Tertulliano era un teorico del complotto
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Cassandralegacy.blogspot.fr, 26 ottobre 2015 (trad. ossin)
La propaganda e l’irrazionalità al tempo dell’impero romano in declino. E oggi cosa c’è di nuovo?
Tertulliano era un teorico del complotto
Hugo Bardi
I Romani ben conoscevano l’oscura arte che oggi chiamiamo propaganda. Per esempio, l’immagine di lato, di un frammento della colonna di Traiano a Roma, mostra delle donne dacie che torturano prigionieri romani nudi. Era un modo di demonizzare il nemico durante la campagna di Dacia, agli inizi del II° secolo dopo Cristo. Tuttavia, col lento declino dell’Impero, la sua propaganda è andata diventando sempre più forte e irrealistica. Qualche pensatore cristiano come Tertulliano ha reagito all’assurdità della propaganda ufficiale, opponendo ad essa delle idee considerate all’epoca ancora più assurde
Quintus Septimius Tertullianus (italianizzato in Tertulliano, 150-230 dopo Cristo) è stato uno dei padri fondatori del cristianesimo. Tra le sue molte opere, si ricorda spesso una frase che dice “Credo quia absurdum” (Credo, perché è assurdo). Questa specifica frase non è mai stata scritta da Tertulliano, ma essa descrive bene l’essenza del suo modo di pensare. Egli, e gli altri cristiani di quest’epoca, hanno proposto qualcosa di realmente assurdo: che una vergine avesse partorito il figlio di dio, che dio fosse nello stesso tempo uno e trino, che il figlio di un falegname ebreo, giustiziato come un criminale comune, fosse di fatto uno dei tre!
Quasi duemila anni dopo la divulgazione di questi concetti, essi ci sono divenuti familiari e non ci appaiono più assurdi. Ma pensate al modo in cui sono stati percepiti all’epoca romana: era l’essenza stessa dell’assurdità. E tuttavia vi è una logica, perfino nell’assurdità, e, assumendo siffatti concetti, Tertulliano reagiva ad una assurdità ancora più grande: l’esistenza stessa dell’Impero romano.
La verità ufficiale della propaganda romana era che la prosperità dell’Impero veniva dal favore degli dei, che ricompensavano i Romani per le loro virtù morali, il loro coraggio e i loro rituali appropriati. Ma tutto ciò si è andato sempre più rivelando come contrario alla realtà; all’epoca di Tertulliano, l’Impero romano non era già più la gloriosa macchina da guerra che era stata nel passato. Era solo uno zombie; una creatura mostruosa che inciampava in avanti tentando disperatamente di non andare in pezzi, di fronte ai Barbari che premevano alle frontiere e alle ribellioni interne. La verità ufficiale sul favore degli dei era diventata una barzelletta; una barzelletta stupida e crudele che nessuno trovava più divertente da tanto tempo.
Tertulliano è morto prima dell’inizio della terza crisi del secolo che ha visto l’impero quasi disintegrarsi a seguito di una serie di disfatte militari, di guerre civili, di crisi economiche e svalutazioni monetarie. Ma, sicuramente, i sintomi erano tutti visibili già da prima, e a Tertulliano non poteva sfuggire che vi era qualcosa di marcio nell’Impero romano della sua epoca. Infatti egli è stato forse il primo scrittore della storia a individuare ciò che oggi chiamiamo “sovrappopolazione”, quando scrisse nella sua Apologia che:
“… il nostro numero è un fardello per il mondo, che non può fornirci molte risorse a partire dagli elementi naturali; i nostri bisogni crescono sempre di più, e i nostri lamenti sono sempre più amari in tutte le bocche, mentre la natura non riesce a fornirci il nutrimento necessario. Dobbiamo considerare ogni catastrofe, peste, carestia, guerra, terremoto, come un rimedio per le nazioni, come uno strumento per operare un taglio nella lussuria della razza umana”.
Non fu solo Tertulliano a percepire il problema e, di conseguenza, l’Impero venne travolto da una ondata di nuove credenze religiose, ognuna di esse costituendo una reazione alla religione pagana ufficiale. Il cristianesimo veniva considerata una setta particolarmente virulenta, ed è stata oggetto di una forte repressione da parte delle autorità. Se Tertulliano fosse vissuto oggi, sarebbe stato definito un terrorista. Ma egli, come molti altri, ha solo reagito all’intensificarsi della propaganda ufficiale stridula e bugiarda del suo tempo.
Veniamo adesso ai nostri giorni. Che cos’è che la nostra propaganda ufficiale ci dice a proposito della nostra prosperità? Essa non viene più attribuita al favore degli dei pagani, ma ad una divinità che noi chiamiamo “scienza”, spesso accompagnata da attributi chiamati “progresso” e “innovazione”. I nostri eserciti imperiali non rendono più grazie agli dei pagani per le vittorie ottenute, ma le attribuiscono a spiriti semi divini che chiamiamo “armi intelligenti”, che ci vengono accordati dalla divinità principale, la “scienza”. E la nostra prosperità è attribuita alla capacità della scienza di fornirci strumenti di migliore qualità, più efficaci. E’ il progresso scientifico che ci consente di ottenere l’eterna felicità della crescita economica.
Ma tutto ciò mostra evidenti segni di logoramento, è il meno che si possa dire. La prosperità dell’impero, che chiamiamo “mondializzazione” sta per dissolversi rapidamente e le oscure minacce dei cambiamenti climatici e dell’esaurimento delle risorse incombono su di noi. Adesso ci dicono che ci siamo completamente ingannati e ciò ci viene detto da quelle stesse persone, gli scienziati, che ci hanno portato fino a questo punto. Ci dicono che i nostri telefoni intelligenti, le nostre auto scintillanti, i nostri droni straordinari non potranno salvarci; che la crescita economica non potrà durare in eterno, che gli anni della prosperità si avviano alla fine. Come è possibile? Quale tipo di crudele scherzo ci stanno giocando?
Il risultato è una reazione rabbiosa che assume diverse forme, ma che prende principalmente di mira la “scienza”, o quello che viene talvolta chiamata “scienza ufficiale”. La “scienza”, sembrano concludere alcuni, ci ha evidentemente tradito e gli scienziati sono evidentemente dei traditori. Non è possibile che il petrolio si stia esaurendo; esso deve essere davvero abbondante, ricreato in permanenza nelle viscere della terra attraverso misteriosi processi abiotici. Ed è impossibile che la nostra distruzione possa essere prodotta dal fatto di bruciare dei combustibili fossili. No, la scienza del clima non è altro se non una mistificazione messa su contro di noi, da scienziati diabolici che chiedono grosse sovvenzioni di ricerca per se stessi. E come è possibile che le stesse persone che riescono a costruire gli smartphone non siano in grado di far funzionare un reattore a fusione termonucleare? No, è impossibile: ci nascondono che la fusione nucleare può essere facilmente ottenuta in un apparecchio da tavolo che soffia e ansima come una pentola.
Molta gente comincia a vedere la scienza, non solo come una burla, ma come qualcosa di veramente diabolico, come quando gli antichi cristiani avevano trasformato gli dei pagani in demoni e in spiriti maligni. Ed ecco diffondersi le teorie del complotto: dall’idea che il vapore acqueo emesso dal reattore degli aerei sia in realtà un cocktail mortale di veleni destinati ad ucciderci, al tentativo di dimostrare che nessun astronauta umano abbia mai camminato sulla Luna. E’ il luogo del nuovo irrazionalismo, un movimento di pensiero sempre ufficialmente ignorato, ma che cresce.
Può essere che, se Tertulliano fosse vissuto nella nostra epoca, anch’egli avrebbe sostenuto che l’atterraggio lunare sia stato un montaggio e noi lo chiameremmo un teorico del complotto. Ma le sue idee si sono diffuse tra le macerie di un impero morente. Un secolo circa dopo Tertulliano, l’imperatore Costantino ordinò di dipingere il simbolo cristiano, la croce, sui vessilli del suo esercito che si preparava alla battaglia. Egli sperava che il nuovo dio cristiano potesse giocare il ruolo degli antichi dei pagani; un nuovo demone che gli accordasse la vittoria. Costantino vinse la battaglia, ma ciò non ha mutato il destino dell’Impero. Quando Roma è caduta nelle mani dei Visigoti, nel 410 d.c., si è lasciato ad un altro pensatore cristiano, Agostino d'Ippona (Sant’Agostino) di spiegare nel suo “De Civitate Dei” che l’obiettivo del cristianesimo non era mai stato quello di salvare un Impero decotto.
In fin dei conti, gli imperi sono solo una costruzione dello spirito umano; strutture che vivono abbastanza a lungo perché qualcuno venga incoraggiato a considerali eterni: Roma era soprannominata “la città eterna” e il nostro impero sembra fondarsi sull’idea che la crescita economica possa durare in terno. Ma gli imperi vanno e vengono secondo cicli, sono effimeri come la rosa del mattino; solo durano un po’ di più. Dunque anche noi seguiremo la sorte dell’impero romano nel suo declino. E potrà ben accadere che, fino all’ultimo minuto, manterremo la speranza che un qualche miracolo scientifico possa salvarci. Sarà poi compito di qualcuno, in futuro, di spiegare che l’obiettivo della scienza non è mai stato quello di salvare un impero decotto.