Il Brexit e l’Europa immaginaria della sinistra
- Dettagli
- Visite: 3190
Analisi, giugno 2016 - Stamattina le Borse sono a lutto. Gli assassini economici sono scontenti, i guerrafondai incazzati. Folle di imbroglioni e incompetenti si contendono i microfoni per denunciare “il salto nell’ignoto…”
Le Grand Soir, 24 giugno 2016 (trad. ossin)
Il Brexit e l’Europa immaginaria della sinistra
Viktor Dedaj
Stamattina le Borse sono a lutto. Gli assassini economici sono scontenti, i guerrafondai incazzati. Folle di imbroglioni e incompetenti si contendono i microfoni per denunciare “il salto nell’ignoto…”
E così, quindi, alla domanda «Volete che la Gran Bretagna esca dalla UE?», la maggioranza dei Britannici ha risposto «sì». Subito i media si sono riempiti dei commenti previsti e prevedibili. Principale preoccupazione manifestata: questo non rischia di incoraggiare altri popoli a seguire l’esempio? Seconda preoccupazione manifestata: cosa diventeranno i Britannici, abbandonati al loro destino in mezzo alla giungla della mondializzazione neoliberale? Riusciranno a trovare la strada senza una direttiva della Commissione europea? Come faranno per mangiare se Jean-Claude Juncker non sarà là a spiegare loro come si deve fare? Sapranno ancora sfruttare le loro ex colonie se Cohn-Bendit non è più raggiungibile al telefono? Oseranno bombardare di nascosto un paese del terzo mondo senza invitare i loro ex amici della UE? Insomma: Dolce Gesù, Giuseppe e Maria, che cosa diventeremo senza di loro?
Sì, sarà dura. Dura tra qualche anno, quando i Britannici tenteranno di traversare la Manica su imbarcazioni di fortuna per raggiungere il Paradiso perduto, con gli occhi imploranti qualche briciola del banchetto che ci sbaferemo quando andrà meglio.
Ma non tutto è perduto. Stasera alla radio un qualche specialista ha tranquillizzato gli animi spiegando che i Britannici hanno solo voluto manifestare la loro rabbia, e che finiranno col calmarsi e, bene inteso, tornare a migliori sentimenti. Se no, ha spiegato ancora, aspetteremo che una nuova generazione di Britannici entri in scena per correggere questo errore storico. Di visione a lungo termine possiamo convenire che ne abbia, lo specialista, E di determinazione. E di costanza. E anche di una certa supponenza.
E questo mi porta direttamente alla questione seguente: perché la volontà espressa da una maggioranza di Britannici per uscire dalla UE sarà rispettata più di quanto non lo sia stata la volontà espressa dai Francesi che hanno respinto il progetto di Costituzione europea?
Sembrerebbe che oggi siano stati gli xenofobi, i razzisti e i populisti ad avere vinto. Sì, nel caso non ve ne foste accorti, l’Europa è una grande fratellanza antirazzista, anti-imperialista, preoccupata del benessere dei popoli. Chiedete alle lobbie dell’industria farmaceutica, della chimica. Chiedete anche ai Greci, ai Libici, ai Siriani, ai nostri amici neonazisti ucraini. Chiedetelo ai 10.000 rifugiati annegati nel Mediterraneo dal 2014.
Come è stato con lo spirito di «Je Suis Charlie», che serve da alibi alla costante erosione della democrazia, della libertà di espressione, della libertà sindacale e che si è dimostrato più efficace di tutti i fascismi in erba del continente. L’animo «antirazzista», «anti-xenofobo» e «fraterno» manifestato dagli Europeisti della UE ha fatto più vittime di tutti i razzisti, xenofobi e populisti europei messi insieme. E’ questa la realtà.
In questo mondo che cammina alla rovescia, basta annunciare «io sono di sinistra» per imporre a colpi di 49.3 (con riferimento alla procedura adottata dal governo francese per approvare senza voto il job act alla francese, ndt) una politica di destra estrema contro la stragrande maggioranza della popolazione.
L’Europa che ci viene presentata come un «contrappeso» e che poi dirotta l’aereo del presidente boliviano Evo Morales per compiacere al padrone d’oltre Atlantico. L’Europa che reagisce alle intercettazioni telefoniche dei suoi amici statunitensi con l’abituale fermezza politica. L’Europa che non conosce altro rimedio a tutti i mali se non l’appiattimento e la deregolamentazione. L’Europa che non ha capito, non capisce e non capirà, ma che permane.
Allora, amici progressisti europeisti, vi dico in verità: la vostra idea di “cambiare l’Europa dall’interno” è votata al medesimo fallimento del tentativo di “cambiare il PS dall’interno”. Detta così, dovrebbe essere chiara.
E tutto questo per cosa, esattamente? Perché, concretamente? Solo per potere attraversare una frontiera senza dover passare per uno sportello di cambia-valute? E oltre a questo?
Tra i miei conoscenti, nessun “filo Europa” è capace di indicarmi un solo elemento positivo e concreto portato dalla UE.
«Ne valeva la pena»? Chiedo loro. «E’ una scelta difficile», rispondono, «ma pensiamo che il prezzo… sì, ne valeva la pena».
E se anche quest’ultimo parametro verrà loro meno, è perché è ora, è urgente, che ce ne usciamo da questa casa di matti.