Un effetto Seneca per il web come lo conosciamo?
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Analisi, novembre 2017 - Non possiamo più trascurare questa evidenza. Il “Web”, concepito come una costellazione di fornitori indipendenti di informazioni, sta morendo. E’ in pieno effetto Seneca, sostituito da un « Trinet » controllato dai tre giganti Google, Amazon e Facebook...
CassandraLegacy, 1° novembre 2017 (trad. ossin)
Un effetto Seneca per il web come lo conosciamo?
Ugo Bardi
Non possiamo più trascurare questa evidenza. Il “Web”, concepito come una costellazione di fornitori indipendenti di informazioni, sta morendo. E’ in pieno effetto Seneca, sostituito da un « Trinet » controllato dai tre giganti Google, Amazon e Facebook
Io l’ho notato con le statistiche di “Cassandra’s Legacy”. Si può vedere come la diminuzione dei contatti sia stata costante nel corso dell’ultimo anno.
Ecco le statistiche:
Non si vede ancora un effetto Seneca, che è una rapida caduta dell’audience (non guardate il calo alla fine del grafico, si tratta solo dei dati del mese in corso). Penso che sia soprattutto perché ho tentato di arrestare il declino pubblicando più articoli, ma questo non è stato sufficiente per invertire la tendenza. Ecco i dati di un altro dei miei blog, “Chimeras“:
E’ un blog rivolto agli studenti che cercano testi da tagliare/incollare per i loro lavori sulla mitologia. Non lo visitano più; evidentemente hanno trovato altre fonti di informazione. O forse i motori di ricerca non li dirigono più verso il mio blog. Difficile da stabilire, ma è un fatto.
Allora che cosa è successo? Come sempre le cose cambiano e, ai giorni nostri, tendono a cambiare rapidamente. Molti di noi ricordano « l’età dei mass media », oggi obsoleti come lo sono diventate le macchine a vapore e le calcolatrici meccaniche. Sembra incredibile che vi sia stata un’epoca in cui tutti ricevevano la stessa informazione, sotto lo stretto controllo del governo. In Unione Sovietica era sotto il controllo del Partito comunista. L’Occidente era in teoria più aperto ma, in pratica, si aveva accesso solo ad informazioni controllate dall’uno o dall’altro dei due partiti che si dividevano il potere.
Oggi, nell’era della privatizzazione, ognuno di noi svolge il lavoro che prima era nelle mani del (o dei) partito (i) dominante (i). Siamo diventati i nostri personali agenti di censura e abbiamo attivamente costruito muri per tenere alla larga informazioni che contraddicono la linea del nostro partito personale. E’ il concetto di « bolla informativa » o di « camera d’eco » o di « giardino recintato ».
La differenza sta nel fatto che, mentre le diverse camere d’eco seguivano un tempo le line delle frontiere nazionali, oggi sono oramai frammentate secondo uno schema che segue le differenti isole linguistiche del Web, delle quali quella inglese è probabilmente ancora la più sviluppata al momento. Aggiungete a questa frammentazione il fatto che i cervelli delle persone sono diversi, e il risultato è un fenomeno chiamato « polarizzazione dell’opinione ». Le persone che abitano dall’altro lato della strada in cui vivete si comporterebbero in modo totalmente incomprensibile se facessero parte di una bolla di informazione differente. Ed è possibile che non siate più in grado di comprendervi, e addirittura che possiate essere percepiti come il male allo stato puro.
Un tale fenomeno appare evidente come non mai nelle azioni dell’amministrazione Trump. Se siete lettori di questo blog, è presumibile che consideriate iniziative come il rilancio della combustione a carbone e la soppressione della legislazione sulla protezione dell’ambiente, non solo incomprensibili, ma pessime. Ma esse appaiono perfettamente comprensibili se solo si pensi che sono adottate da gente che vive in una bolla di informazione dove si ritiene che il cambiamento climatico sia un’invenzione della sinistra per imporre una dittatura mondiale e asservire il popolo statunitense.
Poco importa quanto contiate, anche se siete il Presidente degli Stati Uniti, sarete comunque sensibili a questa camera d’eco. Ancora una volta, la situazione non è molto diversa da come era quando i dittatori tendevano a credere alla loro stessa propaganda.
Allora dove stiamo andando? Io credo si possa dire che il Web è come un ecosistema e che è colonizzato da forme di vita informative che si fanno concorrenza ed evolvono per occupare quanto più spazio virtuale possibile. Quello che oggi vediamo non è che una fase di questa continua evoluzione: sono in corso cambiamenti e tutto cambierà nel prossimo futuro, in un modo difficile da prevedere.
Il problema principale, a questo punto, non è tanto l’evoluzione dell’ecosistema virtuale del Web, quanto il fatto che noi – in quanto esseri umani – viviamo in un vero e proprio ecosistema e che questo ecosistema reale viene sconvolto da ciò che stiamo facendo. L’ecosistema virtuale e quello reale interagiscono nel senso che la nostra visione dell’ecosistema reale viene filtrata dall’ecosistema virtuale a cui abbiamo accesso. Ma, mentre vi sono molti ecosistemi virtuali possibili, c’è un solo vero ecosistema. E se lo distruggiamo, come stiamo facendo, non saranno le camere d’eco virtuali a mantenerci in vita.
Ma, dopo tutto, il vero ecosistema è il risultato dell’ecosistema virtuale immagazzinato nel DNA delle creature che lo popolano. Se il modello memorizzato nel DNA si rivela dannoso per la sopravvivenza del fenotipo che ha creato, allora questo DNA viene spietatamente eliminato dal pool genetico del biota planetario. Identico destino funesto attende le cattive camere d’eco del Web. E’ così che è sempre stato e così sempre sarà. E’ il modo in cui funziona l’universo.