Perché gli anglosassoni odiano la Russia ?
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Analisi, 5 agosto 2018 - In altri termini, e per riassumere, almeno dalla fine del XVI secolo l’oligarchia inglese, vale a dire aristocrazia e finanza riunite, ha concepito il progetto di dominare il mondo con tutti i mezzi, anche illegali...
Le saker francophone, 7 luglio 2018 (trad.ossin)
Perché gli anglosassoni odiano la Russia ?
Emmanuel Leroy
Per andare direttamente al nocciolo della questione, mi atterrò ai fatti e dirò che se non si prende coscienza che la guerra in atto contro la Russia è la stessa combattuta dall’oligarchia anglosassone dopo l’epoca elisabettiana contro la Spagna e il Portogallo, poi contro l’Olanda, poi contro la Francia, definitivamente battuta a Waterloo, poi contro l’Austria-Ungheria battuta nel 1918 e infine contro la Germania, battuta nel 1945, non si può davvero comprendere nessuno dei grandi avvenimenti compiutisi nel continente europeo dopo la seconda guerra mondiale. Tutti questi popoli hanno piegato la testa e le loro élite sono passate sotto le forche caudine della City, oggi rafforzata da Wall Street.
In questa rapida lettura della storia europea degli ultimi 5 secoli, risulta evidente che un solo popolo è rimasto nel continente euroasiatico che non è mai stato definitivamente battuto dalle potenze anglosassoni, ed è il popolo russo. Ecco perché quello che gli Inglesi hanno chiamato « Il gran gioco » continua e continuerà fin quando anche la Russia si inchinerà o fin quando questo Mammone cadrà dal suo piedistallo.
Se non si ragiona in questa logica, non si può capire nulla della caduta del muro di Berlino nel 1989, né delle secessioni programmate dei Paesi Baltici, della Bielorussia, dell’Ucraina e delle regioni dell’Asia centrale, né delle rivoluzioni colorate in Jugoslavia, né di quelle della Georgia nel 2008, né ovviamente della crisi ucraina che stiamo vivendo attualmente.
La crisi ucraina
A prima vista, si potrebbe dire che la causa prima della guerra va individuata nella caduta del presidente Viktor Yanukovych dopo le manifestazioni di Maidan, che ha prodotto la nascita di un regime neo banderista al soldo dell’occidente. Poi, in modo concertato e proattivo, questo regime manipolato e mantenuto a distanza dallo FMI, dagli USA e dalla Commissione Europea, ha deliberatamente creato le condizioni per una secessione nell’est dell’Ucraina, come se si fosse voluto creare un accesso purulento alle frontiere della Russia.
Prima questione : l’aggressione contro la Russia in Ucraina è una misura di ritorsione conseguente alle reiterate disfatte subite dai terroristi islamisti manipolati dall’Occidente sul fronte siriano dopo l’intervento russo nell’autunno del 2015 ? Forse, addirittura certamente, ma la cosa non ha grande importanza nell’analisi delle cause profonde di questa guerra, perché quelli che fanno oggi la guerra alla Russia – non parlo beninteso delle marionette di Kiev – la fanno da moltissimo tempo e non hanno certo bisogno di un pretesto così futile come una sconfitta marginale in Medio Oriente per perseguire inesorabilmente gli obiettivi che si propongono da secoli. Ritorneremo analiticamente su questo aspetto tra poco.
Allora andiamo più indietro nell’analisi delle cause di questa guerra. Il magazine russo Zavtra ha pubblicato il 15 marzo 2015 il resoconto di una tavola rotonda organizzata sull’attuale situazione in Russia e in Ucraina, sulle sue cause e sugli effetti futuri. Alexander Nagorny, segretario esecutivo del club di Izborsk, colloca la perestroika di Gorbaciov nella genesi della guerra civile in Ucraina. Egli ha perfettamente ragione di considerare questo periodo della storia russa come una delle cause della situazione dell’attuale crisi nel Donbass, a condizione però di considerare la perestroika e la glasnost gorbacioviana per quello che sono, vale a dire delle misure di destabilizzazione e riforma politica influenzate dall’Occidente.
Se non si parte da questa premessa, non si potrà capire nulla delle condizioni della dislocazione del regime sovietico e del saccheggio generalizzato che ne è seguito durante l’era Eltsin.
Se si va ancora più indietro nel tempo, si può considerare che il finanziamento durante la prima guerra mondiale di Trotskij da parte della City e di alcune banche newyorkesi, da un lato, e di Lenin da parte della Germania di Guglielmo II dall’altro, allo scopo di rovesciare la dinastia dei Romanov e di istituire un regime totalitario e specificamente anticristiano, costituiscono anch’esse una causa remota ma probabile della guerra in Ucraina.
E infine, se si risale ancora un po’ lungo il corso della storia, si può considerare che la guerra di Crimea del 1853 si iscrive nella stessa logica, con le stesse motivazioni, della guerra di Ucraina che si sta svolgendo attualmente nel bacino del Don. Che cosa appare significativo nella guerra di Crimea del XIX secolo (oltre il fallace pretesto della questione dei luoghi santi di Gerusalemme e del controllo del mar Nero sul quale la Francia non aveva alcun interesse strategico e nemmeno commerciale)? Quel che è significativo è che si è trattato della prima guerra che la Francia ha combattuto al servizio esclusivo degli interessi anglosassoni, giacché, dopo Waterloo, una gran parte delle élite francesi, sia aristocratiche che borghesi, si è progressivamente allontanata dall’interesse nazionale per servire la causa del padrone di turno, ieri Londra e oggi Washington.
In termini diversi, ma sempre con le medesime finalità, la finanza anglosassone, dopo avere appoggiato la nascita del nazismo in Germania come aveva sostenuto la rivoluzione bolscevica in Russia, ha raggiunto uno dei suoi obiettivi spezzando le reni alla potenza tedesca e, anche qui, portando le élite tedesche a Canossa, ha costretto un altro grande popolo europeo al servaggio ideologico e lo ha privato della sua sovranità.
In altri termini, e per riassumere, almeno dalla fine del XVI secolo l’oligarchia inglese, vale a dire aristocrazia e finanza riunite, ha concepito il progetto di dominare il mondo con tutti i mezzi, anche illegali: la guerra, il furto, la corruzione, la sovversione, il boicottaggio, i blocchi e le sanzioni economiche, l’assassinio, il ricatto, la disinformazione… e la lista non è completa.
Quando alcuni storici qualificano come volontà di equilibrio tra grandi potenze la politica di Londra da Enrico VIII fino alla prima guerra mondiale, hanno ragione solo parzialmente. Dietro il gioco delle alleanze successive con l’Austria, la Prussia, la Russia, la Francia, la Svezia o altri, c’era sempre il disegno di far cadere una dopo l’altra le potenze che dominavano il continente europeo e che avrebbero potuto compromettere il grande progetto talassocratico. Dapprima fu necessario spezzare l’impero di Carlo V e la sua supremazia marittima nel commercio con le Americhe, poi spezzare la potenza francese che ha dominato l’Europa dalla fine del XVII secolo fino a Waterloo.
Poi l’oligarchia anglosassone ha avuto bisogno di due guerre mondiali per annientare la potenza tedesca, mobilitando per questo tutte le energie delle nazioni che aveva già soggiogato. Per abbattere la potenza tedesca, era vitale nei piani degli anglosassoni che l’URSS si opponesse alla Germania nazista e che questi due giganti della scena europea si scontrassero e si dissanguassero in una lotta mortale, come è successo. Questa considerazione permette, col senno di poi, di meglio comprendere l’intelligenza politica del patto Molotov-Ribbentrop del quale Hitler e i dirigenti nazisti non capirono la reale portata, come ha dimostrato la spedizione fatta a Londra da Rudolf Hess nel 1941.
Allora che succede adesso ?
L’oligarchia anglosassone ha vinto la guerra ideologica giacché con la fine dell’Unione sovietica nessuna potenza al mondo offre una alternativa al suo discorso liberale e libertario. Ebbene, si tratta di una lotta a morte la cui posta, la Grande Posta, è il dominio mondiale, cosa che i neocon statunitensi non nascondono nemmeno più. Il mondo unipolare che aspirano a istaurare è quello che George Orwell denunciava nel suo romanzo 1984. Questa gente sogna una umanità ridotta alla schiavitù della quale essi saranno i potenti padroni.
L’ultima fortezza che resta loro da conquistare si trova lungo le rive della Moscova. E la guerra che faranno, che fanno, per conquistare il Cremlino è una guerra totale: Ideologica, culturale, religiosa, economica, tecnologica e ovviamente militare.
Si serviranno di centinaia di organizzazioni non governative come quelle del signor Soros e dei suoi amici, applicheranno la politica delle sanzioni, compreranno spirti e anime e daranno le direttive agli agenti della Quinta colonna per sabotare e indebolire la potenza slava. Pagheranno Femen, Pussy Riot o Navalny per infangare e far crollare la Santa Russia.
Di fronte a questa volontà di conquista da parte del mondo anglosassone e della sua oligarchia finanziaria, di fronte ad esseri per i quali la Russia tradizionale rappresenta tutto quel che odiano e vorrebbero far sparire, i Russi non possono accontentarsi di contestare le loro menzogne alla tribuna dell’ONU. Oggi la Russia ha una responsabilità storica e la posta va ben al di là di una Santa Alleanza come quella che sognava lo zar Alessandro I, perché se domani la Russia cade, è tutta l’umanità che cadrà con lei sotto il dominio dell’abietto mondo del denaro.
In conclusione, dirò che il coraggio e la volontà non saranno sufficienti a vincere questa guerra. Questa volta non bisognerà contare sul generale Inverno per vincerla. Perché l’arma principale utilizzata dai nostri nemici è l’arma culturale, e le battaglie che stanno preparandosi a combattere le combattono già da un quarto di secolo da Pskov a Vladivostok. Il cinema, la musica, i concerti rock, le arti figurative, il teatro, la letteratura, l’insegnamento, i media, internet, tutti questi vettori vengono utilizzati per trasformare l’anima del popolo russo e sovvertirlo, come vengono sempre utilizzati in Occidente per mantenere i popoli nell’adorazione dei loro padroni e dei regimi pseudodemocratici che ci hanno imposto.
Ne consegue che il pragmatismo e il buon senso utilizzati come mezzi di difesa in risposta agli attacchi che la Russia subisce in maniera crescente non sono armi sufficienti di fronte all’egemonia ideologica e culturale del nostro avversario comune. Contro l’ideologia dei diritti dell’uomo e del libero mercato, occorre opporre una visione del mondo alternativa che dimostri la nocività degli obiettivi perseguiti dall’oligarchia anglosassone. Per contrastare questa ideologia mortifera, che si serve dell’individualismo per uccidere i popoli e asservirli, occorre promuovere la libertà dei popoli e la pluralità delle culture contro il totalitarismo rampante dell’egemonia anglosassone. Il conservatorismo e il patriottismo sono senza dubbio armi che bisognerà utilizzare, ma non sono certo che saranno sufficienti per vincerla. E’ una guerra di religione quella che il Sistema sta combattendo, e uno degli obiettivi principali è di completare lo sradicamento della religione cristiana dal continente europeo. E la Russia è uno dei luoghi in cui questa fede rinasce. Ecco un crimine imperdonabile.