Analisi, novembre 2015 - Profezia, negli articoli di Fallaci, vi fu davvero, ma non nel senso di un’analisi tanto lucida e anticipatrice da poter essere compresa solo adesso. Piuttosto nel senso di una precoce manifestazione di odi e rancori irrazionali, che oggi rischiano di diventare fenomeno di massa (nella foto, Oriana Fallaci)
Il jihad nel nome di Oriana Fallaci
Nicola Quatrano
“Che succede adesso? Ci cacceranno tutti?” C’è una piccola storia, parallela a quella delle prime pagine, e un piccolo dramma che riempie le pagine Facebook degli immigrati mussulmani in Italia. Scorre insieme ai mille post attoniti per gli attentati a Parigi e manifesta lo sgomento di una comunità che è allarmata dai toni islamofobici che si rincorrono nei media, vedendo addirittura messo in pericolo il benessere faticosamente conquistato con il sacrificio dell’emigrazione e del duro lavoro in Italia. E che si sente inoltre discriminata e disprezzata (un altro post diffuso è: “Piangono per i morti di Parigi, ma non si accorgono nemmeno di quelli di Siria Iraq e Palestina”).
Paranoie? Ipersensibilità ingiustificata in un paese tutto sommato tollerante e ospitale come l’Italia? Non sembra proprio.
E c’è da preoccuparsi, sia per il deterioramento del clima civile di un paese che non riesce a mettere un freno ai suoi profondi umori razzisti, senza più provarne vergogna e quasi compiacendosene, sia per le reazioni che un simile atteggiamento può provocare nella non irrilevante comunità mussulmana italiana, che conterebbe quasi 2 milioni di persone.
In una riflessione che scrivevo all’indomani degli attentati di gennaio 2015 (1), tentavo di spiegare (non certo di giustificare) la presa che riesce ad avere sui giovani mussulmani francesi la propaganda islamista, con lo spettacolo di ipocrisia che l’establishment francese offre loro. Il fatto, per esempio, che le stupide e volgari vignette su Maometto pubblicate da Charlie Hebdo siano assurte a simbolo della libertà di espressione, mentre gli (altrettanto stupidi) sketch del comico Dieudonné sulla shoah vengano colpiti da censura, sanzioni amministrative e penali. Oppure le numerose (e talvolta francamente esagerate) condanne comminate dalla Giustizia francese in base alla legge Gayssot-Fabious del 13 luglio 1990 n. 615, che punisce la negazione dei crimini contro l’umanità nei termini in cui essi sono stati definiti dal Tribunale di Norimberga, poste a paragone della tollerante comprensione dimostrata dalla medesima Giustizia, quando “l’incitamento all’odio religioso e razziale” abbia ad oggetto i musulmani e la loro cultura.
Il risultato è una crescente disaffezione degli oltre cinque milioni di mussulmani francesi verso la nuova “patria”, e un senso di frustrazione e straniamento, di cui approfittano i reclutatori di ISIS, in nome di un’identità che, quanto più si avverte disprezzata, più si radicalizza.
Qualcosa del genere sta accadendo in Italia, e la cosa non può non allarmare.
Non parlo (solo) del titolo sparato da “Libero” all’indomani dell’eccidio di Parigi, quel “Bastardi islamici” che suona come un vero e proprio invito alla discriminazione, ma (anche) dei più paludati articoli del Corriere della Sera che, con signorile pacatezza, instillano però gli stessi germi dell’odio e dell’intolleranza propagandati dal confratello populista diretto da Maurizio Belpietro. Il quale, dal canto suo, con argomenti da “paglietta” napoletano (forse opportuni dal momento che dovrà presto difendersi in Tribunale), si giustifica (a cose fatte) sostenendo che il “Bastardi” del famoso titolo era il sostantivo, e “Islamici” l’aggettivo (2)
La “riscoperta” di Oriana Fallaci
Di tutt’altro stile, dicevo, il Corsera. Il quotidiano “della borghesia lombarda”, che ha ospitato e promosso le narcisistiche grida guerresche di Oriana Fallaci del dopo 11 settembre, oggi si affida alla penna di PG Battista, con risultati meno scoppiettanti ma altrettanto deleteri. L’editorialista, da sempre “tifoso” di Israele (3), si è recentemente esercitato sulla “riscoperta” della giornalista fiorentina nei media sociali (4), considerandola come il riconoscimento postumo di una “profezia”. Profezia, io credo, vi fu davvero, ma non nel senso di un’analisi tanto lucida e anticipatrice da poter essere compresa solo adesso. Piuttosto nel senso di una precoce manifestazione di odi e rancori irrazionali, che oggi rischiano di diventare fenomeno di massa. Le invettive anti-musulmane di Oriana Fallaci sono, infatti, solo invettive, un condensato di rancorosi luoghi comuni (Giuliano Ferrara vi sentiva – cito a memoria – l’eco di chiacchiere da scompartimento di 1° classe) e, nella migliore delle ipotesi, possono dirsi un elenco di sintomi scambiati per cause.
Abbiamo visto gli effetti delle guerre di Bush (in Afghanistan e in Iraq) e tutti sappiamo che sono all’origine dei disastri di oggi (perfino Blair si è scusato per le notizie false che ci propinò all’epoca pur di correre in guerra al fianco dell’alleato USA, con un riduttivo quanto irritante “I am sorry”) (5). E fu proprio quel clima, così bene rappresentato da Oriana Fallaci, a consentire un intervento insulso che ha sconvolto quella polveriera chiamata Medio Oriente, liberando forze e attivando dinamiche impreviste quando prevedibili.
Anticipatrice fu Oriana Fallaci, certo, ma di umori regressivi e inconcludenti, con quel contrapporre il “noi” al “loro”, tipico dei momenti più oscuri della storia (quando si trattava di stigmatizzare gli zingari, gli ebrei, i meridionali…). E soprattutto suona bene il “ringraziamento” che le viene dal “popolo di Facebook”, che è un popolo che le assomiglia, capace quasi solo di insultare, e senza spazi e senza tempo per postare qualcosa che assomigli ad una riflessione.
Una cosa almeno non può essere addebitata a Oriana Fallaci, ed è quella frase “Non tutti gli islamici sono terroristi, ma tutti i terroristi sono islamici”, che la giornalista ha solo citato in nel suo libro, “l’Apocalisse”.
Sembra sia stato Giuliano Ferrara (nella foto di lato), nel corso di una trasmissione di “Servizio Pubblico”, a farla propria attribuendola alla giornalista fiorentina. E che Ferrara l’abbia condivisa non sorprende, giacché è un fervente sostenitore del sionismo anti-arabo: Recentemente si è fatto promotore di una campagna di opposizione alla decisione della UE di etichettare i prodotti che Israele produce nei territori palestinesi occupati illegalmente, promuovendone invece l’acquisto. Ciò che crea seri problemi ai fautori del boicottaggio, non tanto per l’influenza del giornale di Ferrara (“Il Foglio” ha ben pochi lettori), quanto per l’immensa capacità di consumo personale del suo corpulento fondatore.
Per il resto la frase è becera e falsa. Se ne è vista nel social network una felice deformazione: “Non tutti i siciliani sono mafiosi, ma tutti i mafiosi sono siciliani”, che ben dimostra quanto possano spingersi lontano certi sofismi. Tutti comunque sono in grado di ricordare che il recente passato terrorista in Europa (degli anni “di piombo”) non aveva certo matrici islamiche. E che l’atto terrorista più atroce che la storia conosca è stato il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, che non rispondeva ad alcuna necessità militare, ma aveva il dichiarato obiettivo di spargere terrore per costringere il governo giapponese alla resa.
Il terrorismo non islamico - i dati (6)
Negli Stati Uniti, che occupano il trentesimo posto nel catalogo globale del terrorismo 2014, la maggior parte dei terroristi non sono mussulmani, secondo l’Ufficio federale di investigazione (Federal Bureau of Investigation – FBI). Sul territorio degli Stati Uniti, solo il 6% degli atti terroristici commessi tra il 1980 e il 2005 sono attribuibili a mussulmani (7). Gli altri, il 94% - vale a dire l’immensa maggioranza – non hanno nulla a che vedere con Arabi, mussulmani e Islam (8).
Benché opinabile, accettiamo qui per comodità di argomentazione il criterio adottato dallo FBI per definire un attacco terrorista. Secondo lo stesso rapporto dello FBI, vi sono stati più attacchi terroristi lanciati sul suolo degli Stati Uniti da parte di ebrei che da parte di mussulmani, tra il 1980 e il 2005.
Gli stessi dati dello FBI sono stati elaborati dall’università di Princeton sulla pagina www.loonwatch.com nella forma di una tavola descrittiva della ripartizione degli attacchi terroristi sul suolo degli Stati Uniti tra il 1980 e il 2005, nel modo che segue: 42% di terrorismo ispanico; 24% di terrorismo da parte di gruppi di estrema sinistra; 16% di altri tipi di terrorismo non rientranti nelle principali categorie; 7% di terrorismo da parte di ebrei; 6% da terroristi mussulmani e 5% da terroristi comunisti (9).
Mentre gli atti terroristi commessi da mussulmani rappresentano il 6% di quelli realizzati sul suolo degli Stati Uniti tra il 1980 e il 2005, gli ebrei e gli ispanici sono responsabili rispettivamente del 7% e del 42% di essi. E però nessuna paura si è diffusa nei confronti degli ebrei e degli ispanici. I media e il governo non prestano nei loro confronti la stessa attenzione che riservano alle persone di origine araba o mussulmana.
Identico schema si ripete nell’Unione Europea. Loonwatch.com elabora anche i dati sul terrorismo nell’Unione Europea, a partire dai rapporti annuali di Europol (i servizi di polizia dell’Unione Europea) del 2007, 2008 e 2009, sulla situazione e le tendenze del terrorismo nell’Unione Europea (10). Anche qui il dato è che il 99,6% degli attacchi terroristi sono stati commessi da non mussulmani (11). Il numero di attacchi falliti, sventati o riusciti, attribuibili a mussulmani nella UE, dal 2007 al 2009, è di soli 5, mentre quelli commessi da gruppi separatisti si eleva a 1352, ciò che corrisponde approssimativamente all’85% del totale. (12)
Secondo Europol, il numero di attacchi falliti, sventati e riusciti, attribuibili a gruppi di estrema sinistra è stato di 104, mentre altri 52 sono considerati come “non specifici” (13). Nello stesso periodo, due attacchi sono attribuiti da Europol a pretesi gruppi di estrema destra (14).
Vi è una enorme incongruenza tra quelli che provocano e commettono atti di terrorismo e quelli che ne sono vittime o accusati. Malgrado i dati evidenti che si sono forniti, tutte le volte che un Arabo o un mussulmano commette crimini o atti di terrorismo, questi ultimi vengono posti a carico di tutta la comunità, ciò che non accade quando autori dei fatti sono non Arabi e non mussulmani.
Se si aggiunge che i mussulmani sono le maggiori vittime del terrorismo, deve riconoscersi che un grave pregiudizio continua a gravare di colpe le vittime del terrorismo, dipingendole come appartenenti a comunità o società selvagge, più esposti ad una morte violenta, come animali nella giungla.
La “bufala” dell’antisemitismo dilagante
Il giorno stesso degli attentati, prima ancora che si compissero, il Corriere della Sera era già sceso in trincea con una bufala che trasformava un oscuro episodio di cronaca a danno di un ebreo, in una “ennesima” manifestazione di odio antisemita (15). Non è stato il solo: Marco Taradash, nella rassegna stampa di Radio Radicale, li ha addirittura moltiplicati, giungendo a parlare di “attacchi milanesi” (16). Ma almeno lui è di origine ebraica (17) e lo si può comprendere.
Non altrettanto il Corsera (e il suo editorialista), che hanno avuto cura di precisare, in un punto poco visibile dell’editoriale (verso la fine del primo lungo paragrafo), che “è ancora tutto da verificare quello che è accaduto ieri sera a Milano, la dinamica dell’aggressione, l’identità dell’attentatore, lo spunto da cui è partito l’agguato”. Ma lo hanno fatto dopo avere già emesso la sentenza, come un giudice che condanni all’ergastolo, per poi chiarire che bisogna ancora stabilire se il condannato sia colpevole e, addirittura, se il delitto sia stato davvero commesso. Omettendo peraltro di citare le prove a discarico, nella specie rappresentante dal precisazioni fatte a caldo dalla polizia, secondo cui “non ci sono evidenze che possano far pensare a una matrice antisemita”, tanto più che l’aggressore non ha rivendicato in alcun modo il carattere antiebraico del gesto, parlava italiano ed era addirittura biondo con la carnagione chiara (18).
Ciò che non ha impedito al quotidiano lombardo di attribuire al fatto (di cui restano tuttora oscuri movente e finalità) l’onore della prima pagina, col titolo “Accoltellato ebreo, paura a Milano”, e al centro della pagina una grande foto di un musulmano in preghiera con la didascalia “Il mullah e i jihadisti pronti a colpire”.
Fatica sprecata, verrebbe da dire. Se avessero aspettato solo qualche ora, avrebbero potuto approfittare dell’orrendo eccidio fatto da ISIS a Parigi. Ma, certo, non potevano prevederlo.
Due pesi e due misure
Se un attentato, che forse attentato non è, ha suscitato un tale allarme nella direzione del Corsera, da consigliare di farne un titolo da prima pagina per denunciare “i pregiudizi e l’odio” contro Israele e segnalare i pericoli di un antisemitismo dilagante, che cosa avrà mai sentito il dovere di fare di fronte al (concretissimo) titolo di “Libero” (Bastardi Islamici), per denunciare i danni che possono venire da un’islamofobia dilagante, incoraggiata da un populismo becero quanto irresponsabile?
Niente, non una parola, non un rigo. O, se vi è stato, era così piccolo che non ce ne siamo nemmeno accorti, perso com’era tra la “riscoperta” di Oriana Fallaci e il solito editoriale di PG Battista (19) che lamentava l’incapacità dell’Occidente di cogliere i segnali di quanto stava capitando. Tranquilli, non si riferiva all’accondiscendenza dell’Occidente verso Arabia Saudita, Turchia e Qatar, veri finanziatori del terrorismo integralista, né all’assurda pretesa di levare di torno Bachar al-Assad (uno che il terrorismo lo combatte davvero). L’editorialista del Corsera ce l’aveva col carente spirito guerresco dell’Occidente, col fatto che non ha ancora lanciato un jihad contro… ecco, contro chi? Questa è una bella domanda! Diciamo, fallacianamente, contro “loro”.
I “due pesi e le due misure”, quando si tratta di Israele e quando si tratta degli arabi, non sfugge agli italiani musulmani di recente immigrazione. Essi avvertono il deterioramento del clima civile e si sentono, soprattutto i più giovani, discriminati e mal tollerati. Non diversamente dai loro coetanei di oltralpe, nei cui ranghi ISIS recluta a tutto spiano.
E’ utile tutto questo? Serve davvero a “difenderci”?
Note:
(2) http://www.liberoquotidiano.it/news/opinioni/11848748/Belpietro--e-i-bastardi-.html
(4) http://www.corriere.it/esteri/15_novembre_15/gli-attentati-parigi-fallaci-scusaci-oriana-avevi-ragione-risarcimento-postumo-online-e39a056c-8b6b-11e5-85af-d0c6808d051e.shtml
(5) http://www.repubblica.it/esteri/2015/10/26/news/blair_iraq-125892929/
(6)Tratto da: http://www.ossin.org/uno-sguardo-al-mondo/analisi/1748-miti-e-impero-capire-la-paura-occidentale-dei-terroristi-arabi-e-mussulmani
[7] Federal Bureau of Investigation, Terrorism 2002-2005, (US Department of Justice, 2006): pp.57-66
[8] Ibid.
[9] «All Terrorists are Muslims… Except the 94% that Aren’t», loonwatch.com, 20 gennaio 2010.
[10] «Europol Report: All Terrorists are Muslims…Except the 99.6% that Aren’t,» loonwatch.com, 28 gennaio 2010.
[11-14] European Police Office, EU Terrorism Situation and Trend Report 2007 (The Hague, Netherlands: Europol, Marzo 2007); European Police Office, EU Terrorism Situation and Trend Report 2008 (The Hague, Netherlands: Europol, 2008); European Police Office, EU Terrorism Situation and Trend Report 2009 (The Hague, Netherlands: Europol, 2009).
(16) https://www.radioradicale.it/scheda/458775/stampa-e-regime, 50:18
(17) https://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Taradash
(18) http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/11/12/news/milano_comunita_ebraica-127222396/
(19) http://www.corriere.it/opinioni/15_novembre_14/attentati-parigi-segnali-rimasti-inascoltati-8fc46f8e-8a96-11e5-8726-be49d6f99914.shtml