L'incredibile riduzione della popolazione italiana
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Analisi, 9 febbraio 2018 - Se le previsioni ufficiali di Eurostat sono corrette, allora tra 60 anni o, tenuto conto del ritmo attuale delle migrazioni anche prima, il 50% degli abitanti dell’Italia sarà di origine Africana o asiatica...
Gefira, 18 gennaio 2018 (trad.ossin)
Di qui al 2080, gli Italiani saranno una minoranza nel loro paese
L'incredibile riduzione della popolazione italiana
Pubblichiamo questo studio anche se non ne condividiamo il tono apocalittico da prossima fine della civiltà. Ci pare però che evidenzi un problema reale che il dibattito politico tende invece ad eludere. In realtà i processi in corso sono estremamente importanti e tali da creare non pochi problemi. Sarebbe il caso che ci si interrogasse su due questioni di primaria importanza: 1. Le immigrazioni sono necessarie, perché non è possibile che l’Italia si riduca ad una popolazione di 27 milioni di abitanti di qui al 2080; 2. Per contro, una significativa alterazione dell’equilibrio tra popolazione autoctona e immigrata comporterà problemi di ogni tipo. Il tema su cui lavorare è allora: cosa fare perché questo massiccio (e inevitabile) afflusso di migranti non sconvolga identità e tradizioni, ma costituisca invece un’occasione di arricchimento, sociale e culturale? (ossin)
Nonostante i dati ufficiali mostrino che la popolazione italiana è cresciuta fino al 2015 e, secondo una proiezione d ’Eurostat, si stabilizzerà nei prossimi decenni, pure il numero di cittadini autoctoni si riduce a ritmi serrati: ogni anno di un quarto di milione, e questa tendenza va accelerandosi. Ciò vuol dire che la prevista crescita demografica potrà realizzarsi solo grazie a migrazioni di massa provenienti dall’Africa e dall’Asia centrale. Attualmente la maggior parte degli immigrati, in Italia, proviene dalla Romania, ma è un dato che va anch’esso riducendosi rapidamente. Saranno sempre minori le migrazioni provenienti da altri paesi europei, perché tutte le nazioni europee sono in drammatico declino demografico e perché la prolungata crisi economica che ha interessato l’Italia non la rende più meta privilegiata per i cittadini di altri Stati europei.
Se le previsioni ufficiali di Eurostat sono corrette, allora tra 60 anni o, tenuto conto del ritmo attuale delle migrazioni anche prima, il 50% degli abitanti dell’Italia sarà di origine Africana o asiatica. Le cifre calcolate dal nostro gruppo di ricerca demografica non sono isolate e trovano conferma nelle statistiche dei governi. Dunque, non solo le autorità italiane ed europee ne sono pienamente coscienti, ma esse sembrano perseguire un programma di ripopolamento su scala così monumentale da surclassare l’esperienza svedese di migrazione di massa.
Il tasso di fertilità italiano (di donne indigene e naturalizzate), vale a dire il numero di bambini per donna, è di 1,34, che è molto inferiore al livello di sostituzione che dovrebbe essere di 2,1. Lo stesso vale per tutto il continente europeo. Sotto questo profilo, l’Europa assomiglia al Giappone. La differenza sta nel fatto che, se le autorità giapponesi prevedono una riduzione della popolazione di un 60% entro la fine del secolo, i governi europei prevedono invece una crescita demografica. Perché questo? La risposta è semplice. I dirigenti europei hanno deciso di reintegrare le loro nazioni con gli immigrati, mentre i loro omologhi giapponesi no. Le autorità di Tokyo non vogliono rimpiazzare il loro popolo con gli stranieri, sapendo bene che, nel lungo periodo, una tale decisione significherebbe che il Giappone continuerebbe a esistere solo di nome.
Per comprendere meglio lo sviluppo demografico in Europa, l’equipe di Gefira ha sviluppato un software di simulazione della popolazione chiamato Cerberus 2.0. Il programma è alimentato da milioni di documenti forniti da Eurostat e dalle agenzie statistiche nazionali di diversi Stati europei. Per l’Italia, Cerberus 2.0 ha avviato la simulazione col livello di popolazione del 1985, che è il primo anno per il quale è disponibile un database completo sui tassi di mortalità e fertilità. Per calcolare la popolazione degli anni successivi, Cerberus 2.0 ha aumentato l’età di tutti i gruppi. Il programma utilizza i tassi di fertilità e mortalità specifici per età per ogni anno. Il numero di neonati può essere calcolato dal tasso di fertilità specifico per età, moltiplicato per il numero di donne in ciascun anno. Il programma può determinare con molta precisione quanti neonati ci sono e quante persone muoiono in ogni gruppo di età. La previsione demografica senza migrazioni è quella più precisa e ci lascia pochi dubbi sulla sorte della nazione italiana.
A partire dall’anno 1985, Cerberus 2.0 ha calcolato che, nel 2016 l’Italia avrebbe dovuto avere 55 milioni di abitanti. Tuttavia, secondo l’ISTAT, l’Istituto nazionale italiano di statistica, erano invece 60 milioni, ciò perché 5 milioni erano immigrati. Questo dato è confermato dall’Istat ed era stato previsto dal nostro software.
Per le previsioni oltre il 2016, Cerberus 2.0 utilizza i tassi di fertilità e mortalità a partire dal 2016. Questa simulazione fornisce una stima molto precisa della futura popolazione italiana.
Senza un radicale cambiamento di atteggiamento nei confronti della vita familiare e della riproduzione nella società occidentale, i tassi di fertilità degli Europei indigeni non cresceranno. In alcuni paesi europei, un numero relativamente alto di figli per famiglia è dovuto soprattutto agli immigrati di prima generazione. Per esempio, il tasso globale di fertilità (autoctoni e immigrati) nei Paesi Bassi è di 1,67, mentre il tasso di fertilità delle sole donne autoctone è di 1,5.
La speranza di vita non cambierà in modo significativo. Il tasso di mortalità delle persone che hanno meno di 65 anni è così basso nei paesi occidentali, che ulteriori miglioramenti sono a stento possibili. La speranza di vita delle persone anziane può aumentare un po’, ma questo non influenzerà in alcun modo la crescita della popolazione. La fertilità cessa di solito all’età di 55 anni. I demografi conoscono con precisione il futuro delle popolazioni autoctone dell’ovest, e però c’è poco o niente di dibattito accademico sulla loro estinzione imminente.
C’è un gran gruppo di specialisti di scienze sociali che si aggrappa alla credenza (è questa la parola giusta) che gli immigrati del Marocco, del Congo o dello Zimbabwe assorbiranno la cultura italiana e si fonderanno nella nazione italiana. La risposta comune alle critiche sulle politiche di immigrazione è che « i problemi spariranno dopo la seconda generazione » o che « sarà come negli Stati Uniti » dove ci sono degli italo-statunitensi, dei sino-statunitensi, degli afro-statunitensi e così di seguito. In altri termini, nel corso di una o due generazioni, i nuovi Italiani neri si comporteranno come italiani, e nessuna differenza sarà percepibile, a parte il colore scuro della pelle. Opinioni diverse, pur basate su prove tangibili, vengono considerate razziste e trattate di conseguenza. La discussione nella « buona società » si concentra sulle dimensioni e sulla velocità delle migrazioni e l’integrazione dei nuovi giunti. Come al tempo di Galileo, i credenti hanno la meglio su coloro che si attengono alla osservazione e ai fatti. Gli Stati Uniti del futuro non assomigliano agli Stati Uniti del passato: gli Stati Uniti attuali stanno già cambiando. E poi I problemi non « spariranno dopo due generazioni ».
La Francia, che attualmente è alla terza generazione di immigrati del Terzo Mondo, si trova da dieci anni a dover fronteggiare rivolte etniche, e il presidente Sarkozy definì i manifestanti maghrebini « canaglie ». Conflitti di questo tipo non possono mai trovare soluzione. Gli scontri di cultura tra cattolici e le comunità di immigrati protestanti negli Stati Uniti non erano rari, ma non sono mai degenerate in manifestazioni regolari di terrorismo islamico, come quelle che vediamo oggi in Europa. Gli immigrati negli Stati Uniti non hanno mai beneficiato di un sistema di protezione sociale equivalente a quello che abbiamo qui in Europa. Mark Faber, un investiture svizzero, è stato rimosso da molte funzioni pubbliche, per avere osservato che, se fossero stati gli Africani a fondare gli Stati Uniti, essi assomiglierebbero all’Africa. Per quanto l’osservazione sembri lapalissiana alle persone comuni, l’investitore è stato costretto a scusarsi con la comunità politicamente corretta, dei professori universitari e dei giornalisti. Chiunque pensi che le migrazioni di massa provenienti dall’Africa cambieranno il volto e l’anima della nazione viene etichettato come razzista.
Con zero immigrazione e il tasso attuale di nascita, Cerberus 2.0 prevede che nel 2080 la popolazione italiana autoctona si sarà ridotta a circa 27 milioni di persone e, nel 2100, si ridurrà di un altro 60% e sarà di 20 milioni, vale a dire gli stessi risultati che le statistiche giapponesi prevedono per il Giappone. Certamente i di mutamento radicale delle società occidentali. Ma lo sono davvero ?
Nonostante questi dati, il governo italiano ed Eurostat prevedono che, nel 2080, vi saranno da 53 a 60 milioni di abitanti in Italia. Questo può avvenire solo se alla popolazione autoctona si aggiungeranno da 25 a 30 milioni di immigrati di prima generazione e i loro discendenti dall’Africa e dall’Asia. Anche se l’immigrazione non accelerasse, gli Italiani saranno minoranza nel 2080. Se si considerano I tassi migratori degli ultimi cinque anni, questo risultato potrebbe raggiungersi anche prima.
Mentre il grande pubblico non è consapevole della sorte che lo attende, i decisori politici conoscono le cifre. ONG tedesche, spagnole, norvegesi, irlandesi e olandesi, oltre alla marina europea, hanno trasportato dal 2014 il numero impressionante di 600 000 migranti non occidentali dalla Libia verso l’Italia. Ciò è avvenuto con la complicità delle attuali autorità italiane. Il grande ricambio non è un caso e non si fermerà. E’ un programma ben concepito, e subdolo, nel quale i nativi europei non hanno voce in capitolo.