E’ tempo di liberarsi del tabù ebraico
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Analisi, 26 ottobre 2018 - La maggior parte delle persone sa che è severamente vietato criticare «gli ebrei» come gruppo nei media. Ma sono pochi quelli disposti a denunciare questo tabù. E' giunto il momento di cominciare a farlo (nella immagine, particolare di un dipinto di Ilya Glazunov)
Russia Insider, 15 gennaio 2018 (trad.ossin)
E’ tempo di liberarsi del tabù ebraico
Charles Bausman
E’ qualcosa che rende quasi impossibile ogni discussione sulla geopolitica e la storia russa
Introduzione
La maggior parte delle persone sa che è severamente vietato criticare «gli ebrei» come gruppo nei media. Ma sono pochi quelli disposti a denunciare questo tabù. È vietato in realtà criticare un piccolo sottogruppo di ebrei, una minuscola percentuale della popolazione ebraica, anche quando lo merita pienamente
E’ uno strano principio per i media, il cui obiettivo dovrebbe piuttosto essere quello di cercare la verità. E allora io tengo a dire che da oggi in poi le pagine di Russia Insider saranno aperte a tutti gli articoli che parlino onestamente ed equamente dell’influenza delle élite ebraiche, anche quando è perniciosa (come spesso accade), e tentino di comprenderla e descriverla, senza animosità verso nessuno.
Io sono oramai convinto che, a meno di eliminare questo tabù, la catastrofe umana mondiale che si prepara sarà inevitabile. Milioni di persone sono morte negli ultimi trent’anni. Se vogliamo invertire questa tendenza ed evitare il cataclisma geopolitico che si avvicina inesorabilmente, noi dobbiamo essere capaci di criticarne i responsabili in tutta libertà. Mi è chiaro, e non sono l’unico a pensarlo, che i responsabili di tutto ciò sono i gruppi di pressione ebraica, soprattutto nei media.
Da redattore posso constatare che, se si vieta di affrontare questo tema cruciale, gran parte di quello che si scrive in materia di geopolitica, per quanto ammirevole possa essere sotto altri aspetti, perde ogni concretezza.
Io sono un novellino nel mondo dei media. Solo tre anni fa ho esordito nel ruolo di proprietario, editore e redattore di questa popolarissima pubblicazione. Abbiamo circa 10 milioni di visitatori al mese, considerando tutte le piattaforme. Il nostro pubblico ha un alto livello di istruzione e siamo molto seguiti da quelli che si definiscono « opinion leader ». Ci siamo imposti in poco tempo, e siamo riusciti a farlo dicendo le cose che gli altri non dicono. Molti dei temi che noi abbiamo trattato per primi sono oramai presenti anche nei media mainstream.
Russia Insider è un fenomeno popolare che, al momento, assomiglia più ad un movimento politico che ad una pubblicazione. Viviamo solo grazie alle piccole donazioni dei lettori. Non disponiamo di alcun finanziamento da parte dei grossi donatori, per non parlare dei governi, delle fondazioni e degli altri gruppi organizzati. L’importo medio delle donazioni che riceviamo è di 30 $, e la più alta dell’anno scorso è stata di 5 000 $. Abbiamo raccolto circa 80 000 $ l’anno scorso. La nostra indipendenza ci permette di pubblicare più o meno tutto quello che vogliamo. Poche pubblicazioni possono dire altrettanto, anche tra i media alternativi, che dipendono per lo più debitori da grossi donatori.
La nostra modesta Russia Insider ha fatto molto per informare i lettori sul modo in cui i media influenzano l’opinione pubblica manipolando o occultando certi temi. Ma anche noi abbiamo fino ad oggi relativamente rispettato il tabù ebraico. È tempo di smettere.
Gli eufemismi
Alcuni tentato di aggirare il divieto ricorrendo ad eufemismi. Se ne inventano continuamente, è la nuova moda dei media alternativi. Si sente molto parlare di «sionisti», «élite», «élite cosmopolite», «cosmopoliti», «neoconservatori», «interventisti liberali», «partito della guerra», «lobby israeliana», «Stato profondo», «banchieri», «nuovo ordine mondiale» (per la verità non ho mai capito cosa sia), «Bilderberger» — sembra il nome di un gentile signore venuto fuori da una favola dell’Europa centrale. Il mio amico The Saker ama molto l’espressione «Anglo sionisti».
Ma nessuna di queste espressioni funziona, vero? Contribuiscono solo a imbrogliare le carte rafforzando il ricatto che viene dal tabù.
Sionisti? Davvero? Non ho mai sentito nessuno presentarsi in questo modo. Nessuno dice mai: «Conosce Max? È un sionista entusiasta!» Non ho mai visto qualcuno attribuirsi questo carattere in un profilo delle reti sociali (forse Facebook dovrebbe farne un’emoticon). Può essere che Rachel Madow sia un sionista, non lo so. Ma, per quanto capisco, il sionismo era un movimento politico che ha perso ogni attualità da quando è stato costituito lo Stato di Israele. Élite? Ebbene no, io penso che molti ebrei siano delle élite, ma ce ne sono molti di più che non lo sono. Inoltre un numero ancora maggiore di non ebrei sono élite. Allora no, non funziona. Insomma avete capito. Questi tentativi di passare tra le maglie di censori zelantissimi servono solo ad accrescere la confusione e l’imbroglio.
No, l’unico tratto comune delle persone di cui vogliamo parlare, è la loro eredità ebraica. Alcuni sono liberal, altri conservatori. Alcuni sono credenti, altri no. Alcuni hanno un’ascendenza ebraica mista, altri no. Alcuni si interessano di Israele, altri no. Alcuni appoggiano Israele, altri la criticano. Si tratta di politici, giornalisti, universitari, commediografi, attori o uomini d’affari. Alcuni vengono dall’Europa dell’Ovest, altri dall’Europa dell’Est, e altri dal Medio Oriente.
L’ostilità verso la Russia di Putin è soprattutto un fenomeno ebraico
La mission di Russia Insider è di spiegare e raccontare la Russia e il suo ruolo nel mondo. Appena si comincino ad esplorare i rapporti storici tra le altre nazioni e la Russia, risulta evidente che l’ostilità esagerata verso la Russia di Putin, soprattutto da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito, è un fenomeno essenzialmente ebraico, da secoli. Sì, «ebraico» è proprio l’espressione giusta, al contrario dei tanti eufemismi che si usano di solito.
Nei media, i giornalisti più ferocemente anti russi e i più ossessionati sono soprattutto ebrei. Le pubblicazioni che incoraggiano più fortemente questi giornalisti appartengono tutte ad ebrei e, come editore, so bene che essi sono i soli responsabili.
Sul piano politico, il movimento neoconservatore, il più accanito nemico della Russia, è stato fondato da ebrei ed è diretto e formato da ebrei. E la loro capacità di nuocere va ben oltre la Russia (essi sono infatti i responsabili della disastrosa debacle degli Stati Uniti in Medio Oriente negli ultimi venti anni) dove i loro crimini hanno trovato un solo ostacolo: la Russia. Recentemente, è stata la lobby israeliana a far nominare le antirusse psicotiche Nikki Halley e Samantha Power alla carica di ambasciatore all’ONU; consegnado loro un mandato di assoluta indipendenza, praticamente senza obbligo di risponderne al presidente, ma ai loro sponsor ebraici.
Nel Congresso, i principali accusatori del « Russiagate » sono visibilmente ebrei — Schiff, Schumer, Cardin, Blumenthal, Franken (ma sono meno numerosi al Congresso che nei media). La lobby israeliana fa sistematicamente approvare una legislazione ostile alla Russia. Bill Browder, con le sue sanzioni Magnitsky, è ebreo.
I media
Ma parliamo dei media – perché è qui il loro vero potere. Quando si parla di influenza politica, tutte le altre leve del comando di governo, a paragone, impallidiscono.
I due giornali più influenti del paese, il New York Times e il Washington Post, i cui proprietari, redattori e dipendenti sono ebrei fino al midollo, conducono contro la Russia di Putin un vero jihad; e si macchiano della più grottesca disonestà che si possa immaginare nella pratica giornalistica – analizzata esaustivamente da uno dei giornalisti veterani più credibili e ammirati negli Stati Uniti, Robert Parry, vincitore del premio Polk. (Ecco qui un archivio del suo straordinario lavoro critico su questi due giornali a proposito della Russia). Trump e i suoi simpatizzanti insorgono contro le menzogne che continuamente sono stati pubblicati su di lui da questi due giornali, sia durante che dopo le elezioni. Ma questi due quotidiani fanno lo stesso con Putin e la Russia da ormai più di 18 anni, e su questo tema sono ancora più disonesti.
L’emittente televisiva PBS, nonostante l’immagine di rispettabilità che si dà con il programma Masterpiece Theater e altre serie culturali, dipende totalmente dalle donazioni di ricchi ebrei. Come le attricette non ebree che vanno a letto con Harvey Weinstein per ottenere una parte, questa emittente, che si è messa al servizio dei suoi finanziatori, produce un flusso incessante della più ridicola propaganda anti-Putin che possa immaginarsi. Questa propaganda sarebbe perfino divertente se non risultasse così efficace nei confronti dei ricchi statunitensi di mezza età che abitano nelle città costiere come New York e Los Angeles. CNN, un’azienda profondamente ebrea, ha fatto della promozione del «Russiagate» una vera religione, al punto da compromettere notevolmente la propria immagine.
Rachel Madow, la più influente e popolare animatrice di trasmissioni politiche liberal della nazione, è ebrea. A forza di demonizzare ad oltranza la Russia e di promuovere il «Russiagate», ha finito col rendersi ridicola. E lo stesso vale per la stampa scritta. Tra quelli che strillano più forte, si trovano soprattutto ebrei, specialmente femmine – c’è in questa constatazione una lezione importante da trarre —, Masha Gessen, Anne Applebaum e Julia Loffe, tanto per fare qualche nome.
Anche gli uomini strillano: David Remnick, David Frum, Bill Kristol, Charles Krauthammer. Perfino i giornali satirici detestano la Russia: John Oliver, Jon Stewart, Bill Maher (tutti ebrei). Fanno sforzi sovrumani per far intendere agli Statunitensi che la Russai di Putin è letteralmente «hitleriana» (un’espressione usata in modo ricorrente).
Anche le riviste intellettuali di proprietà ebraica attaccano Putin: il New Yorker di Newhouse, il New York Review of Books (la direzione di questo venerabile periodico è ossessionata dalla questione). Nel quadro di una campagna massiccia di demonizzazione della Russia e di Putin, The New Republic, Newsweek, The Atlantic e la rivista The Economist, appartenente ai Rothschild, fabbricano in serie tutta una serie di storie che sono solo menzogne.
Timothy Snyder, lo storico di Yale, e Michael Weiss, il focoso neocon il cui sito internet, The Interpreter, è finanziato dall’oligarca ebreo in esilio Mikhail Khodorkovsky, sono due altri personaggi eminenti coinvolti in questo fenomeno.
The Economist merita una menzione speciale con Ed Lucas che, per un certo tempo, è stato a capo dell’attacco (è il pronipote di Charles Portal, il capo di stato maggiore dell’aviazione durante la Seconda Guerra mondiale, ritenuto ebreo. Portal era un implacabile sostenitore dei bombardamenti sui civili e viene considerato il responsabile della distruzione della città di Dresda). Suppongo che avere in famiglia un presunto criminale di guerra dispensi sempre dallo scusarsi. Gli scritti di Ben Judah e di suo padre, Tim, sono altrettanto virulenti.
Ma attirare l’attenzione su tutta questa gente, magari cercare se non vi sia nel loro essere giudei qualcosa che li renda ostili alla Russia, è semplicemente verboten [vietato, in tedesco]. Sempre, quando segnalo questo schiacciante squilibrio, mi sento dire: «Cosa ne dice dei tanti ebrei che criticano l’ostilità verso la Russia?» Il rispettatissimo Glenn Greenwald è un esempio notorio, e ce ne sono molti altri. La mia risposta è che l’eccezione in una tendenza non ne nega l’essenza, ma può solo servire a mascherarla.
Una violazione de facto della libertà di espressione
A dire il vero, in una nazione che si vanta di avere impiantato la libertà di espressione nel suo credo nazionale, e che dall’alto del suo piedistallo impartisce continuamente lezioni morali agli altri, la parola su questo argomento cruciale non è realmente libera. E ciò produce una situazione molto pericolosa. Certo, io non sarò gettato in prigione per avere scritto questo articolo, ma il tabù funziona come una maledizione lanciata contro chiunque affronti l’argomento, escludendolo del tutto dalla discussione pubblica. Non c’è bisogno di leggi repressive, quando si può spingere la gente a censurarsi da se stessa. In Germania, la potenza dominante dell’Europa, e lo stesso in altri paesi europei, questo articolo potrebbe costarmi la prigione — un altro pensiero scioccante per me che sono tedesco.
La dominazione ebrea nel fenomeno della russofobia va ben al di là di quello che posso raccontare in un breve articolo, e se qualcuno volesse misurarsi con un simile compito in modo più sistematico, sarò ben felice di pubblicarlo.
Il divieto di analizzare onestamente la storia russa
Uno degli aspetti più spettacolari del tabù è il modo in cui ha manipolato uno degli eventi più straordinari della storia dell’umanità, la Rivoluzione russa.
Molti Russi bianchi fuggiti all’estero la consideravano né più né meno che un colpo di Stato ebreo, finanziato da ricchi banchieri di New York e di Londra che erano nemici giurati dello zarismo cristiano. Effettivamente vi sono prove evidenti a sostegno di questa opinione. Secondo questa versione delle cose, il terrore che si è abbattuto sulla Russia durante la guerra civile, e che è durato fino al tempo di Stalin che non poteva davvero controllarlo, era un terrore ebreo. Ciò è confermato dal semplice fatto che un’ampia parte di capi bolscevichi era ebrea, soprattutto Trotskij. Molti altri personaggi di una mostruosa perversità, soprattutto nella polizia segreta che ha tanto terrorizzato il popolo russo, erano ebrei.
Henry Ford fu molto influenzato da questa versione della storia, che ha ascoltato dalla bocca degli immigrati russi, e questo non ha fatto altro che accrescere il suo antisemitismo. Gli storici liberal tradizionali hanno inoltre dimostrato senza equivoci che l’antisemitismo del movimento nazional-socialista tedesco si è radicalizzato per l’influenza di questo punto di vista storico, veicolato dai Russi bianchi che fuggivano in Europa. Ma questa versione delle cose non si sente mai negli articoli storici pubblicati nei media, nemmeno solo per smentirla, con la scusa che essa potrebbe urtare certe suscettibilità.
Tutto questo ha avuto delle ripercussioni fino ad oggi. L’antisemitismo virulento e radicato dell’Ucraina di oggi è erede diretto di questa memoria dei Russi bianchi. Tutto questo perché i nazisti avevano programmi sovversivi di lunga data che i loro alleati del movimento dei Russi bianchi hanno messo in atto in Ucraina e nei paesi baltici, regioni popolate da una forte presenza di etnie tedesche. Le carestie degli anni 1930 hanno aggravato questo sentimento. Quando Hitler ha invaso la Russia, questo lavoro ha funzionato magnificamente; l’Ucraina dell’Ovest che lo ha accolto a braccia aperte si è battuta al suo fianco col suo esercito, esattamente come altri paesi baltici. Dopo la guerra, i servizi segreti tedeschi, in cambio di clemenza, hanno regalato queste reti alla CIA, che ha proseguito lo stesso programma di destabilizzazione della Russia. Programmi che beneficiavano di un sostegno finanziario e istituzionale importante, e che sono continuati nel corso di tutta la Guerra Fredda fino ad oggi.
Quanto è accaduto in Ucraina nel 2014 affonda le sue origini in un secolo prima. Sono avvenimenti inestricabilmente legati alla ritenuta origine ebraica della Rivoluzione russa. Ciononostante, mentre i fatti del 2014 hanno fatto colare molto inchiostro, il loro quadro di fondo è quasi totalmente occultato, anche nei media alternativi (e io lo so bene). Tali sono gli effetti e l’ampiezza del tabù ebraico.
L’enormità di questa omissione è sbalorditiva. La sofferenza del popolo russo nei decenni che sono seguiti alla rivoluzione è stata terribile, e su questo punto non c’è uniformità di vedute. I revisionisti moderni affermano che la Rivoluzione e le sue conseguenze hanno prodotto forse due milioni di morti, altri dicono che le vittime devono calcolarsi in decine di milioni di morti. E non è solo il numero, ma anche del modo: famiglie distrutte, padri arrestati in piena notte, chiese distrutte con la dinamite, preti torturati e sottoposti a omicidi rituali, innocenti seviziati per ottenere false confessioni, esecuzioni sommarie senza processo, diffusione di una cultura della delazione, milioni di persone internate in campi di lavoro; insomma una nazione governata col terrore per decenni, traumatizzata fino ad oggi. Se vi è qualche ragione di sospettare che tutto questo sia stato essenzialmente un pogrom ebraico contro i Russi etnici, tutto ciò merita almeno un dibattito pubblico.
Ma no, sembra che la gente consideri più importante rispettare il tabù.
Cerchiamo, qui a Russia Insider, di dare visibilità a questa versione delle cose, che secondo me merita di essere conosciuta. Io non sono abbastanza esperto per garantire che essa sia fondata, giacché il tabù è talmente efficace che scarseggiano le informazioni di qualità. Ma esiste su questo argomento un consistente numero di documenti in russo, la maggior parte dei quali scritta dopo la caduta del comunismo — al contrario dell’Occidente, in Russia l’argomento è oggetto di ampia discussione. Il grosso del lavoro quindi è già fatto, c’è solo bisogno che sia tradotto.
I migliori giornalisti dei media alternativi sono in stato di impotenza
Una delle cose che noi facciamo a Russia Insider è di cercare nei media alternativi quello che pensiamo siano i migliori articoli sulla Russia, e li pubblichiamo con il link dell’originale. Guardiamo con attenzione anche gli articoli che ci sembrano più disonesti, e li critichiamo. È questo osservatorio sugli autori e le pubblicazioni che mi consente di individuare il carattere essenzialmente ebreo dell’ostilità contro la Russia. Questa ostilità che può sembrare aneddotica al lettore medio è, vi assicuro, molto più pronunciata di quanto non si pensi. La cosa salta agli occhi quando leggete, repertoriate e criticate questo fiume di pensieri otto ore al giorno.
Sono peraltro spesso piacevolmente sorpreso dagli scritti di qualità sulla Russia nei media alternativi di sinistra, di destra o di centro, prodotti da persone rimarchevoli, principalmente di carattere geopolitico. La statura intellettuale e l’erudizione di questi autori sono impressionante. Spigolando in questa ricchezza, noi pubblichiamo sui temi legati alla Russia analisi più profonde e più complete di quelle delle imprese editoriali che dispongono di un budget 20 volte maggiore del nostro.
Alcuni di questi uomini sono dei veri eroi, parlano di verità al Potere, si battono contro un sistema orribilmente sbagliato, sono coraggiosi e disinteressati, sacrificano spesso alla causa la carriera e il benessere. Ma c’è una linea rossa che non attraversano mai: il tabù ebreo.
La maggior parte delle cose che si scrivono sulla Russia sono false
Ahimè, gran parte di quello che scrivono è privo di senso ed equivale quasi a negligenza professionale, perché la spinta ebraica allo scontro con la Russia è di gran lunga il fattore più significativo. Escludere il fattore ebraico da una discussione in materia di geopolitica equivale a ignorare la presenza di un elefante in una stanza. Non dimentichiamo che una omissione voluta è una specie di menzogna, riconosciuta come tale dai tribunali.
L’omissione è ingannevole e una fonte senza fine di confusione, perché spinge gli autori ad attribuire colpe a chi in realtà non ne ha. La lista dei colpevoli è interminabile: se non sono i democratici, sono i liberal, talvolta sono «gli Stati Uniti» o «gli Statunitensi», o è Trump, o Obama, o Hillary, o Rex Tillerson, o John McCain, o il complesso militaro-industriale, lo Stato profondo, i servizi segreti, e così di seguito. Sì, questi individui sono complici (salvo gli Stati Uniti, perché è ridicolo credere che noi, i 350 milioni di abitanti di questo paese, siamo tutti d’accordo simultaneamente), ma non è il loro tradimento spietato il fattore più importante. No, sono piuttosto gli onnipotenti ebrei nella politica e nei media statunitensi che li costringono a ballare al loro ritmo.
Una lezione di pertinenza da parte della destra alternativa
La destra alternativa produce molti buoni testi sulle relazioni con la Russia e con i Russi, molti di essi sono azzeccati. Noi seguiamo questi media alternativi e ripubblichiamo occasionalmente i loro articoli. Sono sempre popolari su Russia Insider, perché offrono un punto di vista inedito e parlano di argomenti di vitale importanza che gli altri media trascurano.
La destra alternativa è un movimento di giovani. I suoi leader hanno per lo più una trentina d’anni e la base, che si calcola in decine di milioni, sembra soprattutto composta da gente tra i 15 e i 25 anni. Una gran parte della destra alternativa ha abbandonato completamente questo tabù e si diverte a infrangerlo, come capita sempre coi giovani quando si tratta delle convenzioni più fastidiose e assurde della nostra epoca.
In generale io penso che i giovani svolgono un ruolo positivo quando mettono in discussione quello che dicono i vecchi. Scuotono un po’ le cose costringendo a rimettere in discussione certe certezze. Non è un caso se, nella favola “Il vestito dell’Imperatore”, è proprio un bambino ad accorgersi che il re è nudo, perché gli adulti si rifiutano di vederlo per non compromettere il loro benessere personale. Segnalare gli effetti perniciosi dell’influenza di talune élite ebree in molti campi della società e della politica statunitense ed europea, come fa la destra alternativa, aiuta molto a comprendere come funziona davvero la vita politica.
Se ancora avete qualche dubbio, vi raccomando di ascoltare qualcuno dei podcast più popolari della destra alternativa, come Fash the Nation o quello di Richard Spencer con Alt-Right Politics, entrambi facilmente scaricabili con uno smartphone. Gli animatori di Fash the Nation, due appassionati di politica di una trentina d’anni che abitano al centro di Washington, parlano di politica ogni settimana per qualche ora. Nelle loro analisi, quando sono pertinenti e non esagerate, segnalano quando vi siano interessi ebraici in gioco, quando i politici, giornalisti, lobbisti, editori, pubblicazioni, fondazioni o i loro finanziatori, alleati, coniugi e mandanti sono ebrei. La banda di Alt-Right Politics fa lo stesso. Grazie a loro, è diventato chiaro che la messa sotto silenzio di queste circostanze nuoce ad una discussione seria.
(Per Fash the Nation, raccomando i podcast con Marcus Halberstram come questo, e per Alt-Right Politics, la rivista quest’anno è stata molto buona. Gli animatori di Flash the Nation sono volgari, ciò che, ahimè, nuoce alla loro credibilità. Ma non vi fate scoraggiare per questo, mettetelo in conto dell’entusiasmo debordante della giovinezza. In realtà meritano di essere ascoltati).
Infrangendo il tabù, la destra alternativa diventa credibile, mentre quelli che non lo fanno lo diventano sempre meno. Il tabù funziona solo se tutti lo rispettano. Se un numero non trascurabile di gente lo ignora, tutti gli altri diventano meno credibili. I liberal (di sinistra) sono messi in grande imbarazzo dalla destra alternativa. Rifiutandosi di discutere apertamente ed equamente dell’influenza ebrea, danno alla destra alternativa un vantaggio competitivo importante.
La destra alternativa rende un gran servizio alla società trattando un tema che richiede analisi, e mettendo a disposizione un ecosistema di siti internet e di podcast dove gli autori possono essere pubblicati e criticati, e dove i punti di vista possono essere discussi in lungo e in largo. Il grosso della discussione sull’influenza ebraica nella destra alternativa ha un carattere molto accademico, equo ed equilibrato, citiamo ad esempio il lavoro di Kevin MacDonald e del suo sito The Occidental Oberver o di Michael Hoffman.
Io credo che la destra alternativa continuerà a crescere in influenza, semplicemente perché sa discutere intelligentemente di due vacche sacre – la questione ebraica e, strettamente legata a questo argomento, la questione del multiculturalismo. Finché continueranno a focalizzarsi su questi due argomenti cruciali, continueranno a crescere di importanza.
Senza animosità verso nessuno
Un altro effetto pernicioso dei tabù è che essi possono scatenare esplosioni di rabbia. Quando un problema non viene affrontato, esso tende a invelenirsi e a incancrenirsi, al punto di diventare intollerabile, col rischio di scatenare reazioni improvvise e violente. Si può osservare questa dinamica quando si discute pubblicamente della perniciosa influenza delle élite ebraiche. Alcuni, quando si rendono infine conto della sua ampiezza e dei danni che produce, dopo essere stati ingannati da persone che ammiravano e nelle quali nutrivano fiducia, esplodono presi da collera — una reazione frequente quando ci si accorge di essere stati imbrogliati in qualche cosa di essenziale. Io penso che questo sia un altro motivo per sbarazzarsi di questo tabù il più in fretta possibile: esso non fa che aggravare il problema.
Evidentemente occorre sforzarsi di avviare questa discussione senza suscitare odio o rabbia contro gli ebrei in generale. Gli ebrei responsabili, quelli collocati ai vertici del potere politico e mediatico, sono di fatto un piccolo gruppo. Chiunque sia cresciuto con gli ebrei e li conosca, come me, sa che sono per lo più rispettabili, come tutti gli altri. Sono le loro élite ad essere, per una ragione o per un’altra, manifestamente maligne, e questo deve essere detto pubblicamente, soprattutto dagli stessi ebrei. Io chiedo che si critichino le élite che hanno dato alla loro nazione una reputazione tanto cattiva, e che si tenti di comprendere perché questo scenario si ripete nel corso della storia.
Il problema si allarga a tutti i settori della vita pubblica
Gli scandali sessuali che riempiono attualmente le prime pagine sembrano sottolineare il fenomeno. Dovunque, da Hollywood alla televisione passando per i media generalisti e Washington, i poveri diavoli insultati dalla folla impazzita sembrano tutti appartenere ad una certa etnia, senza parlare dei principali attori del mondo dello spettacolo. Ebbene, nonostante tutto quello che si può dire su questo dramma, nessuno – a parte la destra alternativa – menziona questo fatto evidente, perché non è educato.
Il problema sembra sorgere quando degli ebrei approdano a posizioni influenti, vale a dire quando entrano a far parte delle temibili «élite». Per una ragione o per l’altra, qualsiasi sia la loro collocazione politica o altre particolarità, cominciano a fare cazzate, e qualcosa va storto seriamente. Forse le potenti istituzioni ebree – i media, le banche, gli studi cinematografici, l’industria musicale, ecc. — sono nelle mani di degenerati che chiedono come prezzo di ingresso ai loro postulanti che si comportino male, e che la loro cattiva condotta peggiori una volta entrati. Io davvero non so, ma con tutta evidenza, la questione merita di essere analizzata. I fatti suggeriscono infatti che una gran parte delle imprese umane dominate e forgiate dagli ebrei sono dei pozzi senza fondo di problemi, con una particolare preferenza per l’inganno e il cinismo, l’ostilità verso la cristianità e i valori cristiani, e in geopolitica, una inestinguibile sete di sangue.
Hollywood e i telefilm? Un’industria dominata completamente dagli ebrei, e una spirale senz’anima di decadenza e di cinismo che peggiora di anno in anno. I mercatini finanziari? Idem: guardate il film “Il colpo del secolo”, o “Il lupo di Wall Street”, per averne una illustrazione particolarmente eclatante. La musica pop e l’incubo del rap? Idem. Lo Stato di Israele e come tratta i Palestinesi? La stessa cosa. La politica estera USA? Un vero disastro declinato nel corso degli ultimi trenta anni attraverso milioni di «omicidi» e lo spreco di miliardi e miliardi di dollari.
E io credo che la parola «omicidio» sia quella giusta: se chiedete alle famiglie di qualcuno dei due milioni di Iracheni, Libici, Siriani, Yemeniti, Ucraini dell’est o Serbi che sono morti nelle guerre della politica estera statunitense, dettata dagli ebrei negli ultimi decenni, saranno tutte d’accordo con me.
In ognuno di questi casi, si nota una tendenza alla disonestà. D’altronde tutto il fenomeno delle « Fake News » è fondamentalmente ebreo. Sono i media statunitensi ed europei appartenenti agli ebrei che pubblicano in continuazione una quantità stupefacente di quel che non si può definire altrimenti che menzogne.
Abbiamo bisogno di ricerche e di analisi serie
Di fatto, 1900 anni dopo che le tribù ebraiche vennero disperse ai quattro venti dai Romani esasperati, la «questione ebraica» continua a costituire un problema importante, complicato e irrisolto. E ai nostri giorni essa si manifesta in modo ancora critico. Ne posso parlare con cognizione di causa: si tratta della politica estera dell’Occidente verso la Russia. Ebbene, l’influenza ebraica su questa questione fa pesare una funesta minaccia su tutto il pianeta. Sono sicuro che tutti gli esperti di politica mediorientale ne converranno, almeno nelle grandi linee.
C’è bisogno di studi e ricerche approfondite per fare luce su questa tragedia, che tocca sia gli ebrei che i gentili. Alcuni autori hanno fatto importanti scoperte, come Kevin MacDonald, ma occorre molto altro per comprendere pienamente il problema.
Nel suo libro, Judaism’s Strange Gods (Gli strani Dei del Giudaismo), Michael Hoffman, un autore molto credibile, sostiene che sia il giudaismo moderno a creare il problema. Esso sarebbe stato stravolto da diverse sette ebraiche, come i farisei dell’epoca del Nuovo Testamento, e ispirerebbe nelle élite sentimenti misantropici. Non so dire se sia vero, ma è questo il tipo di indagine che è necessaria se vogliamo venire a capo di questo bordello, come direbbe il nostro presidente.
Poco da aspettarsi dai media alternativi esistenti
Io so che molti autori e redattori dei media alternativi e del movimento alternativo «moderato» (Alt-Right), concordano in line di principio con quanto ho scritto in questo articolo, ma non possiamo attenderci che molti di loro infrangano il tabù. Lottano per far quadrare i conti e spesso lavorano per niente; qualunque novità di questo tipo nella loro politica editoriale farebbe loro perdere una parte dei finanziamenti (senza parlare dei loro migliori autori), cosa che renderebbe la loro situazione finanziaria insostenibile. Alcuni dipendono da fondazioni o da governi che non li sosterrebbero più. Il necessario lavoro di ricerca sarà realizzato su poche piattaforme che possono contare su uno zoccolo duro di sostenitori — parliamo soprattutto della destra alternativa (Alt-Right) o da pubblicazioni con redini abbastanza forti come Russia Insider.
Richiesta di articoli e sostegno
Parte dei miei colleghi, del personale e dei cronisti di Russia Insider si sono vivamente opposti alle idee che ho qui esposto. Ne ho a lungo discusso con molti di loro. Alcuni dei migliori autori di questo sito, e anche alcuni dei più eloquenti critici dell’assurda politica degli USA verso la Russia, sono ebrei. Alcuni sono d’accordo con me in privato, ma non vogliono esprimersi in pubblico su questo argomento per paura di compromettere la propria carriera. Altri non condividono. Russia Insider dipende molto dai contributi dei suoi lettori, e suppongo che questo articolo raffredderà gli ardori di qualcuno di loro, ma se invece siete d’accordo con me, è il momento ideale per fare una donazione.
Giacché il nostro argomento principale è la Russia, Russia Insider non si occuperà esclusivamente di questo problema (e «problema» è l’espressione appropriata), ma io sono pronto a dare spazio a questo problema, e non solo in relazione alla Russia. Invito dunque tutti gli autori, anche quelli della destra alternativa, a contattarmi direttamente su Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. con delle proposte di articoli, o qualsiasi altra idea vi venga in mente. E sì, pubblicheremo questi articoli utilizzando delle (((parentesi))) [codice adottato per segnalare il carattere giudaico di una persona o di un’organizzazione, N.d.T.].
Con mio grande disappunto, non siamo in grado di pagare gli autori per questi articoli. Se un lettore di questo articolo fosse in grado di aiutarci finanziariamente per pagare di autori che tratteranno questo argomento importante, questo ci aiuterebbe, perché la remunerazione accresce immediatamente la qualità e la profondità della riflessione. Se siete interessati, contattatemi direttamente.
In fin dei conti, importa poco che altre persone siano o meno d’accordo con me, che io perda o guadagni autori e donazioni, lettori o influenza, o che le grandi piattaforme online cerchino di soffocarci (lo fanno già). Ho lanciato questo sito nell’autunno 2014 per denunciare un crimine terribile, un’enorme menzogna sul conflitto in Ucraina, menzogna ardentemente veicolata dai media, soprattutto da ebrei in pubblicazioni di proprietà di ebrei (Andrew Kramer e il comitato di redazione del New York Times ne sono un esempio perfetto). Ancora non l’avevo individuato come un problema ebreo, ma già sapevo, con certezza, che quel che si diceva era falso. All’epoca conoscevo ben poco sull’influenza ebraica. Ma dopo tre anni di immersione nelle analisi politiche e nella critica mediatica, adesso mi appare evidente.
Russia Insider si è guadagnato il rispetto dei lettori facendo quel che poteva per dire la verità, e denunciare la disonestà dei media. E non il nostro compito non è finito.
Avviso importante (8 marzo 2018)
Dopo la sua pubblicazione, questo articolo ha suscitato un vero terremoto. È stato ripubblicato decine di volte sia in russo e spagnolo che in inglese, ha collezionato oltre 350 000 visioni, e sono stati scritti molti articoli su di esso, favorevoli e sfavorevoli in proporzione più o meno uguale. Continua ad essere letto attivamente. I circa 2000 commenti che ha suscitato sono straordinari per la loro lunghezza; tutti insieme contano centinaia di pagine, vale a dire 20 o 30 volte la lunghezza dell’articolo. Sono peraltro per il 90% favorevoli.
Dal momento dell’annuncio, abbiamo pubblicato circa 40 articoli nella nostra nuova rubrica: La questione ebraica. Anche questa rubrica ha avuto centinaia di migliaia di visioni e collezionato migliaia di commenti. Abbiamo anche un importante stock di articoli che pubblicheremo nei prossimi mesi — materiale tutto di prima qualità, in quantità enorme, ben maggiore delle nostre possibilità di pubblicazione.
Io sono stato inondato di lettere di incoraggiamento, di sostegno, donazioni e molte proposte. Grazie a tutti! Sono felice di constatare che tanta gente è d’accordo con la mia decisione.
Se volete aiutarci: mandateci il vostro indirizzo mail con il modulo che è al termine dell’articolo in lingua originale. È l’unico modo sicuro di contattarci, perché subiamo attacchi da Google, Twitter, Facebook e YouTube. Nei prossimi mesi farò un appello ai nostri simpatizzanti per raccogliere fondi e aiuti e produrre più giornalismo di qualità sulla questione ebraica.
Se l’intimidazione non vi scoraggia, se pensate come me che è giunto il tempo di parlare apertamente di questa questione essenziale, allora per favore iscrivetevi.
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