La Francia è diventata una delle minacce mondiali alla libertà di espressione
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Intervento, 17 luglio 2019 - Un tempo bastione della libertà, la Francia è diventata una delle più grandi minacce internazionali contro la libertà di espressione (nella foto, il presidente francese Emmanuel Macron)
The Hill, 6 luglio 2019 (trad.ossin)
La Francia è diventata una delle minacce mondiali alla libertà di espressione
Jonathan Turley
Poco più di un anno fa, il presidente francese Emmanuel Macron è venuto negli Stati Uniti portando a Washington due specie potenzialmente invasive. Uno era un albero e l’altro un giro di vite contro la libertà di espressione. Ironia volle che, poco dopo che l’albero era stato piantato, le autorità lo hanno rimosso per metterlo in quarantena. La specie più pericolosa, però, consisteva in un organo di controllo della libertà di espressione in internet, una proposta che ha suscitato applausi entusiastici da parte dei nostri politici ignoranti.
Mentre i nostri politici negli Stati Uniti applaudono Macron come scemi del villaggio, la maggior parte degli Statunitensi sono ferventi difensori della libertà di espressione. Essa scorre nel nostro sangue. La cosa non impedisce però a Macron, e ad altri in Europa, di imporre unilateralmente il controllo della parola in internet, grazie a nuove leggi varate in Francia e in Germania. Ma se pensate che sia solo un problema europeo, vi sbagliate.
Macron e il suo governo tentano di cancellare unilateralmente le espressioni di odio in internet. Il Parlamento francese ha approvato una nuova legge che impone alle società di internet come Facebook e Google un termine di sole 24 ore per sopprimere le espressioni di odio dai loro siti, col rischio di dover pagare in caso contrario 1,4 milioni di dollari di multa. Il voto finale è atteso per la prossima settimana. La Germania ha adottato una misura simile l’anno scorso, e già imposto multe per 56 milioni di dollari.
Francesi e Tedeschi hanno rinunciato al tentativo di convincere gli Stati Uniti a rinunciare alla protezione della libertà di espressione. Hanno capito che non ce n’era bisogno in quanto, imponendo sanzioni gravose, le grandi imprese saranno obbligate a operare una censura, anche con norme del tutto generiche. Ne potrebbe quindi conseguire una limitazione della più grande invenzione che abbia mai favorito la libertà di espressione nella storia del mond0o. Tutto questo passa senza neanche un accenno di opposizione nel Congresso o da parte della maggior parte delle organizzazioni di difesa dei diritti civili.
La mossa degli Europei colpisce in un punto debole della Costituzione degli Stati Uniti. Il Primo emendamento fa un eccellente lavoro di prevenzione degli atti governativi contro la libertà di espressione, e la maggior parte delle leggi che in Europa limitano la libertà di espressione sarebbero incostituzionali negli Stati Uniti.
Tuttavia, pur protetti nei confronti del Grande Fratello, restiamo però del tutto vulnerabili nei confronti del Piccolo Fratello, composto da imprese private che dispongono di un ampio potere discrezionale per limitare e controllare la libertà di espressione nel mondo intero.
Gli Europei sanno che è poco probabile che queste imprese esercitino la censura solo in certi paesi e non in altri. Succederebbe la stessa cosa della «eccezione californiana». In tutti gli Stati vigono norme simili in materia di emissione di veicoli sulla base della legge sulla pulizia dell’aria (Clean Air Act), ma in California c’è una eccezione perché vigono norme più severe. Piuttosto che creare auto speciali per la California, le aziende automobilistiche adottano i criteri vigenti in California. Quando si tratta di controllare l’espressione, gli Europei sanno di poter limitare la parola non solo nei loro paesi, ma anche praticamente negli Stati Uniti e altrove.
In effetti gli Europei fanno affidamento sui successi passati. Nel 2013, un gruppo di studenti ebrei ha usato le leggi francesi per costringere Twitter a rivelare l’identità degli autori dei post anonimi ritenuti antisemiti. A suo credito, va detto che Twitter si è battuto per proteggere l’anonimato, ma i tribunali europei si sono pronunciati contro la società che, alla fine, ha ceduto. L’anonimato è venuto meno con la stessa rapidità con cui la libertà di espressione viene schiacciata in questi paesi.
Macron sa che gli ostacoli europei posti alla libertà di espressione possono metastatizzarsi in internet. Hanno già devastato la libertà di espressione in Europa. Quelle leggi che criminalizzano le opinioni sulla base di norme vaghe che parlano di «incitare» o «intimidire» delle persone a causa della loro razza o religione. Per esempio, lo stilista John Galliano è stato riconosciuto colpevole da un tribunale francese di avere pronunciato espressioni antisemite nei confronti di almeno tre persone in un ufficio a Parigi. Al momento della condanna, la giudice Anne-Marie Sauteraud ha letto una lista di parolacce usate da Galliano nei confronti di Geraldine Bloch e Philippe Virgitti. «Ha detto» sporca puttana «almeno mille volte», ha detto a voce alta.
In un altro caso, il padre della candidata conservatrice alla presidenza francese, Marine Le Pen, è stato condannato ad una multa per avere attribuito alle «persone della minoranza rom» «cattivi sentimenti». Una madre francese è stata denunciata perché suo figlio è andato a scuola con una camicia su cui era scritto «io sono una bomba». Un tedesco è stato arrestato per avere la suoneria del telefono con la voce di d’Adolf Hitler. Un politico conservatore tedesco è stato messo sotto inchiesta per un tweet nel quale accusava la polizia di voler tranquillizzare le “orde di barbari musulmani stupratori di gruppo”. Perfino il ministro tedesco della Giustizia, Heiko Maas, è stato censurato per effetto delle sue stesse leggi, per aver chiamato idiota uno scrittore sul suo account Twitter.
Il risultato di leggi così generiche è prevedibile. Una recente inchiesta ha rivelato che solo il 18% dei Tedeschi si sente libero di parlare in pubblico. Più del 31% non si sente libero nemmeno di parlare in privato con gli amici. Solo il 17% dei Tedeschi si sente libero di parlare in internet e il 35% afferma che la libertà di espressione è possibile solo in ristretti circoli privati. Questo vuol dire far paura alla gente e occorre diffidare.
Anche le Nazioni Unite hanno di nuovo chiesto che il discorso di odio venga categorizzato come un ‘crimine internazionale’. Le nazioni musulmane vogliono che venga inclusa anche la blasfemia e Israele vuole che l’antisemitismo venga considerato un delitto. Anche nel nostro paese, alcuni politici come Howard Dean e diversi professori universitari hanno dichiarato che il discorso di odio non è protetto dal Primo emendamento. La deputata Frederica Wilson ha chiesto che vengano processati coloro che prendono in giro i membri del Congresso. Un recente sondaggio ha rivelato che la metà degli studenti statunitensi non pensa che il discorso di odio debba essere protetto.
La triste ironia della Francia che guida la crociata contro la libertà di espressione è forte. Un tempo bastione della libertà, la Francia è diventata una delle più grandi minacce internazionali contro la libertà di espressione. Ha persino dato un giro di vite alla stampa libera con indagine giudiziarie. Per anni ci siamo occupati solo del nostro lato dell’Atlantico, considerando queste tendenze come problemi europei. Con queste nuove leggi, però, sta diventando un problema mondiale. Le specie invasive di Macron stanno per invadere il Web.