Il nostro super-Titanic a tavoletta
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entrefilets, 27 luglio 2016
Il nostro super-Titanic a tavoletta
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Alla vigilia della pausa estiva, il bilancio semestrale della grande crisi terminale della nostra contro-civiltà è semplicemente allarmante. Dovunque il disordine cresce in modo fenomenale. Implosione e fuga in avanti della Unione Europea; prospettive di smembramento degli Stati Uniti; rischio accresciuto di una guerra ad alta intensità contro la Russia; disordine migratorio caotico; disseminazione metastatica locale delle guerre occidentali in Medio oriente: tutte le sotto-crisi della nostra grande crisi terminale toccano il punto più alto, come direbbero i neoliberali che guidano il nostro virtuoso Titanic. Qualche giorno dopo il massacro di Nizza e la serie di attentati in Germania, l’abietto assassinio di un pacifico prete ottuagenario viene ad aprire un po’ di più la strada alla guerra civile in Francia, situazione da cui purtroppo il Governo trarrà profitto. Ricognizione.
Contro il muro totalitario
Cominciamo dall’Europa di Bruxelles, morta con la Brexit e che comunque va avanti sulla sua strada, imperturbabile, guidata da un esercito di zombi post-moderni. Ma il livello penoso dell’élite eurofila in questione, marchia di ingenuità qualsiasi illusione di un miglioramento della situazione con il ritorno all’Europa delle Nazioni, per esempio. Il rifiuto della classe dirigente di prendere atto del fallimento di una Unione europea, oramai disprezzata dai popoli che schiaccia. ci porta a sbattere contro il muro totalitario.
Dunque, quanto più crescerà il sentimento di rigetto popolare (popolare, che parola volgare!), tanto più Unione Europea vi sarà, tanto più violenza tecnocratica e, soprattutto, sempre meno democrazia. Alle dichiarazioni di un Juncker ubrianker, secondo cui «non vi possono essere scelte democratiche contro i trattati europei», si sono aggiunte le dichiarazioni di una élite politico-merdiatica oramai in guerra aperta contro i pezzenti, i proletari, i vecchi, i disoccupati, i poveri, l’Europa di chi sta sotto insomma che tuttavia costituisce, ma per “loro” è un dettaglio senza importanza, la maggioranza della popolazione dell’Unione.
Per spiegare il senso della cosa, basterà citare il presidente tedesco Gauck che, all’indomani del Brexit, ha saputo riassumere in una sola frase il pensiero profondo della mafia eurofila liberale, dicendo: «Il problema non sono le élite, ma il popolo» (1).
Lo avevamo già capito.
In termini concreti, più Europa significherà oramai più Germania, come sottolinea Emmanuel Todd (2). Perché, liberatasi del contrappeso inglese, il kaiser Merkel potrà regnare in modo assoluto sul suo impero tecnocratico, e la piccola Francia si renderà rapidamente conto delle sue sofferenze. Sotto la spinta di un rinascente autoritarismo tedesco, assisteremo ad un rapido irrigidimento dei diktat di Bruxelles per imporre dovunque austerità e deregulation in tutti i campi con raddoppiata violenza.
Ma è chiaro che, a termine, le élite nomadi che si ostineranno a sostenere questa mortifera Unione Europea nei loro paesi saranno cacciati da questa immonda plebe ovunque gli ultimi brandelli di democrazia lo permetteranno ancora.
A meno che…
Inquietanti giochetti
Ed è proprio sul piano interno che l’ondata di attentati che si è scatenata in Francia, in Belgio e in Germania produce gli effetti più inquietanti.
Essa interviene, è utile ricordare, all’incrocio esatto di tre crisi.
Prima di tutto la crisi estera costituita dalle guerre terroriste guidate dal blocco atlantista in Medio oriente. Guerre che, in venticinque anni, hanno pure prodotto tra i 2 e i 4 milioni di morti secondo le fonti, e hanno generato Daesh.
Poi la crisi migratoria, o piuttosto la sua versione tedesca di una vera e propria politica di disordine migratorio massiccio avviato su scala continentale. In origine, si sa, la strategia tedesca serviva a procurare mano d’opera a buon mercato all’industria, ad abbassare i salari locali e soprattutto a compensare la natalità zero del paese e del continente, prodotta dall’ideologia consumerista (e così rimpinguare i fondi pensione). Il kaiser infatti ha due ossessioni: promuovere la crescita e quindi la supremazia tedesca, ma anche correggere la piramide demografica catastrofica del paese.
Infine, terza crisi, quella di legittimità dei poteri neoliberali che rispondono unicamente agli imperativi economici globalizzati dei bankster e delle multinazionali della super-classe. Di questo potere giuridico-mercantile, che distrugge le società e di cui recentemente abbiamo tentato di descrivere le derive e l’amoralismo strutturale (3), la gente non ne vuole più sapere.
Allora, in un primo tempo, si era detto che l’improvviso compiersi dei massacri in Francia come in Germania pone a priori un problema alle nostre élite globalizzate e alla sinistra radical chic cui è affidato il compito di promuovere le guerre contro i dittatori cattivi, e di promuovere ovviamente anche le gioie dell’immigrazione di massa e del dumping salariale. E’ diventato infatti difficile, perfino impossibile, impedire che la gente stabilisca un nesso di causa ed effetto tra questa accelerazione della politica di disordine migratorio massiccio sullo sfondo di eterne guerre esterne, e la moltiplicazione dei massacri perpetrati in Europa a colpi di bombe, di camion, di asce, di machete o di coltello.
In un secondo tempo, si è infine capito che queste tensioni sociali, questa “strategia della tensione” che ne ricorda un’altra, non possono che arrecare benefici al Governo. Si è visto per esempio con quale rapidità l’effetto “Nizza” abbia spento del tutto la contestazione contro la legge sul lavoro in Francia. Occorre in proposito ricordare che la dittatura (molle) liberale è prima di tutto un sistema fondato sulla atomizzazione della società, sulla sua esplosione in nome del principio giuridicamente strutturato della “guerra di tutti contro tutti”.
Per il Governo quindi è fortissima la tentazione di spingere più oltre questa logica e di puntare sui disordini sociali a carattere razziale per sottrarsi all’accusa di incompetenza. Come gli Stati Uniti (4), anche la Francia ha una lunga esperienza di strumentalizzazione del razzismo e dell’anti-razzismo a fini politici, almeno dai tempi di Mitterrand (5). E’ peraltro interessante notare che, due giorni prima degli attentati di Nizza, un nuovo nemico mostrava già ufficialmente i denti nell’Esagono sotto la bandiera di una “ultra destra” di cui non si era mai sentito prima parlare, ma della quale si teme (o si spera?) oramai ufficialmente che passi all’azione contro i Mussulmani (6).
Uno scontro di questo tipo, anche se di bassa intensità, consentirebbe evidentemente al Governo di passare dal ruolo di incompetente pompiere piromane a quello, assai più confortevole, di arbitro e garante della Costituzione in un clima di guerra civile che consentirebbe, en passant, l’accentuazione della sua deriva autoritaria, perfino totalitaria.
Ascoltiamo religiosamente il signor Patrick Calvar, patron della Sécurité Intérieure française (DGSI): «Credo che riusciremo a battere il terrorismo. Sono per contro molto più inquieto per la radicalizzazione della società e il movimento di fondo che promuove questa radicalizzazione. (...) E’ questo che mi preoccupa quando discuto con tutti i colleghi europei: noi dovremo, prima o poi, impegnare risorse per occuparci di altri gruppi estremisti, perché lo scontro è ineluttabile. Ci sarà uno scontro tra l’ultra destra e il mondo mussulmano – non gli islamisti, ma proprio il mondo mussulmano».
Eccola la nostra piccola guerra civile francese già tracciata coi nuovi cattivi al seguito, e il cui modello può evidentemente riprodursi dappertutto. Che essa scoppi spontaneamente o con l’aiutino di qualche azione sotto falsa bandiera, saremo comunque testimoni di un florilegio propagandistico, dapprima insinuante, poi assertivo, sui “torbidi legami” o il “colpevole silenzio” dei partiti antisistema con questa ultra destra, affinché, soprattutto, le presidenziali del 2017 non sconvolgano in alcun modo i piani globalizzanti della nostra élite globalizzata.
Come diceva l'altro: «La guerra, è pace. La libertà, è schiavitù. L’ignoranza, è forza».
Ne volete un altro pezzo?
E nel frattempo
E nel frattempo la nostra crisi terminale si gonfia anche nella sua dimensione transatlantica con le esplosive presidenziali USA che conoscete.
Le ultime notizie sono che Killary Clinton ha infine ottenuto l’investitura, certo tra i fischi dei sostenitori di Sanders e con gran dispiacere di Susan Sarandon (7), ma non è ancora certo che l’isterica in capo non collassi in volo per tutti i casini che ha combinato. Segnali di nervose défaillance già compaiono in una Hillary improvvisamente (es)ilarante (8). Terrà il colpo? Non è certo...
Resta che oramai si delineano due scenari epici per queste presidenziali. Il primo potrebbe essere che, ugualmente, riesca a vincere Killary (utilizzando gli stessi imbrogli di Bush, se necessario), con la fortissima probabilità che scoppi una guerra ad alta intensità contro la Russia, guerra che la NATO già prepara con ardore (9).
Passata la fase del melodramma e del sollievo dei nostri merdia, la prima presidente USA non potrà infatti assolutamente governare a causa dei troppi scandali che la perseguitano e che la costringeranno all’impotenza totale, impotenza alla quale non potrà altrimenti sottrarre, come sempre in questi casi, se non assumendo il ruolo di capa di guerra.
Il secondo scenario è quello di una vittoria di Trump (se nel frattempo non interverrà un qualche assassinio da parte dello squilibrato di servizio), vittoria che gli yuppie USA non accetteranno facilmente, moltiplicando in tal modo la possibilità, anche lì, di scontri civili che potrebbero ben provocare lo smembramento del paese (10).
Nel frattempo (bis)
Termineremo questo sintetico bilancio con una notazione meno crepuscolare e perfino, per così dire, esuberante.
Giacché, per fortuna, nonostante tanti guai e incertezze su tutti i piani del nostro super Titanic, esso continua però a mantenere fieramente la sua rotta virtuosa all’avanguardia del progresso sociale.
La Svezia per esempio ha vietato il divieto del topless, autorizzando quindi il seno nudo in tutte le piscine (11), qualcosa che nega un po’ di più le differenze tra i generi, qualcosa che spazza via dagli spazi pubblici le ultime tracce di pudore, le ultime tracce di eleganza, le ultime riserve a profitto di una porno società liberata da tutto, soprattutto dal rispetto di se stessa e dalla nozione di decenza.
Quanto al Consiglio etico tedesco, esso propone di depenalizzare l’incesto tra fratello e sorella, sostenendo che «la legge penale non è lo strumento adatto per proteggere un tabù sociale [né] per imporre standard e barriere morali».
Si vede, nonostante le apparenze, che tutto va bene nel migliore dei mondi per la nostra contro-civiltà.
Progrediamo.
Non è così?
Postato da entrefilets.com il 27 luglio 2016
1 The elites are not the problem, the population is the problem
3 Retour sur le fiasco libéral
4 Racisme, anti-racisme, les élites font leur beurre de tout !
5 La creazione di SOS Racisme sotto il giogo del machiavellico Mitterrand aveva infatti dato il via ad una strategia di ingegneria sociale che consentiva prima di tutto di giocare l’immigrato contro il proletario (e viceversa), in una politica di deliberata frammentazione sociale. Questa strategia venne poi estesa dovunque col risultato di esacerbare tutte le forme possibili di discriminazione, con la scusa di combatterle in un tornante senza fine, e ciò grazie al sostegno a ogni tipo di lobbie più o meno isterica tipo LGBTQ (...rstuvwxyz).
7 Susan Sarandon désespérée par Clinton
8 Hillary défoncée au Captagon ?
9 L’Otan désigne la Russie comme ennemi ultime
10 Il crollo USA in modalità turbo
11 En Allemagne, le Conseil d'éthique propose de dépénaliser l'inceste entre frère et sœur