La sinistra, Soros e l’ebreo-niversale
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Intervento, 2 gennaio 2020 - Se la sinistra vuole avere un qualche senso per i lavoratori e le classi lavoratrici, dovrebbe forse ripromettersi di sostenere i valori e le esigenze dei lavoratori, piuttosto che accettare lo sporco denaro di un magnate capitalista (nella foto, George Soros)
Gilad Atzmon, 1 gennaio 2020 (trad. ossin)
La sinistra, Soros e l’ebreo-niversale
Gilad Atzmon
Mentre la lobby ebraica e le sue squadre di poliziotti del politicamente corretto sono pronte a colpire chiunque osi menzionare l'etnia ebraica di Soros, Avraham Burg, eminente politico israeliano, ex presidente dell'Agenzia ebraica e presidente israeliano ad interim, elogia George Soros come l’icona "ebreo-niversalista" per eccellenza.
Nel suo recente intervento pubblicato da Haaretz, intitolato "Preparatevi al decennio ‘ebreo-niversalista’ di George Soros e dell’Open Society", il politico israeliano afferma che solo "alcune persone hanno il coraggio di resistere ai nuovi tiranni del decennio, che sono alla guida delle democrazie illiberali". Sembra che "una di queste persone coraggiose sia Soros". Secondo Burg, Soros "rappresenta un punto di vista ‘ebreo-niversale’, un simbolo ebraico alternativo a quello ebraico semplicistico adottato da Netanyahu, Trump e dai loro seguaci“.
Nel contesto della nozione di questo cosiddetto "ebreo-niversale", il 52% degli inglesi che vogliono separarsi dall'UE sono considerati una "minoranza suicida rumorosa". Sembra che il cosiddetto "ebreo-niversale" non sia molto tollerante nei confronti delle persone che votano Tory, Trump o Netanyahu. Questo "ebreo-niversale" sembra piuttosto ostile nei confronti di coloro che hanno valori conservatori o che hanno la sfortuna di essere avvolti da una pelle bianca. E, come abbiamo scoperto, l' ebreo-niversale non è molto tollerante nei confronti della letteratura e della libertà di parola. Abbiamo infatti visto organizzazioni finanziate da Soros lavorare instancabilmente per bruciare libri, eliminare testi e persino rimuovere manufatti storici che sono significativi per le persone con cui non sono d'accordo.
La nozione di Burg dell’ ebreo-niversale non ha alcun rapporto con le nozioni greche di "universale" o di "universalismo".
Per quanto Burg non approvi il volto barbaro di Israele e del sionismo, in qualche modo vede Soros come l'incarnazione dell'impegno ebraico nei confronti di Tikun Olam, “la riparazione del mondo”. “Mentre così tanti ebrei stanno facendo del loro meglio per diventare criminali ultra-nazionalisti e violenti, duri e insensibili, Soros rappresenta - forse inconsapevolmente - l'altro volto della civiltà ebraica, quello nascosto e incantato nel quale l'obbligo principale è l'impegno a riparare i torti del mondo, non solo per gli ebrei ma per tutti”. Io tendo piuttosto a pensare che il mondo sarebbe un posto molto più bello e più sicuro se gli ebrei decidessero di essere un po’ meno desiderosi di salvare gli altri, e si preoccupassero invece di aggiustare il loro Stato ebraico.
Nel suo articolo su Haaretz, Burg fa riferimento al mentore di Soros, Karl Popper, autore di “The Open Society and its Enemies”. Secondo Popper, nessuna persona o organizzazione ha il monopolio della verità, quindi maggiore è il numero di opinioni diverse tra le persone che vivono in pace e tolleranza l'una con l'altra, maggiori sono i benefici per tutti. Sfortunatamente, Soros e la sua Open Society non seguono il mantra filosofico di Popper. Il "niversalismo ebraico" di Soros è una costruzione divisiva. Suddivide la società in una moltitudine di segmenti identitari definiti dalla biologia (razza, genere, preferenza sessuale). Nel regno dell' Ebreo-niversale, le persone non si identificano come semplici esseri umani che cercano la loro comune esperienza umana. Al contrario, ogni identità impara a parlare nel dialetto del "in quanto…" ("in quanto donna ...", "in quanto ebreo ...", "in quanto nero ...", "in quanto gay", ecc.). Nella sfera "ebreo-universale" le persone adottano identità che le rendono diverse dal resto dell'umanità. Si celebrano esclusività e differenza, ma esse contraddicono la ricerca del valore ultimo della fratellanza umana. La "giurisdizione" ebreo-niversale riduce l'universo ad una semplice versione allargata delle "tribù di Israele": tribù identitarie che si impegnano in guerre settarie, razziali e di genere.
La "diversità" fasulla e la falsa "tolleranza" offerte dall’Ebreo-niversale sono, di fatto, autoritarie e intolleranti alle masse. Il cosiddetto Ebreo-niversale è un concetto eccezionalista progettato per "rendere diversi" coloro con cui non si va d'accordo.
Inavvertitamente Burg ci ha rivelato che la "guerra tra le società aperte e quelle chiuse, tra gli isolazionisti e i fautori dell'inclusione" è in realtà una battaglia ebraica interna tra i Netanyahu del mondo (Trump, Giuliani, Orban ecc.) e gli ebreo-niversalisti che chiama "ebrei Soros": quelli che Burg dice "combattono senza paura affinché il nuovo decennio sia il nostro".
"Nostro"?
Immagino che un gentile possa ben chiedere: chi è il "nostro"? e: io sono incluso? Coloro che hanno votato Trump, Johnson, Brexit, Orban o Bibi sono inclusi nell'utopia ebreo-universalista? Certamente no! Sono il gruppo dei “deplorevoli” come li ha definiti l'ebreo-niversalista Clinton, poco prima che i suoi sogni presidenziali svanissero nel nulla. Chi si fida di Soros e della nozione di "Ebreo-niversale" non dovrebbe sorprendersi dei successi travolgenti della destra. Nel sogno ebreo-niversale, il mondo è disgregato in un amalgama di identità cosmopolite che si combattono tra di loro, invece di combattere contro Wall Street e la City. Nella realtà ebreo-niversale, la sinistra è mantenuta da un "filantropo" capitalista.
Se la sinistra vuole avere un qualche senso per i lavoratori e le classi lavoratrici, dovrebbe forse ripromettersi di sostenere i valori e le esigenze dei lavoratori, piuttosto che accettare lo sporco denaro di un magnate capitalista. Se la sinistra vuole avere un senso, sarebbe meglio capire come ritrovare l'universale e l'universalismo. Chiudo questo commento notando che non v’è alcun indizio che la sinistra voglia ripristinare il suo ruolo politico o sociale. Essere pagati dall'istituto della società ebreo-niversale sembra essere il suo modo di essere preferito.
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Haaretz, 1° gennaio 2020 (trad. ossin)
Preparatevi al decennio ebreo-niversale di George Soros e di Open Society
Avraham Burg
Il decennio ormai trascorso è stato rivoluzionario: dissoluzione sociale, agitazioni, disparità crescenti dovunque. Il razzismo e la violenza sono diventati l'espressione di un fenomeno globale nel quale il modello di una società civile guidata da valori universali sta cedendo al tribalismo, con le sue fobie e i suoi pregiudizi.
Sul finire del decennio, Rudy Giuliani ha racchiuso questa nuova visione del mondo in una conversazione su George Soros. "Non mi accusate di antisemitismo se mi oppongo a lui", ha detto Giuliani, che è stato allevato come cattolico romano, al New York magazine. “Soros non è certo un ebreo. Io sono più ebreo di Soros ... Non appartiene a una sinagoga”. L'ex sindaco di New York ha anche accusato Soros di essere “un nemico di Israele” e lo ha definito un “orribile essere umano”.
In Israele, terra di ebrei alla Giuliani, il decennio si è concluso nello stesso spirito, con un sondaggio che mostra che solo il 37% dei giovani ebrei considera i diritti delle minoranze come un valore supremo. Sono percentuali inferiori a quelle che si registrano nel mondo arabo.
Secondo l'avvocato del presidente degli Stati Uniti, il posto degli ebrei è nella sinagoga, a sostegno di un Israele ultra-nazionalista, e basta. Non so che tipo di cattolico Giuliani sia, ma temo che non gli si possa attribuire il dogma tollerante e inclusivo abbracciato dall'attuale papa. A giudicare dalle sue dichiarazioni, Giuliani sembra essere un orribile essere umano.
Il decennio che è finito era iniziato in modo diverso. Barack Obama era presidente, il gabinetto di Benjamin Netanyahu includeva ministri e partiti più moderati di lui, e c'erano ancora dei contatti con i Palestinesi, e un congelamento della costruzione di colonie.
All'inizio del decennio, l'acclamato libro di Yuri Slezkine, "The Jewish Century", è stato tradotto in ebraico. La sua tesi principale è che l'era moderna è un'era ebraica, con una mobilità sociale resa possibile dall'educazione, dall'imprenditorialità, dal pragmatismo e dalla volontà di superare i modi di pensare tradizionali. Tutto ciò, secondo Slezkine, faceva parte della visione del mondo delle comunità ebraiche e il modernismo ha trasformato questi valori in valori "ebraici".
La tensione tra Slezkine e Giuliani, proprio come la tensione tra Donald Trump e Netanyahu da un lato e Soros dall'altro, caratterizza bene il decennio ormai finito. Il nuovo ordine mondiale populista è una reazione viscerale alla globalizzazione, alle guerre civili, al crollo degli Stati, alle ondate di rifugiati e alla violenza globale. A Washington e a Gerusalemme, ad Ankara e a Budapest, i sovrani sputano istigazione e odio, avendo abbandonato le lezioni del passato e la ricerca di una politica guidata dalla responsabilità, come quella che ha governato gli affari mondiali dal 1945.
I molti malvagi sostenitori di Trump con le loro concezioni di supremazia bianca e antisemitismo, e di Viktor Orban con la loro "Ungheria per gli ungheresi" e il vecchio ultra-nazionalismo, e di Netanyahu con il suo "Stato ebraico" e l’implicita discriminazione, tutti danno legittimità a ciò che è brutto e sbagliato. Solo poche persone hanno il coraggio di resistere ai nuovi tiranni del decennio a capo delle democrazie illiberali.
Una di queste persone coraggiose è Soros, che ha capito presto che la lotta per il potere e l'influenza viene condotta non solo tra gli Stati, ma tra nuovi tipi di governi irresponsabili e società civili aperte e attiviste. Ovunque un governo conservatore di destra ha rinunciato al suo naturale obbligo di difendere la libertà e i diritti dell'individuo, si intuisce una qualche presenza di Soros. È un filantropo che prende una posizione politica risoluta, aiutando le organizzazioni locali che non temono di combattere i nemici, interni o esterni, della società aperta. E’ una lotta lunga e difficile.
Soros non è un parlamentare. Rappresenta un punto di vista "ebreo-niversale", un simbolo ebraico alternativo a quello ebraico semplicistico abbracciato da Netanyahu, Trump e dai loro sostenitori. Giuliani - e apparentemente molti dei suoi sostenitori ebrei conservatori - non sanno che esiste un altro tipo di giudaismo mondiale.
Mentre così tanti ebrei stanno facendo del loro meglio per diventare criminali ultra-nazionalisti e violenti, duri e insensibili, Soros rappresenta - forse inconsapevolmente - l'altro volto della civiltà ebraica, quello nascosto e incantato nel quale l'obbligo principale è l'impegno a riparare i torti del mondo, non solo per gli ebrei ma per tutti. Le persone come lui stanno implementando ciò che Karl Popper ha detto: nessuna persona o organizzazione ha il monopolio della verità, quindi maggiore è il numero di opinioni diverse tra le persone che vivono in pace e tolleranza l'una con l'altra, maggiori sono i benefici per tutti.
Questa è la guerra, a tutti gli effetti, tra le società aperte e quelle chiuse, tra gli isolazionisti e i fautori dell'inclusione. I nemici della libertà accuseranno sempre i suoi difensori di essere sovversivi. Quelli che la amano, d'altra parte, sono gli "ebrei Soros" che combattono senza paura perché il nuovo decennio sia il nostro, un decennio "ebreo-niversale" di Soros e della società aperta.
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