io rimpiango vivamente, dal più profondo del mio cuore, di non poter essere tra voi fisicamente per ribadire, con un sincero abbraccio, il mio irrevocabile impegno in favore dell’unità dei nostri popoli. Sono tuttavia rappresentato dal Cancelliere della Repubblica Bolivariana del Venezuela, il compagno Elias Jaua Milano, al quale ho chiesto di trasmettervi la più viva espressione del mio amore per questi continenti che sono più che fratelli, uniti da solidi legami storici e destinati ad avanzare insieme verso il loro riscatto pieno ed assoluto.
Lo dico dal più profondo del mio cuore: l’America del Sud e l’Africa sono un solo popolo. Si può realmente comprendere in profondo la realtà sociale e politica del nostro continente solo nelle viscere dell’immenso territorio africano dove, ne sono certo, ha avuto origine l’umanità. Da esso provengono i codici e gli elementi che compongono il sincretismo culturale, musicale e religioso della nostra America, creando una unità non solo razziale tra i nostri popoli, ma anche spirituale.
Allo stesso modo, gli imperi del passato, responsabili della privazione di libertà e dell’assassinio di milioni di figlie e figli della madre Africa, per alimentare un sistema di sfruttamento schiavista nelle loro colonie, hanno però seminato nella nostra America il sangue africano guerriero e combattivo che ardeva del fuoco prodotto dal desiderio di libertà. Questo seme ha germinato e la nostra terra ha generato uomini grandi come Toussaint Louverture, Alexandre Petion, José Leonardo Chirino, Pedro Camejo, tra molti altri, col risultato di avviare, più di duecento anni fa, un processo indipendentista, unionista, antimperialista e rifondativo in America Latina e nei Caraibi.
Poi, nel XX° secolo, vi sono state le lotte dell’Africa per la libertà, l’indipendenza, contro le nuove minacce neo-coloniali. Patrice Lumumba, Amilcar Cabral, solo per citarne qualcuno. Quelli che in passato ci avevano conquistato, accecati dalla loro sete di potere, non hanno compreso che proprio il colonialismo barbaro che ci hanno imposto sarebbe diventato l’elemento fondatore delle nostre prime indipendenze. Così l’America Latina e i Caraibi condividono con l’Africa un passato di oppressione e schiavitù. Oggi più che mai, noi siamo figli dei nostri liberatori e delle loro gesta, noi possiamo dire, noi dobbiamo dire con forza e convinzione, che ci unisce anche un presente di indispensabili lotte per la libertà e l’indipendenza definitiva delle nostre nazioni.
Non cesserò di ripeterlo, noi siamo un solo popolo, abbiamo il dovere di ritrovarci, al di là dei discorsi formali, in una stessa volontà di unità e, così uniti, dare vita all’equazione che dovrà essere applicata nella costruzione delle condizioni che ci permetteranno di fare uscire i nostri popoli dal labirinto nel quale il colonialismo lo ha gettato e, dopo di lui, il capitalismo neoliberista del XX° secolo.
Per questo voglio ricordare due grandi combattenti per la cooperazione sud-sud, i presidenti del Brasile e della Tanzania. Luis Ignacio “Lula” da Silva e Julius Nyerere, i cui contributi e il cui impegno hanno consentito la realizzazione del magnifico forum per una cooperazione solidale e complementare come l’ASA.
I tempi che viviamo tuttavia ci obbligano e dedicare le nostre più profonde e urgenti riflessioni allo sforzo necessario per trasformare l’ASA in un vero strumento generatore di sovranità e sviluppo sociale, economico, politico e ambientale.
E’ nei nostri continenti che si trovano le risorse naturali, politiche e storiche sufficienti, necessarie per salvare il pianeta dal caos nel quale è stato ridotto. Facciamo in modo che il sacrifico indipendentista dei nostri avi serva a unire le nostre capacità per trasformare le nostre nazioni in un autentico polo di potere che, per dirla con il padre Liberatore Simon Bolivar, sia più grande in libertà e in gloria che in estensione e ricchezze.
Le parole dell’immenso generale uruguayano José Gervasio Artigas risuonano sempre nel mio cuore e nella mia mente: “Non possiamo aspettarci niente se non da noi stessi”. Questo pensiero così profondo racchiude una grande verità che noi dobbiamo recepire, ne sono assolutamente certo.
La nostra cooperazione sud – sud deve essere un legame di lavoro autentico e permanente che deve dirigere tutte le strategie e tutti i piani di sviluppo sostenibile verso il sud, verso i nostri popoli.
Per quanto in alcun modo noi neghiamo le nostre relazioni sovrane con le potenze occidentali, dobbiamo però sempre ricordare che non sono loro la fonte della soluzione totale e definitiva per tutti i problemi dei nostri paesi. Tutt’altro, qualcuna di queste potenze persegue piuttosto una politica neo-coloniale che minaccia la stabilità che noi abbiamo cominciato a rafforzare nei nostri continenti.
Fratelli e sorelle, vorrei ricordare, in occasione di questo III° summit dei Capi di Stato e di Governo dell’ASA , lo spirito di fratellanza, unità e volontà che ha sorretto lo svolgimento di quel meraviglioso II° summit nell’isola di Margarita, in Venezuela, che ci ha consentito di adottare all’unanimità gli impegni della Dichiarazione di Nueva Esparta. Sono molto fiducioso che potremo riprendere a Malabo l’impulso e la determinazione che quel momento straordinario nel nostro processo di unità, il Summit del 2009, ha dimostrato sia per la massiccia partecipazione, che per la quantità e i contenuti degli accordi raggiunti.
Dal Venezuela rinnoviamo oggi il nostro più fermo impegno per il rafforzamento della Segreteria Permanente della Tavola Presidenziale Strategica dell’ASA, con i suoi principali compiti e funzioni per accelerare il ritmo del consolidamento delle nostre istituzioni e ottenere così una più grande efficacia nel nostro lavoro congiunto.
Sono molto addolorato per il fatto che tutto il nostro lavoro, cominciato formalmente nel 2006, sia stato interrotto dalle forze imperialiste che pretendono ancora di dominare il mondo. Non è stato un caso, lo dico e me ne assumo ogni responsabilità, che dopo il Summit di Margarita il continente africano sia stato vittima di molteplici interventi e attacchi da parte delle potenze occidentali.
I molti bombardamenti e invasioni imperialiste che hanno impedito ogni possibilità di soluzione politica e pacifica dei conflitti interni africani, hanno avuto come obiettivo principale quello di frenare il processo di consolidamento dell’unità dei popoli africani e, di conseguenza, di minare i progressi nell’unione di questi Stati con i popoli latino americani e dei Caraibi.
La strategia neo coloniale è stata, dall’inizio del XIX° secolo, quella di dividere le nazioni più vulnerabili del mondo per sottometterle a dei rapporti di dipendenza schiavista. E’ per questo che il Venezuela si è opposto, radicalmente e fin dall’inizio, all’intervento militare straniero in Libia ed è per lo stesso motivo che il Venezuela respinge in modo assoluto ogni attività di ingerenza da parte della NATO.
Di fronte a questa minaccia extra-regionale per impedire il completamento e l’approfondimento della nostra cooperazione sud-sud, io dico con Simon Bolivar nella sua Lettera dalla Giamaica del 1815: “Unione, unione, unione, questa è la consegna”. Il nostro Governo rinnova, in occasione di questo III° Summit dell’ASA in questa Repubblica sorella della Guinea Equatoriale, la propria assoluta disponibilità ad andare avanti nel lavoro necessario per consolidare la nostra cooperazione nei settori che ho personalmente proposto nel nostro ultimo Summit, nella bella isola di La Margarita. Energia, Educazione, Agricoltura, Finanze e Comunicazioni continuano ad essere le nostre priorità e per questo noi reiteriamo il nostro impegno ad andare avanti in iniziative concrete come Petrosur, l’Università dei Popoli del Sud o la Banca del Sud, solo per citare qualche esempio. Nel settore della comunicazione, proponiamo dal Venezuela che il progetto che noi siamo riusciti a realizzare in diversi paesi dell’America del Sud, Telesur, si articoli con l’Africa perché possa realizzare il suo principale obiettivo: collegare i poli del mondo tra loro e fornire loro notizie vere sulla realtà dei nostri paesi.
Voglio infine rinnovare a tutti il mio desiderio che questo forum possa essere trasformato in uno strumento utile a conquistare la nostra definitiva indipendenza ponendoci all’altezza delle esigenze dell’epoca e, come avrebbe detto il Liberatore, per donare la maggiore felicità possibile ai nostri popoli. Io sono convinto di ciò, in modo pieno e ostinato, noi riusciremo a completare l’opera che i nostri liberatori e i nostri martiri hanno avviato da secoli. I milioni di donne e di uomini che si sono sacrificati per la piena e assoluta libertà. Con il padre infinito, il nostro Liberatore Simon Bolivar, io dico una volta di più: “Dobbiamo attendere molto tempo, il ventre immenso (dei nostri continenti) contiene molte più speranze che fatti passati e i prodigi futuri dovranno essere maggiori di quelli passati”.
Marciamo dunque verso la nostra unione e la nostra indipendenza definitiva. Parafrasando Bolivar, dico ora: “Formiamo una patria, un continente, un solo popolo, a qualsiasi costo, e tutto il resto sarà sopportabile”.
Viva l’unione sud americana e africana
Viva l’ASA
Fino alla vittoria sempre
Vivremo e vinceremo