Julian Assange, Prometeo incatenato
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Intervento, 9 settembre 2020 - Non viene punito per aver rubato il fuoco, ma per aver esposto il potere alla luce della verità e per avere provocato il dio dell'Eccezionalismo (nella foto, la polizia espelle Julian Assange dall'ambasciata ecuadoriana a Londra, 11 aprile 2019)
Consortium News, 8 settembre 2020 (trad.ossin)
Julian Assange, Prometeo incatenato
Pepe Escobar
Non viene punito per aver rubato il fuoco, ma per aver esposto il potere alla luce della verità e per avere provocato il dio dell'Eccezionalismo
E’ la storia antica di una tragedia greca, rivissuta in AngloAmerica.
Tra un silenzio fragoroso e un'indifferenza quasi universale, incatenato, immobile, invisibile, un misero Prometeo è stato tradotto dalla galera ad un processo farsa in un tribunale finto-gotico costruito sul sito di una prigione medievale.
Kratos, impersonando la Forza, e Bia, impersonando la Violenza, avevano debitamente incatenato Prometeo, non su una montagna del Caucaso, ma all’isolamento di una prigione di massima sicurezza, sottoposto a implacabili torture psicologiche. Lungo le torri di guardia occidentali, nessun Efesto si offrì volontario per forgiare nella sua fucina un certo grado di riluttanza o addirittura un briciolo di pietà.
Prometeo viene punito non per aver rubato il fuoco, ma per aver esposto il potere alla luce della verità, provocando così l'ira illimitata di Zeus l'eccezionale, che riesce a inscenare i suoi crimini solo sotto molteplici veli di segretezza.
Prometeo ha perforato il mito della segretezza, che avvolge la capacità di Zeus di controllare la razza umana. E questo è anatema.
Per anni, corrotti scribacchini hanno lavorato incessantemente per dipingere Prometeo come un umile imbroglione e un falsario insignificante.
Abbandonato, insultato, demonizzato, Prometeo fu sostenuto solo da un piccolo coro di Oceanidi: Craig Murray, John Pilger, Daniel Ellsberg, guerrieri Vichinghi, giornalisti di Consortium. A Prometeo furono negati anche gli strumenti di base per organizzare una difesa che potesse almeno innervosire la dissonante narrativa cognitiva di Zeus.
Oceanus, il Titano padre degli Oceanidi, non poteva esortare Prometeo a placare Zeus.
Fugacemente, Prometeo avrebbe potuto rivelare al coro che svelare ciò che è segreto non era ciò che meglio si adattava al contenuto del suo cuore. La sua situazione potrebbe anche, a lungo termine, ravvivare l'attaccamento popolare alle arti civilizzatrici.
Un giorno Prometeo ricevette la visita di Io, una fanciulla umana. Potrebbe aver previsto che non si sarebbe impegnata in viaggi sena futuro e che gli avrebbe dato due figli. E potrebbe aver previsto che uno dei loro discendenti - un anonimo epigone di Eracle - molte generazioni dopo, lo avrebbe liberato, figurativamente, dal suo tormento.
Zeus e i suoi servi della Pubblica Accusa non hanno molte cose da addebitare a Prometeo, a parte il possesso e la diffusione di informazioni riservate eccezionali.
Tuttavia, alla fin fine è ad Hermes - il messaggero degli dei e, significativamente, il canale di diffusione delle notizie – che Zeus ha attribuito rabbiosamente l’incarico di chiedere che Prometeo ammetta di essere colpevole di aver tentato di rovesciare l'ordine basato sulle regole stabilite dal Supremo Eccezionale.
Questo è ciò che viene ritualizzato nell'attuale processo farsa, che non ha mai avuto niente a che fare con la Giustizia.
Prometeo non sarà domato. Nella sua mente, gli soccorrerà l'Ulisse di Tennyson: "Lottare, cercare, trovare e non cedere".
Quindi Zeus potrebbe alla fine colpirlo col fulmine dell'Eccezionalismo e Prometeo sarà scagliato nell'abisso.
Il furto del segreto del potere da parte di Prometeo, però, è irreversibile. Il suo destino determinerà sicuramente l'entrata tardiva di Pandora e del suo vaso dei mali, dalle conseguenze imprevedibili.
Qualunque sarà il verdetto che raggiungerà questa corte del XVII secolo, è molto improbabile che Prometeo passerà alla Storia come un semplice colpevole di umana follia.
Perché ora il nocciolo della questione è che la maschera di Zeus è caduta.
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