Venezuela - Gli USA tentano ancora il regime change, ma ancora una volta può fallire
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Moon of Alabama, 23 gennaio 2019 (trad.ossin)
Venezuela - Gli USA tentano ancora il regime change, ma ancora una volta può fallire
Moon of Alabama
Gli Stati Uniti intervengono negli affari interni del Venezuela, paese ricco di petrolio, almeno dal 2000. Parecchi tentativi, sponsorizzati dagli Stati Uniti, di spodestare il legittimo governo socialista, prima di Chavez e poi di Maduro, sono falliti. Ma le sanzioni economiche decise dagli Stati Uniti e dai loro lacchè hanno reso la vita delle imprese e del popolo venezuelano più difficile. Precluso l’accesso ai mercati finanziari internazionali, il governo ha fatto il possibile per aggirare le sanzioni. Ha per esempio scambiato oro contro prodotti alimentari provenienti dalla Turchia. Ma la Banca d’Inghilterra, che custodisce una parte dell’oro venezuelano, l’ha praticamente confiscato.
L’amministrazione Trump lancia un nuovo tentativo per rovesciare il governo eletto guidato dal presidente Maduro. Oggi un’opposizione solitamente sfortunata in Venezuela è pronta a lanciare una nuova offensiva di rivolte di piazza contro il governo, facendo appello ai militari perché intervengano:
« I leader dell’opposizione invitano anche le potenti forze armate del Venezuela a ritirare il loro appoggio a Maduro. E fanno campagna all’estero facendo pressione sui governi stranieri perché rompano le loro relazioni diplomatiche e economiche con Caracas.
Il vice presidente USA Mike Pence ha dichiarato martedì che Washington sosterrà ogni tentativo dell’opposizione di formare un governo provvisorio che sostituisca Maduro. Rivolgendosi ai cittadini medi venezuelani, Pence ha aggiunto : ‘Noi siamo al nostro fianco e vi resteremo fin quando non sarà ristabilita la democrazia’ ».
In presidente Trump dovrebbe adesso riconoscere il capo dell’opposizione nel Congresso nazionale, Juan Guaidó, che non ha una maggioranza nel paese, come presidente della nazione.
Ma il Congresso nazionale non ha più potere legale. Nel 2017, le sue prerogative sono state trasferite all’Assemblea costituzionale, che appoggia invece il governo venezuelano. La Corte Suprema del Venezuela ha ratificato tale cambiamento. Che Guaidó venga designato come presidente da Trump, non basta a renderlo tale.
Juan Guaidó, il sedicente capo dell’opposizione è solo un fantoccio telegenico del capo della destra, Leopold Lopez, arrestato nel 2014 per avere incitato a violente manifestazioni che hanno provocato diversi morti. Lopez, attualmente agli arresti domiciliari, è un figlio istruito a Princeton e a Harvard della nobiltà politica e finanziaria del Venezuela, che ha perso la sua posizione quando il popolo ha eletto un presidente socialista. E’ Lopez l’uomo sui cui puntano gli Stati Uniti, anche se è molto antipatico. Un cablogramma diplomatico statunitense, pubblicato da Wikileaks, dice che egli « viene spesso descritto come arrogante, vendicativo e assetato di potere ».
I poveri sono stati quelli che hanno guadagnato nei cambiamenti socialisti. I socialisti, prima col presidente Hugo Chavez e adesso con Nicolas Maduro, hanno utilizzato i profitti ricavati dalla esportazione del petrolio per costruire alloggi popolari e ridurre in termini generali la loro povertà. Queste masse saranno chiamate a proteggere il loro governo e le loro conquiste.
L’esercito, che gli Stati Uniti hanno già segretamente incitato a organizzare un colpo di Stato, probabilmente non lo farà. Si trova bene coi socialisti e non ha interesse a cambiare. Gli Stati Uniti hanno anche tentato di spingere il Brasile e la Colombia a invadere il paese vicino. Ma nessun paese è in grado di farlo. Gli stessi Stati Uniti è improbabile che lo facciano. Alle Nazioni Unite, il Venezuela può contare sull’appoggio della Russia e della Cina.
Come nel 2017, possiamo aspettarci diverse settimane di violente manifestazioni a Caracas, nel corso delle quali decine, forse centinaia di poliziotti e manifestanti potrebbero morire. Vi saranno anche molti strilli da parte dei media allineati agli Stati Uniti. Ma, a meno di un radicale cambiamento della configurazione politica e di potere, le manifestazioni prima o poi si spegneranno.
L’amministrazione Trump dispone di un piano coerente per realizzare un simile ribaltamento negli equilibri di potere? Per conto mio, ne dubito.