Perché la Germania invase la Polonia nel 1939
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Analisi, 4 ottobre 2019 - Fu davvero colpa di Hitler lo scoppio della guerra nel 1939 ? Un tema controverso, un saggio onesto e ben documentato...
Unz Review, 15 gennaio 2019 (trad. ossin)
Perché la Germania invase la Polonia nel 1939
John Wear
Un assegno in bianco della Gran Bretagna alla Polonia
Il 21 marzo 1939, durante la visita del Primo Ministro francese Édouard Daladier, il Primo Ministro britannico, Neville Chamberlain, discusse di un fronte comune con la Francia, la Russia e la Polonia contro l’aggressione tedesca. La Francia accettò immediatamente, e i Russi accettarono a condizione che Francia e Polonia firmassero per prime. Il ministro polacco degli Affari esteri, Józef Beck, oppose il veto all’accordo il 24 marzo 1939 (1). Gli uomini di Stato polacchi temevano la Russia più della Germania. Il maresciallo polacco Edward Śmigły-Rydz dichiarò all’ambasciatore francese: «Coi Tedeschi, noi rischiamo di perdere la nostra libertà. Coi Russi perderemmo la nostra anima». (2)
Un’altra complicazione sorse nella diplomazia europea quando un movimento di abitanti di Memel, in Lituania, cercò di unirsi alla Germania. I vincitori alleati del Trattato di Versailles avevano distaccato Memel dalla Prussia orientale, collocandola sotto il protettorato della Società delle Nazioni. La Lituania ottenne poi Memel dalla Società delle Nazioni, poco dopo la Prima Guerra Mondiale. Memel era storicamente una città tedesca che, nei sette secoli della sua storia, non si era mai separata dalla sua patria prussiana orientale. Dopo la Prima Guerra mondiale, la Germania era tanto debole da non potere impedire alla minuscola nazione neo-lituana di impossessarsi di Memel (3).
L’occupazione tedesca di Praga nel marzo 1939 aveva suscitato un entusiasmo incontrollabile tra la popolazione in maggioranza tedesca di Memel. La popolazione di Memel chiedeva di tornare alla Germania e non poteva essere trattenuta. Il ministro lituano degli Affari esteri si recò a Berlino il 22 marzo 1939, e accettò di restituire immediatamente Memel alla Germania. L’annessione di Memel da parte della Germania avvenne il giorno successivo. La questione di Memel esplose spontaneamente, senza alcun piano deliberato di annessione da parte della Germania. (4) I leader polacchi ritennero che la restituzione di Memel alla Germania, a scapito della Lituania, non sarebbe stata motivo di conflitto tra la Germania e la Polonia (5).
Quel che ha causato un conflitto tra la Germania e la Polonia è stata la cosiddetta città libera di Danzica. Danzica venne fondata all’inizio del XIV secolo ed è stata storicamente un porto chiave all’imbocco della grande Vistola. Fin dalla fondazione, Danzica è stata abitata quasi esclusivamente da Tedeschi. Nel 1922, la minoranza polacca rappresentava meno del 3% dei 365 000 abitanti della città. Il Trattato di Versailles trasformò Danzica, da capitale provinciale tedesca, a protettorato della Società delle Nazioni, sottoposta a numerose restrizioni poste a vantaggio della Polonia. La grande maggioranza degli abitanti di Danzica non ha mai voluto staccarsi dalla Germania ed era impaziente di ritornarvi nel 1939. Il desiderio di tornare alla madre patria era acuito dal fatto che l’economia tedesca andava bene, mentre l’economia polacca risentiva ancora gli effetti della Grande Depressione (6)
Molti cittadini tedeschi di Danzica avevano sempre dimostrato la loro incrollabile lealtà verso il nazional-socialismo e i suoi principi. Avevano perfino eletto una maggioranza parlamentare nazional-socialista, prima che lo stesso risultato si ottenesse in Germania. Tutti sapevano che la Polonia cercava costantemente di accrescere il suo controllo su Danzica, nonostante le opposte aspirazioni dei suoi abitanti. Hitler non era contrario alle aspirazioni economiche polacche a Danzica, ma era risoluto a non permettere mai che la città diventasse polacca. Una rinuncia di Hitler a Danzica sarebbe stata un tradimento della lealtà dimostrata dai suoi abitanti verso il III Reich e del loro diritto di autodeterminazione (7)
La Germania presentò il 24 ottobre 1938 una proposta di soluzione globale della questione di Danzica con la Polonia. Il piano di Hitler prevedeva l’annessione di Danzica e la costruzione di un’autostrada e di una linea ferroviaria che la collegassero alla Prussia orientale. Come contropartita, la Polonia avrebbe ottenuto un porto franco permanente e il diritto di costruire le sue autostrade e le sue linee ferroviarie di collegamento al porto. Tutta la regione di Danzica sarebbe diventata un mercato libero permanente per i prodotti polacchi, senza alcuna pretesa doganale da parte della Germania. La Germania avrebbe fatto un passo senza precedenti, riconoscendo e garantendo la frontiera germano-polacca esistente, compresa quella fissata nel 1922 in Alta Slesia. Si trattava di una concessione molto importante giacché il Trattato di Versailles aveva assegnato alla Polonia un territorio al quale la Germania si proponeva di rinunciare. L’offerta di Hitler di garantire le frontiere della Polonia comportava anche un livello di sicurezza militare che nessun’altra nazione non comunista era in grado di eguagliare (8)
L’accordo proposto dalla Germania alla Polonia era molto meno favorevole alla prima del Tredicesimo punto del programma di Wilson a Versailles. Il Trattato di Versailles aveva concesso alla Polonia grandi estensioni di territorio in regioni come la Prussia occidentale e il Posen occidentale, essenzialmente tedesche. Anche la parte industriale più ricca dell’Alta Slesia venne poi data alla Polonia, nonostante un plebiscito contrario (9). La Germania era disposta a rinunciare a questi territori pur di trovare un accordo di cooperazione con la Polonia. Si trattava di concessioni più che sufficienti a compensare l’annessione tedesca di Danzica e la costruzione di un’autostrada e una linea ferroviaria nel Corridoio. Gli stessi diplomatici polacchi ritenevano che la proposta tedesca fosse una base sincera e realista per un accordo permanente (10).
Il 26 marzo 1939, l’ambasciatore polacco a Berlino, Joseph Lipski, respinse formalmente la proposta di accordo tedesca. I polacchi avevano atteso più di cinque mesi per dare una risposta e non avevano accettato alcuna modifica delle proposte originarie. Lipski dichiarò al ministro tedesco degli Affari esteri Joachim von Ribbentrop che «era suo doloroso dovere evidenziare che qualsiasi tentativo tedesco di dare attuazione ai propositi tedeschi, in particolare per quanto concerne il ritorno di Danzica al Reich, avrebbe comportato una guerra con la Polonia». (11)
Il 30 marzo 1939, il ministro degli Affari esteri polacco Józef Beck accettò l’offerta della Gran Bretagna di una garanzia incondizionata all’indipendenza della Polonia. L’impero britannico accettava di entrare in guerra quale alleato della Polonia, se i Polacchi avessero deciso che una guerra era necessaria. In un discorso scritto dal ministro britannico degli Affari esteri, Lord Halifax, Chamberlain disse alla Camera dei comuni il 31 marzo 1939:
Devo ora informare il Parlamento… che nell’eventualità di un’azione che minacciasse chiaramente l’indipendenza della Polonia e alla quale il governo polacco ritenesse vitale resistere con le sue forze nazionali, il governo di Sua Maestà si sentirebbe immediatamente tenuto a prestare al governo polacco tutto l’appoggio possibile. Ha fornito al governo polacco un’assicurazione in questo senso. (12)
La Gran Bretagna, per la prima volta nella sua storia, lasciava la decisione di fare o meno una guerra fuori dai suoi confini ad un’altra nazione. La garanzia britannica alle Polonia era vincolante, ma senza impegni da parte polacca. L’opinione pubblica britannica se ne meravigliò. Eppure, nonostante il suo carattere senza precedenti, Halifax non ebbe alcuna difficoltà a convincere i partiti conservatore, liberale e laburista ad accettare la garanzia incondizionata che la Gran Bretagna accordava alla Polonia (13).
Molti storici e diplomatici britannici hanno criticato la garanzia unilaterale accordata dalla Gran Bretagna alla Polonia. Per esempio, il diplomatico britannico Roy Denman ha definito la garanzia di entrata in guerra per la Polonia come «l’impresa più temeraria ma osata da un governo britannico. Ha collocato la decisione di pace o di guerra in Europa nelle mani di una dittatura militare temeraria, intransigente e avventurista». (14) Lo storico britannico Niall Ferguson ha dichiarato che la garanzia di guerra, accordata alla Polonia, «legava il destino della Gran Bretagna a quello di un regime antidemocratico e antisemita simile a quello della Germania». (15) Lo storico militare inglese Liddell Hart ha detto che la garanzia accordata alla Polonia «affidava il destino della Gran Bretagna ai dirigenti polacchi, uomini poco giudiziosi e instabili. Inoltre si trattava di una garanzia impossibile da attuare senza l’aiuto della Russia… »(16)
Lo storico statunitense Richard M. Watt ha scritto a proposito della garanzia unilaterale britannica alla Polonia: «Questa amplissima garanzia lasciava praticamente ai Polacchi la possibilità di decidere se la Gran Bretagna sarebbe o meno entrata in guerra. Dare un simile assegno in bianco ad un paese dell’Europa centrale, in particolare alla Polonia – una nazione che la Gran Bretagna considerava generalmente irresponsabile e cupida – era incredibile» (17)
Quando il ministro belga in Germania, il visconte Jacques Davignon, lesse il testo della garanzia britannica alla Polonia, esclamò che l’espressione «assegno in bianco» era l’unica possibile. Davignon era estremante allarmato per l’impudenza dei Polacchi. Il segretario di Stato tedesco, Ernst von Weizsäcker, tentò di rassicurare Davignon affermando che la situazione tra Germania e Polonia non era tragica. Però Davignon temeva che la mossa britannica avrebbe in brevissimo tempo scatenato la guerra (18).
Weizsäcker aggiunse poi con disprezzo: «La garanzia britannica alla Polonia era come offrire caramelle a un bambino che non ha ancora imparato ad ascoltare ragioni!» (19)
Il deterioramento delle relazioni germano-polacche
Le relazioni germano-polacche erano diventate tese per la crescente durezza con cui le autorità polacche trattavano la minoranza tedesca. Negli anni 1930, il governo polacco aveva cominciato a confiscare le terre della minoranza tedesca a prezzi bassi, attraverso espropriazioni pubbliche. Il governo tedesco lamentava che i proprietari tedeschi ricevevano solo un ottavo del valore dei loro beni da parte del governo polacco. Siccome il pubblico polacco era al corrente della situazione tedesca e voleva approfittarne, era vietato alla minoranza tedesca in Polonia di vendere le terre prima dell’espropriazione. La legge polacca vietava inoltre ai Tedeschi di vendere a titolo privato vaste estensioni di terra.
Nel 1939, i diplomatici tedeschi fecero pressioni perché venisse rispettato il Patto delle Minoranze firmato nel novembre 1937 con la Polonia per garantire uguale trattamento ai proprietari terrieri tedeschi e polacchi. Nonostante le assicurazioni della Polonia circa un’uguaglianza di trattamento, i diplomatici tedeschi appresero il 15 febbraio 1939 che le ultime espropriazioni di terre in Polonia avevano riguardato essenzialmente proprietà tedesche. Queste espropriazioni avevano praticamente cancellato importanti proprietà fondiarie tedesche in Polonia, mentre la maggior parte dei latifondi polacchi restavano intatti. Divenne evidente che non si poteva fare niente diplomaticamente per aiutare la minoranza tedesca in Polonia (20).
La Polonia minacciò la Germania di mobilitare parte delle sue forze il 23 marzo 1939. Centinaia di migliaia di riservisti dell’esercito polacco vennero mobilitati. Hitler venne avvisato che la Polonia si sarebbe battuta per impedire il ritorno di Danzica alla Germania. I Polacchi restarono sorpresi nello scoprire che la Germania non prendeva sul serio questa sfida. Hitler, che davvero voleva restare amico della Polonia, si astenne dal rispondere alla minaccia di guerra. La Germania non minacciò la Polonia e non assunse alcuna misura militare preventiva in risposta alla parziale mobilitazione polacca (21).
Hitler considerava un accordo con la Polonia come un’alternativa ben più preferibile alla guerra. Tuttavia ogni negoziato venne meno dopo la garanzia britannica alla Polonia, a causa del rifiuto di Józef Beck di negoziare. Beck ignorò i ripetuti suggerimenti della Germania per ulteriori negoziati, perché sapeva che Halifax sperava di distruggere completamente la Germania. Halifax considerava una guerra anglo-tedesca inevitabile dal 1936 e la politica anti-tedesca della Gran Bretagna venne resa pubblica con un discorso di Neville Chamberlain il 17 marzo 1939. Halifax scoraggiava i negoziati germano-polacchi, contando sulla Polonia perché fornisse il pretesto ad una guerra preventiva britannica contro la Germania (22).
La situazione tra la Germania e la Polonia si deteriorò rapidamente nelle sei settimane seguite alla parziale mobilitazione della Polonia del 23 marzo 1939, fino a un discorso pronunciato da Józef Beck il 5 maggio 1939. L’obiettivo principale che si proponeva Beck pronunciando il suo discorso davanti alla Sejm, la camera bassa del Parlamento polacco, era di convincere i Polacchi e il mondo che egli era capace e desideroso di sfidare Hitler. Beck sapeva che Halifax era riuscito a creare un’atmosfera di guerra in Gran Bretagna e che poteva oramai spingersi senza limiti e senza dispiacere i Britannici. Nel suo discorso, Beck assunse un atteggiamento senza compromessi che ha effettivamente chiuso la porta a nuovi negoziati con la Germania.
Beck fece molte dichiarazioni false e ipocrite nel suo discorso. Una delle più sorprendenti è che la garanzia britannica alla Polonia non aveva niente di straordinario. La presentò come una tappa normale nella costruzione di relazioni amichevoli con un paese vicino. Questo contrasta vivamente con la dichiarazione del diplomatico britannico Sir Alexander Cadogan a Joseph Kennedy, secondo cui le garanzie della Gran Bretagna alla Polonia erano senza precedenti in tutta la storia della politica estera britannica (23).
Beck concluse il discorso in un crescendo emozionante che provocò un’eccitazione selvaggia tra i parlamentari polacchi. Qualcuno gridò forte: «Noi non abbiamo bisogno di pace!» E seguì un pandemonio. Beck aveva convinto molti Polacchi che bisognava battersi contro la Germania. Questo sentimento nasceva dall’ignoranza che impediva loro di valutare criticamente le molte falsità e inesattezze contenute nel discorso di Beck. Beck fece credere che Hitler aveva recato offesa all’onore della Polonia con quelle che erano invece delle ragionevoli proposte di pace. Beck aveva effettivamente fatto della Germania il nemico mortale della Polonia (24).
All’epoca del discorso di Beck, risiedevano in Polonia più di un milione di Tedeschi, essi sono stati le vittime principali della crisi germano-polacca nelle settimane seguenti. I cittadini polacchi di origine tedesca vennero fatti oggetto di crescenti violenze da parte dei Polacchi. Si è detto più volte all’opinione pubblica britannica che le rimostranze della minoranza tedesca in Polonia erano ampiamente immaginarie. Il cittadino britannico medio era del tutto all’oscuro del terrore e della paura di morte provati da questi Tedeschi in Polonia. Alla fine, molte migliaia di Tedeschi in Polonia sono morte a causa di questa crisi. Sono tra le prime vittime della politica di guerra del ministro britannico degli Affari esteri, Halifax, contro la Germania (25).
La responsabilità diretta delle misure di sicurezza nei confronti della minoranza tedesca in Polonia spettava al direttore ministeriale del dipartimento dell’interno, Waclaw Zyborski. Zyborski acconsentì a discutere della situazione il 23 giugno 1939 con Walther Kohnert, uno dei dirigenti della minoranza tedesca, a Bromberg. Zyborski confessò a Kohnert che i Tedeschi di Polonia si trovavano effettivamente in una situazione poco invidiabile, ma che lui non si preoccupava della loro sorte. Zyborski mise fine alla lunga conversazione affermando con franchezza che la sua politica esigeva un trattamento severo della minoranza tedesca in Polonia. Spiegò che era impossibile per i Tedeschi di Polonia sfuggire al loro destino. I Tedeschi di Polonia erano gli ostaggi impotenti della comunità polacca e dello Stato polacco (26).
Altri leader della minoranza tedesca in Polonia hanno fatto ripetutamente appello all’aiuto del governo polacco in questo periodo. Il senatore Hans Hasbach, capo della fazione della minoranza tedesca conservatrice, e il signor Rudolf Wiesner, capo del partito della gioventù tedesca, hanno ciascuno fatto ripetutamente appello al governo polacco perché ponesse un termine alle violenze. In un vano appello lanciato il 6 luglio 1939 al primo ministro Sławoj-Składkowski, capo del dipartimento dell’interno polacco, Wiesner parlò delle ondate di violenze pubbliche contro i Tedeschi a Tomaszów, vicino Lodz, il 13 e il 15 maggio, a Konstantynów, il 21 e il 22 maggio, e a Pabianice, il 22 e il 23 giugno 1939. L’appello di Wiesner non produsse alcun risultato. I leader dei gruppi politici tedeschi dovettero alla fine riconoscere di non avere alcuna influenza sulle autorità polacche, nonostante il loro atteggiamento leale nei confronti della Polonia. Era aperta la caccia contro i Tedeschi di Polonia con l’approvazione del governo polacco (27).
Incidenti anti-tedeschi ebbero luogo contro la maggioranza tedesca anche nella città libera di Danzica. Il 21 maggio 1939, Zygmunt Morawski, un ex soldato polacco, assassinò un Tedesco a Kalthof, nel territorio di Danzica. L’incidente in se stesso non avrebbe avuto niente di speciale, se non fosse che le autorità polacche agirono come se fosse la Polonia, e non la Società delle Nazioni, ad avere la sovranità su Danzica. I funzionari polacchi rifiutarono di scusarsi per l’incidente e trattarono con disprezzo il tentativo delle autorità di Danzica di tradurre in giudizio Morawski. I Polacchi di Danzica si consideravano al di sopra della legge (28).
La tensione crebbe ovviamente a Danzica dopo l’omicidio commesso da Morawski. Gli abitanti tedeschi di Danzica erano certi che la Polonia non avrebbe avuto alcuna pietà se avesse vinto. I Polacchi si infuriarono quando seppero che Danzica sfidava la Polonia organizzando una propria milizia a difesa della città. I Polacchi diedero a Hitler la colpa di questa situazione. Il governo polacco presentò una formale protesta, il 1° luglio 1939, nelle mani dell’ambasciatore tedesco Hans von Moltke contro le misure di difesa militare prese dal governo di Danzica. Il 6 luglio 1939, Józef Beck dichiarò all’ambasciatore francese, Léon Noël, che il governo polacco aveva ritenuto la necessità di ulteriori misure per fronteggiare l’asserita minaccia di Danzica (29).
Il 29 luglio 1939, il governo di Danzica presentò alla Polonia due note di protesta a proposito delle attività illegali degli ispettori di dogana polacchi e dei funzionari dei servizi frontalieri. Il governo polacco reagì bloccando l’esportazione di aringhe e margarina esenti da diritti doganali da Danzica verso la Polonia. Le autorità polacche annunciarono poi, nelle prime ore del 5 agosto 1939, che le frontiere di Danzica sarebbero state chiuse all’importazione di tutti i prodotti alimentari stranieri, a meno che il governo di Danzica non si fosse impegnato, nell’arco di un giorno, a non ostacolare più il lavoro delle dogane polacche. Questa era una temibile minaccia, giacché Danzica dipendeva in gran parte dalle importazioni per le proprie forniture alimentari. Tutti gli ispettori delle dogane polacche vennero armati a partire dal 5 agosto 1939. L’ultimatum polacco significava chiaramente che la Polonia intendeva sostituirsi alla Società delle Nazioni, quale potenza sovrana a Danzica (30).
Hitler giunse alla conclusione che la Polonia cercava di provocare un conflitto immediato con la Germania. Il governo di Danzica si piegò all’ultimatum polacco, seguendo le raccomandazioni di Hitler (31).
Józef Beck spiegò all’ambasciatore britannico Kennard che il governo polacco era pronto ad adottare misure militari contro Danzica, se non avesse accettato le condizioni della Polonia. Gli abitanti di Danzica erano convinti che la Polonia sarebbe ricorsa ad una occupazione militare completa di Danzica se avessero respinto l’ultimatum polacco. Per il governo tedesco era evidente che i Britannici e i Francesi erano incapaci o reticenti a impedire al governo polacco di assumere misure arbitrarie che avrebbero potuto provocare una guerra (32).
Il 7 agosto 1939, i censori polacchi autorizzarono il quotidiano Illustrowany Kuryer Codzienny di Cracovia a pubblicare un articolo di una sincerità senza precedenti. Si diceva che alcune unità polacche attraversavano di continuo la frontiera con la Germania per distruggere delle istallazioni militari tedesche e per trasportare in Polonia il materiale militare tedesco di cui riuscivano ad impossessarsi. Il governo polacco non impedì al giornale, che aveva una larghissima diffusione in Polonia, di dire al mondo intero che la Polonia era impegnata in una serie di violazioni della frontiera tra Germania e Polonia (33).
L’ambasciatore polacco, Jerzy Potocki, tentò invano di persuadere Józef Beck a ricercare un accordo con la Germania. Potocki ha in seguito succintamente spiegato la situazione in Polonia, dicendo che «la Polonia preferisce Danzica alla pace» (34).
Il presidente Roosevelt sapeva che era colpa della Polonia la crisi insorta a Danzica e temeva che l’opinione pubblica statunitense scoprisse la verità. Questo avrebbe potuto essere un fattore decisivo per mettere in crisi il piano di Roosevelt di intervento militare in Europa. Roosevelt chiese all’ambasciatore statunitense Biddle di raccomandare ai Polacchi di dare prova di maggiore prudenza, facendo credere che fossero i Tedeschi responsabili dell’inevitabile esplosione di Danzica. L’11 agosto 1939, Biddle segnalò a Roosevelt che Beck non intendeva lanciarsi in una serie di manovre elaborate e vuote, destinate a ingannare l’opinione pubblica statunitense. Beck dichiarò che, al momento, si accontentava del totale sostegno britannico alla sua politica (35).
Roosevelt temeva anche che i politici statunitensi venissero a conoscenza della realtà dei fatti a proposito del dilemma senza speranza creato dalla politica di provocazione della Polonia contro la Germania. Quando il direttore della campagna elettorale del Partito democratico e il ministro delle Poste, James Farley, si recarono a Berlino, Roosevelt diede disposizioni all’ambasciata USA a Berlino perché fossero impediti contatti non controllati tra Farley e i dirigenti tedeschi. Il 10 agosto 1939, il ministro tedesco degli Affari esteri giunse alla conclusione che era impossibile penetrare nel muro di sicurezza eretto intorno a Farley. I Tedeschi sapevano che il presidente Roosevelt era determinato a impedire loro di comunicare liberamente con i dirigenti statunitensi in visita (36).
Le atrocità dei civili e dei militari polacchi
Il 14 agosto 1939, le autorità polacche dell’Alta Slesia orientale lanciarono una campagna di arresti in massa contro la minoranza tedesca. Si passò poi alla chiusura e alla confisca di imprese, club e istallazioni di protezione sociale tedeschi. I Tedeschi arrestati vennero fatti marciare verso l’interno della Polonia in colonne di prigionieri. I vari gruppi tedeschi in Polonia erano oramai in grandissimo allarme; temevano che i Polacchi avrebbero potuto avviare uno sterminio totale della minoranza tedesca in caso di guerra. Migliaia di Tedeschi cercarono di sfuggire all’arresto attraversando la frontiera con la Germania. Tra le peggiori atrocità commesse dalla Polonia, citiamo la mutilazione di diversi Tedeschi. L’opinione pubblica polacca venne esortata a non considerare la minoranza tedesca come un ostaggio impotente che poteva essere massacrato in assoluta impunità (37).
Rudolf Wiesner, che era il leader più importante della minoranza tedesca in Polonia, ha parlato di un disastro «di inconcepibile ampiezza» dopo i primi mesi del 1939. Wiesner ha affermato che gli ultimi Tedeschi erano stati licenziati senza accordare loro i sussidi di disoccupazione, e che sui volti dei Tedeschi in Polonia erano visibili i segni della fame e delle privazioni. Le organizzazioni di protezione sociale tedesche, le cooperative e le associazioni professionali vennero chiuse dalle autorità polacche. La legge marziale in precedenza applicata alla zona di frontiera venne estesa a più di un terzo del territorio della Polonia. Gli arresti in massa, le deportazioni, le mutilazioni e i pestaggi delle ultime settimane in Polonia superarono tutto quanto era accaduto prima. Wiesner ha insistito sul fatto che i leader della minoranza tedesca auspicavano solo il ristabilimento della pace, l’allontanamento dello spettro della guerra e il diritto di vivere e lavorare in pace. Wiesner venne arrestato dai Polacchi il 16 agosto 1939, accusato di spionaggio per la Germania (38).
La stampa tedesca cominciò a dedicare sempre più spazio ai resoconti dettagliati delle atrocità commesse contro i Tedeschi in Polonia. Il Völkischer Beobachter annunciò che, il 20 agosto 1939, più di 80 000 rifugiati tedeschi provenienti dalla Polonia erano giunti in territorio tedesco. Il ministero tedesco degli Affari esteri aveva ricevuto un considerevole numero di rapporti relativi ad abusi commessi contro i Tedeschi in Polonia. Più di 1 500 rapporti documentati furono ricevuti dopo marzo 1939 e più di 10 rapporti dettagliati giunsero al ministero tedesco degli Esteri ogni giorno. Essi rappresentavano un quadro stupefacente di brutalità e di miseria umana (39).
W. L. White, giornalista statunitense, ha in seguito ricordato che non vi poteva all’epoca essere alcun dubbio, tra le persone bene informate, che orribili atrocità venivano perpetrate ogni giorno contro i Tedeschi in Polonia (40).
Donald Day, corrispondente del Chicago Tribune, raccontò il trattamento atroce che i Polacchi infliggevano ai Tedeschi:
… Ho viaggiato fino al corridoio polacco, dove le autorità tedesche mi hanno autorizzato ad intervistare i rifugiati tedeschi provenienti da diverse città polacche. La storia era sempre la stessa. Arresti in massa e lunghe marce lungo le strade dirette all’interno della Polonia. Le ferrovie erano affollate di movimenti di truppe. Quelli che cadevano lungo il cammino venivano abbattuti. Le autorità polacche sembravano impazzite. Ho intervistato persone per tutta la mia vita e penso di essere capace di trarre conclusioni dalle storie esagerate raccontate da chi ha vissuto esperienze drammatiche. Ma, con tutta l’indulgenza possibile, la situazione era pessima. La guerra mi sembrava una questione solo di ore (41).
L’ambasciatore britannico Nevile Henderson a Berlino si sforzò di ottenere da Halifax il riconoscimento del destino crudele riservato alla minoranza tedesca in Polonia. Il 24 agosto 1939, Henderson avvertì Halifax con insistenza che le rimostranze dei Tedeschi a proposito del trattamento riservato alla minoranza tedesca in Polonia erano pienamente corroborate dai fatti. Henderson sapeva che i Tedeschi erano pronti a negoziare e disse ad Halifax che la guerra tra Polonia e Germania era inevitabile, a meno che non fossero ripresi i negoziati tra i due paesi. Disse anche ad Halifax che era contrario agli interessi polacchi tentare una completa occupazione militare di Danzica, aggiungendo una denuncia impietosa della politica polacca. Quel che Henderson non aveva capito è che Halifax voleva la guerra. Halifax voleva la completa distruzione della Germania (42).
Il 25 agosto 1939, l’Ambasciatore Henderson riferì ad Halifax l’ultima atrocità perpetrata dalla Polonia a Bielitz, nell’Alta Slesia. Henderson non si è mai affidato alle dichiarazioni ufficiali tedesche su questi incidenti, ma su informazioni e rapporti ricevuti da fonti neutrali. I Polacchi continuavano a deportare forzatamente i Tedeschi di questa regione, incolonnandoli verso l’interno della Polonia. Otto Tedeschi vennero assassinati e molti feriti nel corso di una di queste azioni.
Hitler si trovava di fronte ad un terribile dilemma. Se non avesse fatto niente, i Tedeschi di Polonia e di Danzica sarebbero stati abbandonati alla crudeltà e alla violenza di una Polonia ostile. Se avesse adottato misure efficaci contro i Polacchi, i Britannici e i Francesi avrebbero potuto dichiarare guerra alla Germania. Henderson temeva che l’atrocità di Bielitz potesse essere l’ultima goccia che avrebbe spinto Hitler a invadere la Polonia. Henderson, che desiderava vivamente la pace con la Germania, deplorava che il governo britannico non avesse dato prova di prudenza nei confronti delle autorità polacche (43).
Il 23 agosto 1939, la Germania e l’Unione Sovietica firmavano l’accordo Molotov-Ribbentrop. Questo patto di non aggressione conteneva un protocollo segreto che riconosceva una sfera di influenza russa in Europa orientale. Il riconoscimento tedesco di questa sfera di influenza sovietica non si sarebbe applicato nel caso che il contenzioso tedesco-polacco si fosse risolto per via diplomatica. Hitler sperava di recuperare l’iniziativa diplomatica attraverso questo patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop. Chamberlain tuttavia avvertì Hitler, in una lettera datata 23 agosto 1939, che la Gran Bretagna avrebbe sostenuto militarmente la Polonia, indipendentemente dall’accordo Molotov-Ribbentrop. Józef Beck continuò ugualmente a respingere ogni ipotesi di accordo pacifico con la Germania (44).
Il 29 agosto 1939, la Germania fece una nuova offerta alla Polonia per un’ultima campagna diplomatica diretta a risolvere il contenzioso tedesco-polacco. I termini del nuovo piano, le proposte note come Marienwerder, erano meno importanti del fatto stesso che ci si proponesse di negoziare. Le proposte di Marienwerder erano concepite come un progetto tedesco provvisorio in vista di un eventuale accordo. Il governo tedesco sottolineava che esse erano state formulate solo per servire come basi di negoziati senza vincoli tra pari e non costituivano condizioni imposte alla Polonia. Niente impediva alla Polonia di offrire un insieme di proposte diverse.
I Tedeschi, proponendo negoziati alla Polonia, indicavano di essere favorevoli ad un accordo diplomatico piuttosto che alla guerra con la Polonia. L’accettazione all’avvio di negoziati da parte dei Polacchi non avrebbe significato per niente una capitolazione della Polonia né il riconoscimento dell’annessione di Danzica da parte della Germania. I Polacchi avrebbero potuto sottolineare che era stata la Germania, e non la Polonia, a chiedere nuovi negoziati. Rifiutandosi di negoziare, i Polacchi annunciavano di essere favorevoli alla guerra. Il rifiuto del ministro britannico degli Affari esteri, Halifax, di incoraggiare i Polacchi a negoziare, indica che anche lui era favorevole alla guerra (45).
Il Primo Ministro francese Daladier e il Primo Ministro britannico Chamberlain criticarono entrambi in privato il governo polacco. Daladier, in privato, denunciò la «follia criminale» dei Polacchi. Chamberlain confessò all’ambasciatore Joseph Kennedy che erano i Polacchi e non i Tedeschi ad essere irragionevoli. Kennedy riferì al presidente Roosevelt: «Francamente, [Chamberlain] è più inquieto dei Tedeschi per l’irragionevolezza dei Polacchi» (46).
Il 29 agosto 1939, il governo polacco decise la mobilitazione generale dell’esercito. I piani militari polacchi prevedevano che la mobilitazione generale poteva ordinarsi solo in caso di decisione di guerra. Henderson informò Halifax di alcune violazioni acclarate della Polonia prima della guerra. I Polacchi avevano fatto saltare il ponte di Dirschau (Tczew) sulla Vistola, anche se un lato del ponte si trovava in territorio tedesco (Prussia orientale). I Polacchi occuparono anche varie installazioni a Danzica e si scontrarono, lo stesso giorno, con gli abitanti di Danzica. Henderson ha riferito che Hitler non insisteva sulla disfatta militare della Polonia. Hitler era pronto a mettere fine alle ostilità se i Polacchi avessero detto di essere disposti a un negoziato soddisfacente (47).
La Germania decise di invadere la Polonia il 1° settembre 1939. Tutti i dirigenti britannici hanno affermato che la responsabilità era di Hitler. Il primo ministro Chamberlain dichiarò la sera stessa alla radio che «la responsabilità di questa terribile catastrofe (guerra in Polonia) incombeva su un solo uomo, il cancelliere tedesco». Chamberlain affermò che Hitler aveva ingiunto alla Polonia di arrendersi a Berlino, con l’obbligo incondizionato di accettare senza discussioni le condizioni tedesche. Chamberlain tacque sul fatto che la Germania aveva invitato i Polacchi ad avviare dei negoziati normali. Le dichiarazioni di Chamberlain erano bugie complete, ma il caso della Polonia era così indifendibile che sarebbe stato impossibile giustificarlo con la verità.
Anche Halifax pronunciò un discorso sapientemente ipocrita alla Camera dei Lord nella serata del 1° settembre 1939. Halifax affermò che la miglior prova della volontà britannica in favore della pace era che Chamberlain, il grande leader pacifista, trascinava la Gran Bretagna nella guerra. Halifax nascose il fatto che egli era subentrato a Chamberlain nella direzione della politica estera nell’ottobre 1938 e che la Gran Bretagna non sarebbe probabilmente entrata in guerra se non ci fosse stato lui. Assicurò al suo uditorio che Hitler, davanti al tribunale della storia, avrebbe dovuto assumere l’intera responsabilità della guerra. Halifax insistette sul fatto che la coscienza inglese era pulita e che, guardando indietro, non avrebbe cambiato nulla della politica perseguita dalla Gran Bretagna (48).
Il 2 settembre 1939, l’Italia e la Germania decisero di organizzare una conferenza di mediazione con la Gran Bretagna, la Francia e la Polonia. Halifax la sabotò, insistendo che la Germania dovesse ritirare le sue forze dalla Polonia e da Danzica come condizione perché la Gran Bretagna e la Francia partecipassero alla conferenza. Il ministro francese degli Affari esteri, Bonnet, sapeva che nessun paese avrebbe mai accettato simili condizioni e che l’atteggiamento di Halifax era irragionevole e irrealista.
Alla fine, il tentativo di mediazione fallì e la Gran Bretagna e la Francia dichiararono guerra alla Germania il 3 settembre 1939. Quando Hitler lesse la dichiarazioni di guerra britannica contro la Germania, si fermò un momento e chiese, a nessuno in particolare: «E adesso?» (49). Adesso la Germania era di fronte ad una guerra inutile contro tre nazioni europee.
Come gli altri dirigenti britannici, l’ambasciatore in Germania, Nevile Henderson, ha successivamente affermato che la responsabilità della guerra ricadeva su Hitler. Henderson scrisse nelle sue memorie nel 1940: «Se Hitler voleva la pace, sapeva come assicurarla, se voleva la guerra, sapeva che cosa l’avrebbe procurata. La scelta era la sua e, alla fine, era interamente responsabile della guerra». [50] Henderson ha dimenticato in questo passaggio quante volte aveva ripetuto ad Halifax che le atrocità polacche contro la minoranza tedesca in Polonia erano estreme. Hitler ha invaso la Polonia per mettere fine a queste atrocità.
Continuano le atrocità polacche contro la minoranza tedesca
I Tedeschi in Polonia hanno continuato a vivere in un’atmosfera di terrore all’inizio del mese di settembre 1939. In tutto il paese veniva loro detto: «Se arriva la guerra in Polonia, sarete tutti impiccati». Una profezia che in molti casi si è realizzata.
La famosa domenica di sangue di Toruń, il 3 settembre 1939, si è accompagnata ad altri massacri simili altrove in Polonia. Massacri che hanno tragicamente posto fine alle lunghe sofferenze di molti Tedeschi. I Tedeschi avevano previsto questa catastrofe prima dello scoppio della guerra, come dimostra la fuga o il tentativo di evasione dalla Polonia di un gran numero di Tedeschi. I sentimenti di costoro sono rivelati dal disperato slogan «Lontano da questo inferno e ritorno al Reich !» (50)
Alfred-Maurice de Zayas scrisse a proposito dei Tedeschi di Polonia:
Le prime vittime della guerra sono stati dei Volksdeutsche, cittadini polacchi di origine tedesca. Sulla base di liste preparate anni prima, in parte da uffici amministrativi locali, la Polonia ha immediatamente deportato 15 000 Tedeschi verso la Polonia orientale. La paura e la rabbia suscitate dalle rapide vittorie tedesche hanno provocato reazioni isteriche. Si sono viste dovunque delle «spie» tedesche, sospettate di formare una Quinta colonna. Più di 5 000 civili tedeschi sono stati assassinati nei primi giorni di guerra. Erano contemporaneamente ostaggi e capri espiatori. Scene orribili si sono viste a Bromberg il 3 settembre, e anche in diverse altre località della provincia di Posen, a Pommerellen, dove risiedevano minoranze tedesche (51).
Nota
Per memoria e per valutare gli ordini di grandezza, il massacro di Katyn, da parte del NKVD sovietico, ha provocato 4 400 morti secondo wikipedia, che si guarda bene dal fare la minima allusione ai martiri civili tedeschi in Polonia (e nasconde la cifra di circa 4.000 morti in un turbinio di cifre spesso fantasiose) .
Le atrocità polacche contro i cittadini di origine tedesca sono state documentate nel saggio Polish Acts of Atrocity against the German Minority in Poland. Libro criticato e considerato una giustificazione dell’invasione della Polonia da parte di Hitler. Non si è sufficientemente considerato, però, che dei medici legali della Croce Rossa Internazionale, e degli osservatori medici e giuridici degli Stati Uniti, hanno verificato le conclusioni di questa inchiesta sui crimini di guerra polacchi. Queste inchieste sono state condotte anche dalla polizia tedesca e dalle amministrazioni civili, e non dal Partito nazional-socialista o dall’esercito tedesco. Inoltre ricercatori anti-tedeschi e altri universitari hanno riconosciuto che le accuse contenute in questo libro sono interamente fondate su dati fattuali dimostrati (52).
Il libro Polish Acts of Atrocity against the German Minority in Poland ha rivelato:
Quando la prima edizione di questa raccolta di documenti è stata pubblicata il 17 novembre 1939, erano stati definitivamente constati 5 437 uccisioni commessi da soldati dell’esercito polacco e da civili polacchi contro uomini, donne e bambini della minoranza tedesca. Si sapeva che il totale, alla fine, sarebbe stato molto più elevato. Tra questa data e il 1° febbraio 1940, il numero di vittime identificate è salito a 12 857. Attualmente, gli inquirenti rivelano che, oltre a queste 12 857 persone, più di 45 000 risultano disperse. In assenza di tracce, devono necessariamente essere considerate come vittime del terrore polacco. Anche la cifra di 58 000 non è definitiva. Non v’è dubbio che si accerteranno ulteriori migliaia di morti e dispersi supplementari (53).
L’autopsia dei morti dimostra che sono stati assassinati Tedeschi di ogni età, da quattro mesi a 82 anni. Il rapporto conclude:
E’ stato dimostrato che gli assassinii sono stati commessi con la peggiore brutalità e che, in molti casi, si sia trattato di atti puramente sadici: si sono riscontrati occhi cavati, e le altre mutilazioni raccontate dai testimoni appaiono realiste.
Il modo in cui sono stati commessi gli omicidi rivela, in molti casi, torture fisiche e mentali ben studiate; occorre anche menzionare diversi casi di agonie durate diverse ore e di morti lente per negligenza.
La costatazione di gran lunga più importante è che le uccisioni commesse con armi improvvisate, come bastoni o coltelli, sono state un’eccezione e che, generalmente, gli assassini disponevano di fucili e di pistole dell’esercito, moderne e molto efficienti. Occorre anche sottolineare che non si è trattato di esecuzioni [secondo le leggi militari] (54).
Le atrocità polacche non erano atti di vendetta personale, di gelosia professionale o di odio di classe; si trattava invece di un’operazione politica deliberata, di stragi organizzate, provocate da una psicosi di animosità politica. Questo desiderio di distruggere tutto quanto era tedesco, ispirato dall’odio, è stata provocata dalla propaganda della stampa, della radio, delle scuole e del governo polacco. L’assegno in bianco britannico ha incoraggiato la Polonia a commettere delle atrocità inumane contro la sua minoranza tedesca (55).
Il libro Polish Acts of Atrocity against the German Minority in Poland spiega perché il governo polacco incoraggiava simili atrocità:
La garanzia di assistenza accordata alla Polonia dal governo britannico è la causa che ha dato impulso alla politica di accerchiamento da parte della Gran Bretagna. Essa mirava a sfruttare il problema di Danzica e del Corridoio per scatenare una guerra desiderata e preparata da molto tempo dall’Inghilterra per annientare la Grande Germania. A Varsavia, la moderazione non era più considerata necessaria e si pensava che ci si potesse spingere molto in avanti. L'Inghilterra appoggiava questo gioco diabolico, avendo garantito "l'integrità" dello Stato polacco. L’assicurazione britannica di assistenza significava che la Polonia sarebbe stata la testa d’ariete dei nemici della Germania.
A quel punto, la Polonia non ha risparmiato alcuna forma di provocazione e, nel suo accecamento, ha cominciato a vagheggiare una «battaglia vittoriosa alle porte di Berlino». Senza gli incoraggiamenti della cricca dei guerrafondai britannici, che irrigidiva l’atteggiamento polacco nei confronti del Reich e le cui promesse facevano sentire Varsavia sicura, il governo polacco non avrebbe per nulla fatto degenerare le cose fino al punto che soldati e civili polacchi interpretassero gli slogan sulla estirpazione di qualsiasi influenza tedesca come un’incitazione all’omicidio e alla mutilazione bestiale di tanti esseri umani (56).
Note finali:
1. Taylor, A.J.P., The Origins of the Second World War, New York: Simon & Schuster, 1961, p. 207
2. DeConde, Alexander, A History of American Foreign Policy, New York: Charles Scribner’s Sons, 1971, p. 576
3. Hoggan, David L., The Forced War: When Peaceful Revision Failed, Costa Mesa, Cal.: Institute for Historical Review, 1989, pp. 25, 312
4. Taylor, A.J.P., The Origins of the Second World War, New York: Simon & Schuster, 1961, p. 209
5. Hoggan, David L., The Forced War: When Peaceful Revision Failed, Costa Mesa, Cal: Institute for Historical Review, 1989, p. 50
6. Id., pp. 49-60
7. Id., pp. 328-329
8. Id., pp. 145-146
9. Id., p. 21
10. Id., pp. 21, 256-257
11. Id., p. 323
12. Barnett, Correlli, The Collapse of British Power, New York: William Morrow, 1972, p. 560; vedi anche Taylor, A.J.P., The Origins of the Second World War, New York: Simon & Schuster, 1961, p. 211
13. Hoggan, David L., The Forced War: When Peaceful Revision Failed, Costa Mesa, Cal.: Institute for Historical Review, 1989, pp. 333, 340
14. Denman, Roy, Missed Chances: Britain and Europe in the Twentieth Century, London: Indigo, 1997, p. 121
15. Ferguson, Niall, The War of the World: Twentieth Century Conflict and the Descent of the West, New York: Penguin Press, 2006, p. 377
16. Hart, B. H. Liddell, History of the Second World War, New York: G. P. Putnam’s Sons, 1970, p. 11
17. Watt, Richard M., Bitter Glory: Poland and Its Fate 1918 to 1939, New York: Simon and Schuster, 1979, p. 379
18. Hoggan, David L., The Forced War: When Peaceful Revision Failed, Costa Mesa, Cal: Institute for Historical Review, 1989, p. 342
19. Id., p. 391
20. Id., pp. 260-262
21. Id., pp. 311-312
22. Id., pp. 355, 357
23. Id., pp. 381, 383
24. Id., pp. 384, 387
25. Id., p. 387
26. Id., pp. 388-389
27. Id.
28. Id., pp. 392-393
29. Id., pp. 405-406
30. Id., p. 412
31. Id., p. 413
32. Id., pp. 413-415
33. Id. p. 419. A fine pagina, l’autore nota che un articolo sulla stesso tema era apparso nel New York Times dell’8 Agosto 1939
34. Id., p. 419
35. Id., p. 414
36. Id., p. 417
37. Id., pp. 452-453
38. Id., p. 463
39. Id., p. 479
40. Id., p. 554
41. Day, Donald, Onward Christian Soldiers, Newport Beach, Cal.: The Noontide Press, 2002, p. 56
42. Hoggan, David L., The Forced War: When Peaceful Revision Failed, Costa Mesa, Cal.: Institute for Historical Review, 1989, pp. 500-501, 550
43. Id., p. 509
44. Id., pp. 470, 483, 538
45. Id., pp. 513-514
46. Id., pp. 441, 549
47. Id., pp. 537, 577
48. Id., pp. 578-579
49. Id., pp. 586, 593, 598
50. Hoggan, David L., The Forced War: When Peaceful Revision Failed, Costa Mesa, Cal.: Institute for Historical Review, 1989, p. 390
51. De Zayas, Alfred-Maurice, A Terrible Revenge: The Ethnic Cleansing of the East European Germans, 2° edizione, New York: Palgrave Macmillan, 2006, p. 27
52. Roland, Marc, “Poland’s Censored Holocaust,” The Barnes Review in Review: 2008-2010, pp. 132-133
53. Shadewalt, Hans, Polish Acts of Atrocity against the German Minority in Poland, Berlin and New York: German Library of Information, 2° edizione, 1940, p. 19
54. Id., pp. 257-258
55. Id., pp. 88-89
56. Id., pp. 75-76
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