Greta Thunberg: cosa c’è dietro la favola
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Intervento, 17 marzo 2019 - Isabelle Attard ha ricostruito, con sguardo fin troppo tenero, la storia della giovane militante ecologista Greta Thunberg (nella foto)
Reporterre, 9 febbraio 2019 (trad.ossin)
Greta Thunberg: cosa c’è dietro la favola
Isabelle Attard
La cronista ha vissuto diversi anni nella Lapponia svedese e ha presieduto il gruppo di amicizia Francia-Svezia all’Assemblea Nazionale. E ha ricostruito, con sguardo fin troppo tenero, la storia della giovane militante ecologista Greta Thunberg...
Isabelle Attard è stata deputata ecologista del Calvados. Si definisce come «ecoanarchica».
Da circa cinque mesi, una giovane svedese di 16 anni, autistica Asperger, è sotto i riflettori mediatici del mondo intero. Fa lo «sciopero della scuola» per farsi ascoltare e la sua lotta è giusta. Intende trasmettere un messaggio ai miliardari, ai decisori politici, alla COP24 in Polonia o ultimamente a Davos, perché rispettino i loro impegni sul clima. Il suo ultimo discorso ha commosso quasi tutti i militanti ecologisti del pianeta:
« Io non voglio che voi siate disperati, voglio che siate presi dal panico. Voglio che proviate la paura che io sento ogni giorno e che agiate come se ci fosse il fuoco, perché è così. […] C’è ancora una piccola possibilità di fermare le emissioni di gas serra e si possano evitare sofferenze per gran parte della popolazione del pianeta ».
Il creatore di questi momenti forti è un piccolo genio svedese delle «pubbliche relazioni», Ingmar Rentzhog. Il rovescio della favola è meno grazioso, ma più interessante.
Il giornalista investigativo svedese Andreas Henriksson è, secondo le mie ricerche, il primo ad avere indagato sulla questione e il suo articolo è stato pubblicato sul blog di Rebecca Weidmo Uvell, l’11 dicembre 2018.
Tutto è stato accuratamente programmato per trasformare la giovane svedese in eroina internazionale
La bella storia di Greta Thunberg comincia il 20 agosto 2018. Ingmar Rentzhog cofondatore della star-up We Don’t Have Time (Non abbiamo tempo) avrebbe incrociato Greta Thunberg davanti al Parlamento svedese e pubblicato un post commosso sulla sua pagina Facebook. Era il 1° giorno dello sciopero cominciato da Greta. Il 24 agosto esce in libreria un’autobiografia che mette insieme crisi familiare e crisi climatica, Scener ur hjärtat, scritto da Malena Ernman la madre di Greta, Svante Thunberg suo padre, Beata, sua sorella, e Greta. I genitori artisti – cantante lirica e attore – sono molto noti in Svezia; Greta non lo era ancora.
In effetti Ingmar Rentzhog e la famiglia di Greta già si conoscevano e hanno partecipato insieme a una conferenza sul clima il 4 maggio 2018. Non è stato dunque casuale l’incontro a Stoccolma, sul marciapiede davanti al Parlamento, tra Ingmar e Greta.
Tutto è stato accuratamente programmato per trasformare la giovane svedese in eroina internazionale, e questo fin dal 1° articolo pubblicato sul quotidiano più letto nel paese, Aftonbladet, solo qualche ora dopo il post Facebook di Rentzhog.
We Don’t Have Time, la start-up che ha co-fondato nel 2016, ha l’ambizione di creare una rete sociale di più di 100 milioni di partecipanti, che influenzerà uomini e donne politiche e capi di imprese, perché si impegnino di più contro il riscaldamento climatico. Almeno è quanto si può leggere nella loro brochure web.
E’ qui che la cosa si complica. Tra gli azionisti della start-up, si trovano esponenti di due famiglie legate tra di loro: i Persson, figli del miliardario Sven Olof Persson, che ha fatto fortuna, tra l’altro, con la vendita di auto (Bilbolaget Nord AB) e i Rentzhog. Le due famiglie di investitori, che si sono incontrati nella regione di Jämtland, non hanno alcun rapporto con l’ecologia, sono invece specialisti della finanza.
Salvare il pianeta mantenendo lo stesso tasso di crescita e reclamando ancora più mondializzazione
A maggio 2018, Ingmar Rentzhog viene assunto come presidente-direttore del think tank Global Utmaning, promuovendo lo sviluppo sostenibile e dichiarandosi politicamente indipendente. La sua fondatrice altri non è che Kristina Persson, figlia del miliardario ed ex ministro social-democratico con delega allo sviluppo strategico e alla cooperazione nordica tra il 2014 e il 2016. Analizzando i tweet del think tank, si nota un forte impegno politico per un’alleanza, alle prossime elezioni europee, tra socialdemocratici e destra svedese. L’unico nemico sono «i nazionalismi» che crescono dovunque in Europa e nel mondo. Idee che non dispiaceranno al nostro presidente Macron.
Il 16 febbraio 2019, Global Utmaning era fiera di annunciare sulle reti sociali la sua nuova collaborazione con Global Shapers, una comunità di giovani dirigenti 20-30enni «con grandi potenzialità da mettere in campo per il futuro della società e che si impegnano per migliorare la situazione delle popolazioni intorno a loro». Questa rete è stata creata di sana pianta dal Forum economico mondiale nel 2011. I suoi leader vogliono sì salvare il pianeta, ma salvaguardando gli attuali livelli di crescita e reclamando ancora più mondializzazione. Tutto un programma.
Riassumendo. Abbiamo da un lato una piattaforma digitale in costruzione, We Don’t Have Time, che ha preso effettivamente slancio in pochi mesi grazie a Greta Thunberg, «giovane consigliera» della fondazione che dirige questa piattaforma. Ho dimenticato di precisare en passant che le centinaia di migliaia di indirizzi mail raccolti da Rentzhog valgono oro. E dall’altro, abbiamo una famiglia di miliardari in cui c’è un ex ministro che ha investito in questa start-up, che poi assume Ingmar Rentzhog in un think tank sui temi della crescita verde, dell’economia circolare, insomma del greenwashing (1).
Quel greenwashing che permette al capitalismo di sopravvivere. Greta Thunberg si ritrova a consigliare quelli che fustiga. Come diceva l’autore del Gattopardo, «se vogliamo che tutto resti come è, bisogna che tutto cambi» (Guiseppe Tomasi Di Lampedusa).
Post-scriptum: Per essere chiari: la lotta di questa adolescente e dei giovani che manifestano, in tutto il mondo, è una sana e formidabile fonte di speranza per una presa di coscienza ecologista.
Non si deve essere ingenui, però, circa il ruolo svolto da alcuni adulti intorno a lei, spindoctor, mentori, specialisti del greenwashing, della crescita verde e del capitalismo. Per lottare efficacemente, non essere ingenui è una necessità.
(1) Greenwashing è un neologismo indicante la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, allo scopo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti. (fonte: wipedia)